Cinquina del Premio Strega, Elena Ferrante entra ma è terza. Un onorevole compromesso

Nella tappa intermedia che porta all'assegnazione del più ambito premio letterario italiano tutto va come è 'ammissibile' che vada. Senza scandalo e senza rivoluzioni

Dopo uno spoglio più lungo del solito, a causa del nuovo sistema 'multiplo' di votazione, è stata annunciata la cinquina dei finalisti del premio Strega.

Il più votato è Nicola Lagioia (182 voti) con 'La Ferocia' (Einaudi). Al secondo posto (157) Mauro Covacich con 'La Sposa' (Bompiani), al terzo (140) Elena Ferrante con 'Storia della bambina perduta' (E/O) e poi Fabio Genovesi (123 voti) con 'Chi manda le onde' (Mondadori), e Marco Santagata (119 voti) con 'Come donna innamorata' (Guanda).


Preceduta da settimane di voci (nel corridoio virtuale di Twitter e, telefonicamente, tra giornalisti, uffici stampa ed editor) la serata della cinquina, la votazione dei finalisti che precede la proclamazione del vincitore (al Ninfeo di Villa Giulia, Roma, il 2 luglio), quest'anno portava con sé un brivido supplementare. C'era il rischio che Elena Ferrante, la convitata di pietra, la sconosciuta illustre, restasse esclusa dalla finale.

Nome di punta di una piccola casa editrice a conduzione davvero familiare, le romane edizioni e/o, ma baciata da fortuna internazionale di pubblico e di critica (gli americani soprattutto sono impazziti per lei) la scrittrice della quadrilogia iniziata con L'Amica Geniale, in gara con l'ultimo volume Storia della Bambina perduta, ha avuto negli ultimi mesi sponsor illustri, tra cui Roberto Saviano che l'ha candidata con una lettera aperta a Repubblica; ci sono state altre lettere – vere, come quella con cui accettava la candidatura e persino false – e le solite illazioni sulla sua identità (è la moglie dello scrittore Domenico Starnone? E' la stessa Sandra Ferri, editrice di e/o?).

Ma tanto rumore può non bastare, in quella piccola corte bizantina che si riunisce alla Fondazione Bellonci, per portare avanti un libro. Guidato dal vincitore della scorsa edizione Francesco Piccolo, lo spoglio è stato prolugato, un po' complicato a causa del nuovo sistema di votazione introdotto per 'innovare' il premio tacciato da sempre di fare il gioco delle grandi case editrici: quest'anno gli amici della Domenica dovevano votare, pena la nullità del voto, per tre dei dodici semifinalisti. E le loro schede erano integrate da una parte di voto popolare affidata ai ragazzi e a un gruppo di 'lettori forti' selezionati dalle librerie.

Nel caldo soffocante della fondazione Bellonci, che altro non è che l'appartamento che fu di Maria Bellonci, creatrice del premio, e poi della sua amica ed erede, Anna Maria Rimoaldi, dove resistono poltroncine floreali e stretti terrazzi ingombri di gelsomini, c'era tra gli addetti ai lavori la curiosità di sapere fin dove sarebbe arrivata la marea del vecchio e fin dove il premio sarebbe stato lambito dal nuovo.

A cinquina svelata si può ben dire che si è cercato, come nelle grandi famiglie all'italiana, di evitare lo scandalo. Perché scandalo sarebbe stato se un nome ormai così famoso all'estero e amato come quello di Ferrante fosse rimasto fuori o persino se fosse arrivato quinto in cinquina. Qualche amico della Domenica si è messo scrupolo di frenarne la corsa. Così l'ha fatta salire fino alla terza posizione di una cinquina di libri degni, più evanescenti alcuni, più sperimentali altri. Come è La Ferocia di Lagioia e sarà strano vederlo, se vincerà la finale, sulle sdraio delle signore al mare.

Gli editori Ferri di e/o, sinceramente un po' perplessi da tutto il circo nato intorno alla loro misteriosa gallina dalle uova d'oro, alla fine si sono dichiarati felici. E, chiamati per la foto di rito sono rimasti incerti su chi dovesse posare in vece della Ferrante. Sandra Ferri, di certo per evitare i pettegolezzi, ha detto subito 'di certo non vado io', e così alla fine il posto della terza arrivata è rimasto vuoto.

La corte si riunirà di nuovo, arriverà luglio e al Ninfeo farà ancora più caldo. Se vincerà La ferocia, avrà vinto un bel libro di un grande editore e il mugugno dei 'piccoli' andrà avanti per un anno ancora. Del resto, come diceva un ufficio stampa scendendo le scale del palazzotto dei Parioli, nonostante il ricambio degli ultimi anni gli amici della Domenica sono in gran parte sempre gli stessi: “L'incarico è a vita, che manco tra un po' i senatori”. E di fare la rivoluzione, si sa, a una certa età non si ha più voglia.

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