Per capire i film di supereroi bisogna capire anzitutto la loro collocazione nel sistema dei media: non solo il rapporto con i fumetti di partenza, ma soprattutto il loro ruolo di filone dominante in un’industria che cerca di ridefinirsi. I blockbuster nati dall’integrazione tra case di produzione cinematografica e grandi editori di fumetti sono anche il tentativo di adattare lo spettatore a nuovi regimi percettivi: nelle storie, accanto al mondo reale ce n’è sempre uno virtuale, tutto digitale (i luoghi natali di Superman, di Thor); la velocità di volo e di movimento dei personaggi è superiore a quella dell’occhio di chi guarda, che non può più immedesimarsi ma solo bearsi; in definitiva, il training dei personaggi per diventare supereroi somiglia a quello che deve subire il neo spettatore per ottenere i superpoteri necessari a stare all’altezza dei tempi.
“Ant-Man” chiude la cosiddetta Fase 1 della saga degli Avengers, filone dei supereroi Marvel, ed è infatti una sorta di coda, di spin-off. Uscito di galera, il ladro Scott (Paul Rudd) viene assoldato da un vecchio scienziato che era stato un tempo Ant-Man (Michael Douglas), per prendere in mano i suoi poteri: una tuta che rimpicciolisce alle dimensioni di una formica (ant, in inglese), e permette di guidare un esercito di temibili insetti.
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Come sempre quando si introduce un nuovo personaggio, un’ora se ne va via nei preamboli, ma qui sembra che non si abbia tanta voglia di passare agli effetti speciali: il film mantiene un’aria scanzonata da B movie, pieno di stereotipi e passaggi obbligati (l’allenamento semiserio per usare la tuta, la relazione con la figlia che alla fine è il vero motore delle azioni di Scott). Insomma, la vera scena d’azione arriva dopo ben 70 minuti, e non è uno scontro nei cieli, ma una versione aggiornata del classico “colpo” in cui bisogna scassinare la cassaforte.
La cosa simpatica è che Scott è un ladro, e si allea con un gruppo di criminali suoi amici. Un supereroe lumpen, un po’ più anarchico e meno paladino dell’ordine. Il nemico, invece, è un tecnocrate prossimo ai militari. Per il resto, tutto si gioca nei pericoli e nelle possibilità del nostro mondo visto da esseri minuscoli: un’idea ricorrente nel cinema, che raggiunse il vertice insuperato in “Radiazioni BX distruzione uomo”.