Le nuove aziende del settore digitale vivono un momento di crescita impetuosa anche nel nostro paese, nonostante le difficoltà burocratiche che affliggono il sistema. E i media internazionali iniziano a interessarsi alle piccole realtà italiane

Energia, creatività, entusiasmo e una buona dose di coraggio. Nel bel mezzo di una crisi economica che non vuole finire, sono queste alcune delle qualità fondamentali che uno startupper di successo deve possedere. E che però funzionano meglio se intorno ad esso si dispiega un ecosistema favorevole, dove idee innovative trovano terreno fertile per attecchire e crescere ben oltre i confini dell'Italia, sul mercato globale.

Di questo e di altro si è parlato a Techcrunch Italy, evento nato in America sotto l'egida dell'omonimo e visitatissimo blog dedicato alle nuove tecnologie, che è sbarcato in Italia per riunire il meglio dell'imprenditoria digitale italiana e mondiale. Ma anche e sopratutto «per dare ad essa visibilità in patria e all'estero, oltre che per fornire a questa nuova generazione di giovani imprenditori una visione d'insieme del settore» come spiega Luca Ascani, co-founder di Populis e tra gli organizzatori della manifestazione. «La risposta è stata incredibile - racconta Ascani - e i numeri parlano da soli: oltre mille partecipanti, 47 startup italiane selezionate da "Mind The Bridge", 53 speaker, 80 giornalisti e 8 televisioni per un evento il cui obiettivo è creare connessioni con il resto del mondo, suggeriscono con forza che anche qui da noi stia finalmente nascendo un ecosistema».

Ora la priorità è sostenere quell'ecosistema e agevolarne l'integrazione con il mercato globale: secondo Nicola Mattina, director del Founder Institute, «le startup italiane hanno bisogno di collegamenti con l'estero perché il sistema italiano è ancora troppo piccolo e rischia di soffocare i talenti». Traducendo, abbiamo giocatori di serie A ma li teniamo a giocare in prima categoria. E non è una mera questione di soldi: «Più che il denaro», spiega ancora Mattina, «la vera ricchezza sono le relazioni con chi ha idee, mezzi e competenze». Un capitale di grande valore ancora sottostimato in Italia.

Molte le voci interessanti che si sono avvicendate sul palco del Globe Theatre di Roma. Tra di loro Riccardo Zacconi, founder e Ceo di King.com, che forse meglio di altri ha saputo descrivere i punti cardine su cui costruire una startup di successo: «In primo luogo, bisogna saper pensare e progettare un'impresa che si muova nel mercato globale, che non resti solo local. Altrettanto importante è poi concepire un piano di crescita a lungo termine, che sappia resistere a cambiamenti repentini tipici di questo settore». Quale che sia l'idea o il progetto su cui si intende investire tempo e denaro, a fare la differenza sono soprattutto le persone: «bisogna puntare sui talenti, saperli valorizzare, e metterle in condizioni di collaborare in maniera trasparente e aperta sia nell'azienda sia con l'esterno».

Ultimo ma non meno importante, «è necessario avere sempre la forza e il coraggio di ripartire da zero e trasformare radicalmente l'impresa se il mercato lo richiede. Insomma, essere flessibili». Belle e utili parole, ma viene da chiedersi se i nostri giovani imprenditori siano abbastanza "hungry & foolish" come suggeriva Steve Jobs. «lo sono - risponde Zacconi - ma pensano troppo Local. Per questo devono partire, andare all'estero, imparare e poi tornare qui per condividere le loro esperienze».

Ovviamente i problemi non mancano e non serve nascondersi dietro un dito: come fa notare Stefano Passatordi, Ceo di NextMags, «in Italia per aprire una Srl con socio unico servono 10mila euro più almeno 2mila di notaio. E finché sussistono queste condizioni, stiamo parlando di nulla». Meno pessimista ma altrettanto netto è Antonio Tomarchio, founder di Beintoo, che ricorda invece come «in Italia serve riformare il diritto fallimentare. Come fa infatti un Venture Capital straniero a investire in Italia - si chiede Tomarchio - se sa bene che per ogni dieci startup finanziate mediamente otto falliscono e che qui dovrebbe affrontare anni di inutili e costose cause legali?»

Non resta quindi che aspettare e vedere se il governo darà seguito alle molte promesse fatte finora, parte delle quali dovrebbero concretizzarsi presto con il decreto Digitalia. Un buon segnale viene dal fatto che sia il Ministro Passera sia il viceministro Michel Martone sono saliti sul palco per assicurare come il Governo abbia a cuore la nuova generazione di imprenditori italiani. «Stiamo lavorando alla semplificazione, alla liberalizzazione e a creare un ambiente che dia reali opportunità ai nostri giovani», spiega Martone. «Prima abbiamo dovuto lavorare alla creazione delle condizioni giuste, e ora il ministro Passera si è potuto dedicare con attenzione al tema delle startup che presto arriverà a una soluzione. Ci sono giovani capaci che scommettono sulle nuove tecnologie per fare impresa e noi stiamo facendo un decreto per metterli in condizione di farlo». Come, e con quale efficacia, lo scopriremo presto.