
Misurata in base all’indice di parità di potere d'acquisto, l'economia mondiale è cresciuta ogni anno dal 1946 a oggi, perfino (anche se di pochissimo) nel 2009, dopo la grande crisi finanziaria globale. Il periodo che va dal 1900 al 1946 è stato più instabile rispetto all'epoca successiva del capitalismo mantenuto sotto controllo. Ciò nonostante, anche allora l’economia mondiale è sempre cresciuta tranne che in nove anni. (Vedi grafico)
Crescita del Pil mondiale
Variazione % del Pil reale a parità di potere d’acquisto (anno di riferimento 1990)

(Legenda):
1 Prima guerra mondiale e periodo di disarmo postbellico
2 Grande Depressione
3 Seconda guerra mondiale e periodo di disarmo postbellico
4 Primo shock petrolifero
5 Invasione dell’Iran da parte di Saddam Hussein, secondo shock petrolifero e misure deflazionistiche adottate da Paul Volcker
6 Prima Guerra del Golfo
7 Crisi finanziaria asiatica
8 Crisi finanziaria globale
L’economia basata sull'innovazione che è emersa alla fine del XVIII e nel XIX secolo e si è diffusa in tutto il mondo nel XX e nel XXI secolo continua a crescere. Questo è il dato più importante. E anche se non cresce in modo uniforme in tutto il mondo e non distribuisce i suoi benefici fra le persone in parti uguali, continua tuttavia ad espandersi. È cresciuta l'anno scorso. Ed è ipotizzabile che, con molta probabilità, crescerà ancora quest'anno.
Naturalmente, non sarà così per sempre. Ma questa crescita s’interromperà solo quando la teoria economica di Thomas Malthus prevarrà su quella di Joseph Schumpeter, ovvero quando la limitatezza delle risorse controbilancerà l’innovazione. Di certo, però, non siamo ancora arrivati a questo punto.
Dal 1900 in poi, il Pil mondiale è cresciuto a un ritmo di poco più del 3 per cento all’anno. E tale è la forza dell'interesse composto che in questo arco di tempo esso è aumentato di oltre trenta volte. È cresciuto a un ritmo relativamente lento nella prima parte del XX secolo e in modo relativamente rapido tra il 1947 e l'inizio degli anni ‘70. E’ interessante osservare, però, che è aumentato un po’ più in fretta durante la fase dell’economia keynesiana postbellica rispetto a quella neoconservatrice inaugurata da Margaret Thatcher e Ronald Reagan negli anni ’80.
Ma esaminiamo ora la questione sotto l’aspetto della volatilità. Le forti oscillazioni registrate fra il 1914 e il 1919 erano dovute alla prima guerra mondiale, quelle degli anni ‘30 alla Grande Depressione e quelle degli anni ‘40 alla seconda guerra mondiale. L'instabilità degli anni ‘70 e dei primi anni ‘80 era dovuta agli shock petroliferi, provocati (o ingigantiti) dalla guerra (quella dello Yom Kippur del 1973 e quella successiva provocata dall'invasione dell'Iran da parte dell'Iraq nel 1980). La pressione inflazionistica generata dalla guerra del Vietnam inaugurò a sua volta una nuova fase di instabilità, sfociata, alla fine, nelle politiche deflazionistiche della Federal Reserve sotto la guida di Paul Volcker.
Il rallentamento del 1990 e del 1991 fu di nuovo una conseguenza delle misure deflazionistiche e della prima Guerra del Golfo, seguita all’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein. Quello del 1998 fu innescato dalla crisi finanziaria asiatica, quello del 2001 dallo scoppio di una bolla colossale dei mercati azionari e quello del 2009 dalla crisi finanziaria in Occidente.
Questa sommaria ricostruzione del passato ci mostra quali sono i tipi di eventi di cui ci dovremmo preoccupare, che sembrano essenzialmente tre: guerre, shock inflazionistici (legati alle guerre o a impennate dei prezzi delle materie prime) e crisi finanziarie. Sono fenomeni che possono essere collegati: le guerre innescano un aumento dei prezzi se vengono finanziate con metodi inflazionistici.
Alla luce di tutto questo, esaminiamo ora i rischi che oggi corriamo. Alcuni analisti sono convinti da molto tempo che un'inflazione alta possa derivare dall'espansione dei bilanci delle Banche centrali. Si sbagliano: le Banche centrali sono in grado di controllare gli effetti delle loro politiche sull'espansione del credito e della massa monetaria.
Un secondo insieme di rischi, anch’essi incessantemente paventati, è quello derivante dalle crisi finanziarie. I pericoli maggiori sembrano quelli provenienti dalle economie dei paesi emergenti. Ma su scala globale sono rischi probabilmente contenibili o mantenibili sotto controllo. Nella peggiore delle ipotesi, saranno verosimilmente più simili a quelli del 1998 che a quelli del 2009.
Il terzo gruppo di rischi è quello generato da turbolenze e conflitti geopolitici. Le preoccupazioni che possiamo elencare sono inquietanti: il massiccio sovraccarico della capacità di agire dell'Unione Europea; la possibilità che il Regno Unito abbandoni l'Unione; lo svuotamento dell'alleanza occidentale; l'aumento delle tendenze populiste nei paesi ad alto reddito, evidente nel successo di Marine Le Pen in Francia e di Donald Trump negli Stati Uniti; l'incertezza sul futuro economico e perfino politico della Cina; la diffusione del jihadismo su scala mondiale e in particolare dell'Isis, l'”organizzazione terroristica più potente del pianeta”; il revanscismo russo; le dispute fra le grandi potenze, in particolare fra Russia e Stati Uniti e Cina e Stati Uniti; le tensioni in Medio Oriente, in particolare fra Iran e Arabia Saudita; le incapacità degli Stati; le grandi ondate di profughi; l’abdicazione degli Stati Uniti al loro ruolo egemonico.
Oltre a tutto questo, assistiamo a un declino della legittimazione e dell’efficacia delle democrazie di molti paesi ricchi, alla fragile presunzione di molte altre potenze e al caos prevalente in larghe parti del mondo. Ma tutto si riduce, al tempo stesso, alla necessità di un’efficace guida planetaria in un mondo integrato e interdipendente.
I motivi di preoccupazione non mancano di certo. Ma dal punto di vista dell'economia, quello che conta non è tanto se il mondo verrà governato e amministrato bene (non lo sarà), quanto piuttosto se si riuscirà a evitare un disastro.
E quale potrebbe essere questa catastrofe? Per esempio, una guerra fra grandi potenze. O l'elezione di un ignorante guerrafondaio alla Casa Bianca. Una guerra fra l'Iran e l'Arabia Saudita sarebbe un disastro. Un altro potrebbe essere il rovesciamento del regime saudita seguito dall’ascesa al potere dell’Isis. Un altro ancora, una guerra nucleare fra India e Pakistan. E infine il crollo dell'Unione Europea.
Le probabilità che almeno uno di questi eventi si verifichi sono maggiori di quelle che si verifichino tutti insieme. Ciò nondimeno, le probabilità che nessuno di essi si verifichi sono di certo ancora più alte. Ricordate: c'è una grande di rovina nell'economia mondiale.?

(Traduzione di Mario Baccianini)
Copyright The Financial Times 2016