Prosegue la marcia di Pompei. L’offerta dei percorsi di visita si amplia e si diversifica: sono fruibili altri edifici e domus che, pur restaurate e messe in sicurezza, non si vedevano da anni per mancanza di personale addetto alla vigilanza.
La new entry di trenta custodi ne consente ora l’agibilità, grazie all’accordo stabilito tra la soprintendenza e Ales, la società in house del Ministero per i beni culturali. È un provvedimento temporaneo, in attesa che la stessa società completi la selezione di circa 9000 domande per un’assunzione definitiva; ma le visite sono garantite tutti i giorni e il soprintendente Massimo Osanna può tirare un sospiro di sollievo dopo tante proteste sulla chiusura di molte abitazioni affrescate, che apparivano nelle guide ma avevano l’ingresso sbarrato.
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E c’è un’altra novità, che “l’Espresso” è in grado di anticipare. È stato approvato in via definitiva il progetto molto atteso che riguarda un itinerario per i portatori di handicap. Avviate le procedure di gara, entro un anno sarà terminato, come gli altri lavori previsti dal Grande Progetto Pompei, diretto dal generale Giovanni Nistri.
La direzione degli interventi - costo previsto 7 milioni di euro - è affidata all’architetto Maria Grazia Filetici, che già a Roma si è occupata di percorsi analoghi al Foro romano e al Palatino per la soprintendenza speciale. Come nella capitale, anche nel sito vesuviano saranno utilizzate pietre locali per livellare il pavimento stradale.
Il “nastro” si snoderà lungo via dell’Abbondanza, dall’anfiteatro a Porta Marina, in corrispondenza degli ingressi agli scavi, e riguarderà visite a celebri domus e ai monumenti principali della piazza del Foro, con aree di sosta. Nelle case accessibili da gradini si utilizzerà un ingresso alternativo, ed è previsto uno scavo propedeutico vicino alla Casina delle Aquile, destinata ai nuovi servizi, per verificare la possibilità di sistemarvi un ascensore.
«Sono sicura che alla fine questo tragitto senza asperità, con vernici che captano la luce solare e la restituiscono nelle ore notturne, sarà l’itinerario più frequentato di Pompei», sostiene Filetici. Allo studio sono anche delle “app” di orientamento per i non vedenti, attraverso i cellulari.
Su via dell’Abbondanza, e nelle vicinanze, si trovano alcuni degli edifici appena riaperti, che comprendono anche il termopolio di Vetutio Placido; subito fuori Porta Marina ci sono invece le terme suburbane, rimaste chiuse negli ultimi tre anni, che tanta curiosità hanno destato sin dalla loro prima apertura al pubblico. Non che fosse mancata finora la possibilità di ammirare le sale per i bagni caldi e freddi dei pompeiani in altri complessi, ma questo edificio ha un’attrazione in più: quadretti osé, come nessun altro luogo della romanità imperiale ha finora rivelato.
Sono otto - gli altri che concludevano questa specie di kamasutra non sono più leggibili -, si trovano su una parete dello spogliatoio (“apodyteriun”) e raffigurano una varietà di amplessi sessuali, anche fra tre o quattro persone. Sotto ogni scena compaiono dei numeri progressivi dipinti e le tracce di mensole dove si appoggiavano i contenitori per riporre cinture, calzari, abiti. Si pagava per entrare, la proprietà era privata, e non c’erano distinzioni fra reparti maschili e femminili, forse solo gli orari erano diversi; ma i servizi offerti erano di prima classe: tra gli altri, una piscina coperta con vista sul panorama e un ninfeo smagliante di mosaici, la cui cascata finiva in un bagno freddo.
Nelle città vesuviane pitture, statue e oggetti quotidiani a soggetto erotico non si contano e non si riferiscono solo ai lupanari o ai luoghi di ristoro: basti pensare al celebre gruppo marmoreo di “Pan e la capra”, recuperato dalla Villa dei Papiri di Ercolano, che re Carlo di Borbone ritenne per la sua scabrosità di dover tenere sotto chiave.
Questa varietà sul tema, però, non ha eguali. A cosa servivano? Rappresentavano un escamotage intrigante per ricordare dove si riponevano gli effetti personali o erano piuttosto un’esplicita allusione quanto si poteva verificare al piano di sopra? La scala per salire era proprio vicino lo spogliatoio, ma il primo piano è stato spazzato via dall’eruzione: non ci sono altri indizi.
Gli studiosi hanno opinioni diverse al riguardo. Anche se sappiamo che a Pompei, e verosimilmente altrove, vicino ai bagni pubblici si concentravano i lupanari, i quadretti restano comunque una testimonianza dei costumi nel primo secolo e di come non ci fossero tabù sull’argomento. Ma delle riserve, sì. Infatti, all’epoca dell’eruzione, durante l’impero dei Flavi, le decorazioni erotiche furono ricoperte in modo sciatto. La linea morigerata di Vespasiano (il figlio Tito gli era appena subentrato) aveva suggerito al nuovo proprietario del complesso di seguire un trend meno trasgressivo. O forse di porre fine a un’attività lucrosa legata alle provocanti pitture.