dal blog PersonalMedia
L'Apple è in arrivo. Elegante, sensuale, uno straordinario oggetto del desiderio: così lo descrive una instancabile campagna di marketing che ci bombarda da mesi. Arriva con 2.300 applicazioni già pronte per essere scaricate secondo lo schema già sperimentato con successo sull'iPhone. L'ennesimo esperimento antropologico di Steve Jobs che cerca di cambiare le nostre abitudini di consumatori. Intanto un risultato lo ha già ottenuto dando uno scossone al mercato degli e-book, sia negli Stati Uniti sia in Italia.
Negli Stati Uniti la quota di mercato dei libri elettronici, che era appena 0,5 % nel 2006, è triplicata in tre anni e nel 2009 valeva 1,6 %, le previsioni (di PriceCooperHouseCoopers) dicono che saranno il 5,8 per cento del totale nel giro di tre anni. L'interrogativo che tutti si pongono è il seguente: riuscirà l'iPad a replicare sul mercato dei libri il successo che l'iPod ha avuto su quello musicale?
I primi segnali non sembrano del tutto positivi. Negli Usa l'arrivo dell'iPad ha obbligato Amazon (che ha il 90 per cento del mercato) ad aumentare i prezzi. Fino a ieri vendeva a 9,9 dollari gran parte dei 450 mila libri in formato elettronico che ha nel suo catalogo online, una strategia aggressiva (molti volumi erano venduti in perdita) per far crescere la sua quota di mercato (che infatti oggi tocca il 90 per cento). L'arrivo dell'Apple-iPad ha rimesso tutto in discussione, perché Apple chiede agli editori il 30 per cento degli incassi, e questo vuol dire far crescere i prezzi stracciati garantiti fino a oggi da Amazon: da 9,9 fino a 12,9-14,9 dollari. Ma se i libri costeranno di più potrebbe venir meno uno degli incentivi al loro acquisto in formato elettronico.
Se ne rendono conto gli editori italiani che finalmente stanno mettendo a punto i contratti per far decollare questo mercato anche a casa nostra e si trovano di fronte a situazioni impreviste. Una quota del prezzo di copertina (30 per cento) dovrebbe andare ai negozi (l'Apple Bookstore, e non solo). Un'altra quota è destinata ai distributori che cominciano ad affacciarsi su questo mondo. Perché non è sempre vero che Internet è il mondo della disintermediazione. Talvolta sulla rete si replicano i meccanismi del mondo reale. In questo caso, siccome sta nascendo una rete di negozi elettronici di libri, gli editori (specie quelli piccoli) hanno bisogno di intermediari che distribuiscano il prodotto, controllino le copie vendute, certifichino il software e così via.
E gli autori? All'inizio si erano illusi. Molte case editrici avevano promesso di portare al 25 per cento la percentuale dei diritti a loro garantiti (che per i libri cartacei oscilla tra l'8 e il 15 per cento). Sembrava un affare. Poi gli autori hanno capito che quel 25 per cento non era sul prezzo di copertina, ma sull'incasso netto degli editori. Quindi depurato dal 30 per cento concesso a chi vende e dal 15-20 per cento a chi intermedia. Alla fine gli autori guadagnerebbero meno di prima e infatti gli agenti letterari stanno puntando i piedi. I giochi non sono ancora fatti, e le trattative continuano. Ma resta un problema di fondo. Se il prezzo di copertina non scenderà drasticamente a causa della moltiplicazione dei costi, perché mai dovremmo comprare i libri in formato elettronico?