Dopo le dimissioni, lunedì scorso, del presidente Gianni Zonin, nel board della Popolare di Vicenza resta in carica un solo amministratore coinvolto nell'inchiesta della magistratura sulla passata gestione della banca. È Giuseppe Zigliotto, imprenditore, capo della locale associazione industriali, il quale per il momento non ha nessuna intenzione di abbandonare la poltrona, come invece ha fatto di recente, oltre a Zonin, anche Giovanna Dossena, terzo consigliere indagato.
Giusto qualche mese fa, però, l'imprenditore vicentino ha peferito fare marcia indietro prendendo le distanze dalla banca che amministra. A febbraio infatti, una società di famiglia di Zigliotto ha venduto azioni della Popolare di Vicenza per un valore di 5,5 miioni. Una mossa azzeccata, almeno a giudicarla con il senno di poi. Infatti di lì a poche settimane, il consiglio della Popolare ha proposto all'assemblea, che ha accettato, il taglio di oltre il 20 per vento della quotazione dei titoli.
«Io avevo chiesto di vendere più di un anno prima», dice Zigliotto a l'Espresso, «ma l'operazione è andata in porto solo a febbraio per le difficoltà tecniche della banca a trovare dei compratori per quel pacchetto». Le azioni della Popolare infatti non sono quotate in Borsa, ma è la stessa banca a gestire un mercato informale per gli oltre 100 mila soci. Resta il fatto che migliaia di piccoli azionisti non sono riusciti a liquidare il loro investimento, nonostante da mesi lo avessero richiesto agli sportelli dell'istituto. Zigliotto invece, che resta comunque azionista della Popolare, ha potuto vendere le sue azioni, evitando così di perdere il 20 per cento dei 5,5 milioni investiti, cioè oltre un milione.