Non sono pericolosi. Non causano danni. Non fanno arricchire le case farmaceutiche. Queste idee nascono solo dal passaparola. Ma è importante far comprendere a tutti il rischio che si corre, e si fa correre agli altri, decidendo di non usare i vaccini
Quando si parla di vaccini le parole sono importanti. È sul passaparola che si fonda l’idea che siano pericolosi, che causino danni neurologici, che facciano arricchire le case farmaceutiche. È purtroppo sulle parole di alcuni medici - ora per fortuna pubblicamente sanzionati dagli Ordini regionali - che si basa la sicurezza degli antivax.
Sappiamo per esempio che lo studio che svelava il legame fra vaccino MPR e autismo era costruito ad arte per dimostrare il falso. Eppure le coperture vaccinali sono in calo: siamo scesi sotto ?la soglia del 95 per cento, considerata ?di sicurezza dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sotto questo limite salta ?la cosiddetta “immunità di gregge”, cioè ?la protezione anche per chi non si può vaccinare o dei piccolissimi, come testimoniano i casi di bambini morti ?di difterite, pertosse, morbillo.
Cosa ?fare allora per invertire la tendenza? ?
La Regione Emilia Romagna ?è stata la prima a stabilire l’obbligo di vaccinazione per i bambini che vogliono andare al nido, pubblico o privato che sia. Seguita più recentemente anche dalla Toscana. Ma mentre nel primo caso si fa ancora la differenza fra vaccini obbligatori (contro poliomielite, epatite B, tetano e difterite) e “raccomandati” (tutti gli altri contenuti nel piano vaccinale), nel secondo questa distinzione sparisce. ?Un passo importante perché non ci sono vaccini indispensabili e altri accessori. ?Al contrario, gli esperti dicono che è importante farli tutti e ci sono solo età ?e situazioni di maggiore o minore rischio.
Uno studio condotto dagli esperti del progetto europeo Asset, inoltre, ha dimostrato che, in Europa, il livello di copertura vaccinale è indipendente dall’obbligo stabilito per legge. È quindi importante usare le parole, e quelle giuste, per cercare di far comprendere a tutti il rischio che si corre, e si fa correre agli altri, decidendo di non vaccinarsi.