Fango, poteri occulti, opportunismo mediatico che divora la politica. Cita Pasolini, Gramsci, Brecht.
È stato il giorno del presidente, Rosario Crocetta. Non si dimette l'ex sindaco antimafia di Gela. Ha preso la parola nell'aula dell'Assemblea regionale siciliana per difendersi e controattaccare a quello che lui definisce un «falso scoop che ha realizzato un delitto imperfetto». E invita i deputati a chiedere i danni per il massacro mediatico subito dalla Sicilia. «Un'azione risarcitoria miliardaria da parte della regione siciliana per il danno provocato dlla vicenda. Va fatto per far smettere ai tanti nemici della Sicilia di infangare questa terra. Non è il momento di fugigre né di resistere. Ma è il momento della ribellione», ha urlato nell'aula del palazzo dei Normanni.
Il governatore sulle dimissioni è stato chiaro: «Prendiamoci un mese, dopo aver discusso alcune riforme necessarie, e poi voi, solo voi, senza diktat da Roma, esterni o paralleli, potrete decidere se questa legislatura dovrà finire. Non accetterò questo gioco infame. Perché se oggi siamo di fronte a un delitto imperfetto, domani, il prossimo tentativo, sarà perfetto. Quanto accaduto lo ritengo fango basato sul nulla, per motivazioni oscure che prima o poi dovranno venire fuori».
Poi Crocetta ha aggiunto: «Oggi non ribatterò ai vostri interventi, perché non lo considero un dibattito politico, è avvelenato da altri elementi che non hanno a che far con la politica».
È l'estremo tentativo di difendersi dalla telefonata pubblicata da “l'Espresso” e dalle accuse di aver taciuto di fronte alla gestione della sanità siciliana, che, come ha scoperchiato l'inchiesta della procura di Palermo, era finita in mano ad alcuni professionisti del settore, in primis Matteo Tutino, il primario della clinica Santa Sofia e medico personale di Crocetta.
Su questo il presidente Crocetta contesta la pubblicazione di falsità. Ed elenca una serie di provvedimenti che la sua Giunta ha preso citando anche l'ex assessore Lucia Borsellino.
«I manager della sanità sono stati selezionati da un commissione fatta da magistrati ed esperti. Hanno slezionato una lista ristretta di persone. Le nomine definitive sono state il frutto di criteri molto rigidi. Abbiamo solo seguito le legge. E potevamo nominare, perché la norma lo consente, su base fiduciaria. Ma non l'abbiamo fatto. Lo dimostra il fatto che ci sono stati amici miei esclusi. Con Lucia Borsellino abbiamo convocato tutti i manager per spiegare loro che avrebbero contato soltanto i curriculum. Né io né la Borsellino abbiamo nominato su sollecitazioni. E anzi, abbiamo trovato inopportuna qualche nomina. Ma vedete, per esempio nel caso di Sampieri (il manager finito nell'inchiesta su Tutino) dopo il giorno dell'avviso di garanzia gli fu chiesto di farsi da parte. Nonostante fosse stato il primo nella valutazione».
E sul medico personale ha chiarito: «Tutino lo frequentavo ogni quindici giorni nel suo studio medico con la mia scorta. Ogni aspetto della mia vita è controllato, tutto è tracciato nei rapporti degli agenti che mi seguono tutto il giorno. Per questo non trovano fondamento le fantasie sulla mia vita privata. E poi scopro che il cerchio magico sarebbe costituto dal mio medico personale e da un suo amico. Ma allora ai tempi di Cuffaro il cerchio magico che era costituto dalla mafia, da gruppi di affari siciliani e nazionali? In quel caso però a Cuffaro nessuno gli ha contestato l'amicizia con Tutino».
Il passato ritorna con quel nome. Totò Cuffaro, l'ex presidente condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra, è ancora per molti una colonna della poltica siciliana. Tanto che quando Crocetta ha accusato con parole dure quel sistema, nell'aula si sono levate voci di fastidio.
Crocetta si è difeso così. Negando l'inerzia del suo governo. Dimenticando le dimissioni della figlia di Paolo Borsellino. Non una parola ha speso su quel silenzio sordo delle istituzioni denunciato da Manfredi Borsellino, il fratello di Lucia. Su quel gesto non una parola. Non una riflessione. Si è concentrato sulla difesa a oltranza «del suo onore e della libertà». Ha parlato espressamente di« metodo Crocetta che ha superato il metodo Boffo. Fatto di notizie false in modo eclatante». Ma del calvario di Lucia nessuna traccia.