Cultura
settembre, 2014

L'insostenibile inutilità di Giovanni Floris

Buio, disagio, disinteresse totale: il nuovo programma su La7 "DiciannovEquaranta" è uno show senza sostanza e senza idee. Una passerella di già visto e già sentito. Dove la fragilità degli ascolti è solo il segno di un quarto d'ora di vuoto televisivo

Il culmine dell'anacronistico, a questo telepunto, è infarcire un programma di inutilità. Tutto, ma proprio tutto può essere metabolizzato, eccetto la sensazione di sprecare tempo e attenzioni rimbalzando tra una parola e l'altra.

Eppure questo, in fondo, è il progetto messo a punto da Giovanni Floris: generare sistematicamente, appena prima di cena, un quarto d'ora di sconcerto.

A parte il guaio del titolo (quel "DiciannovEquaranta" di empatia rivedibile), l'emergenza in atto è la nebbia dei contenuti. Altro che evocare il fantasma del signor Biagi Enzo. Qui si vola a tal punto bassi da incastrarsi sotto i divani.
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Basti pensare alla seconda puntata: quella dedicata alla calciosfida tra Italia e Norvegia.

Accantoniamo in questa sede la fragilità degli ascolti (1,8 per cento), come sempre arma dei contabili livorosi. Ciò che invocava il cambio di canale, piuttosto, era il malinteso di base. Quel pretendere che il pubblico, in preda a ipnosi da simpatia floresca, si accontentasse del vuoto:

un riassunto della querelle Conte-Prandelli, un riciclo raggelante di caricature di Crozza, quattro parole vaghe del premio Strega Piccolo, e come bomba di rinforzo un'altra (over)dose di nulla;

cioè Caressa che esaltava i valori della nazionale ( «la lotta, la fatica», e avanti di questo ovvio), Lotito che (sper)giurava sulla sua smania di innovazione, e il presidente dell'Assocalciatori che ricordava quanto preferisse il virgulto Albertini, a quell'impiccio ambulante di nonno Tavecchio.

Dopodiché il buio, il disagio; il disinteresse a pioggia sulla giacca del conduttore.

Sarebbe questa la gioielleria inaugurata per la maison La7? La passerella del già detto, e del visto e altrettanto sentito, per uno spazio concluso dal solito Pagnoncelli?

Difficile, in queste condizioni, alimentare entusiasmi. Servono sostanza, idee, e costruzione di uno show che abbia un senso sincero.

Niente a che vedere con lo spettacolo offerto finora.

Correrò dunque puntualmente - senza offesa alcuna - ad apparecchiare tavola, quando arrivano le "DiciannovEquaranta": e questa, finalmente, è una vera notizia.

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