Un'offensiva in grande stile. Un investimento massiccio in “soft power”, la strategia culturale e sociale su cui gli Stati puntano sempre di più per ottenere potere e prestigio. C'è un senso di “grandeur” francese in versione terzo millennio nell'iniziativa “Arts de l'Islam. Un passé pour un present”, presentata nei giorni scorsi a Parigi. Dal 20 novembre al 27 marzo 2023 diciotto certri espositivi di altrettante città sparse per il Paese ospiteranno in contemporanea opere d'arte islamica provenienti dalle collezioni pubbliche. Il fine ultimo lo spiega senza mezzi termini Yannick Lintz, direttrice del dipartimento di Arte islamica del museo del Louvre: «Vedere la civiltà islamica con uno sguardo diverso da quello del terrorismo e della radicalizzazione».
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Nata dalla collaborazione tra Louvre, Réunion des musées nationaux – Grand Palais e Fondation de l’Islam de France, l'iniziativa è stata presentata così dal primo ministro Jean Castex: «Lo scopo è di tirare il filo per unire culture che si arricchiscono a vicenda da 13 secoli», una storia «ricca e complessa» fatta di «tesori profani e sacri», con influenze evidenti negli «arabeschi che ornano alcune nostre cattedrali, nella lettura delle “Mille e una notte” o delle “Lettere persiane”» di Montesquieu. «Questa mostra che “alza le parole e non la voce” è una risposta diretta a tutti i discorsi di odio e alle tentazioni ansiogene», ha concluso Castex citando Rumi: «Alza le tue parole, non la tua voce. È la pioggia che fa crescere i fiori, non il tuono».
Principali destinatari del progetto sono i giovani: che non sono però propriamente i primi visitatori dei musei. Lo sa bene Yannick Lintz, fiduciosa che i tesori esposti possano diventare «ambasciatori culturali per persone che non visitano mai mostre o musei».
Anche per questo le esposizioni privilegiano città minori e trovano ospitalità in mediateche e centri culturali, che attirano un pubblico più “pop” rispetto a un normale museo.
L'offerta comunicativa, studiata dal Ministère de l’Éducation nationale, de la jeunesse et des sports, comprende filmati in 3D, una guida interattiva per smartphone e un sito internet ricco di video e animazioni. La scenografia delle esposizioni è più vicina a un evento pubblicitario che a un museo vecchio stile. In programma anche webinar che legano arte e cronaca: come quello di Nourane Ben Azzouna, dell'università di Strasburgo, dedicato a “Le immagini dell'Islam: come orientarsi rispetto a un tema d'attualità”.
La rete di mostre dribbla le grandi città per mettere in primo piano i centri di provincia: da Angoulème a Tourcoing passando per Clermont Ferrand, Digione, Limoges, Tours. Una mostra è in programma anche a La Reunion, territorio d'oltremare: perché le colonie per la Francia non sono solo il passato, come per l'Italia, ma anche il presente. In ogni sede saranno presentate dieci opere diverse ma legate in qualche modo da un filo espositivo.
La selezione vuole mostrare i diversi stili dell'arte islamica, che proviene da territori diversi come l'Europa e l'Africa, lontani come il Marocco e la Cina. Per Lintz questa varietà ha un doppio valore: «Vedo la fierezza dei giovani di origine magrebina nel ritrovare nel dipartimento di arti islamiche del Louvre oggetti marocchini, algerini o tunisini. Per loro però è una sorpresa scoprire l'arte iraniana, egiziana, turca, che hanno caratteristiche diverse».
Il passato è anche un invito alla tolleranza, perché mostra aspetti dell'Islam che oggi vengono a volte considerati peccaminosi: «Saranno in mostra magnifici tappeti persiani, lunghi anche otto metri, che mostrano i “giardini del paradiso”: questi giardini realistici ospitano scene che raccontano il piacere di vivere. Ci sono donne che ascoltano musica, parlano, bevono il tè o il vino, a volte in compagnia di uomini, mentre altri vanno a caccia di animali tra fiori e piante... È importante mettere in mostra queste immagini che testimoniano un “art de vivre” spesso lontana da quello che viene predicato oggi in alcune parti del mondo islamico».
Tra i tesori selezionati, una lampada da moschea dell'XI secolo proveniente da Gerusalemme, un candeliere dell'epoca del Saladino su cui un artista di Mosul ha istoriato la vita di Gesù, scatole da toilette d'avorio appartenute alle duchesse di Borgogna. Perchè è importante ricordare che «questi oggetti che arrivavano dall'Oriente affascinavano i re francesi come Luigi XIV ma prima ancora Francesco I, che era in contatto con Solimano il Magnifico», spiega Lintz. Saranno in mostra pergamene, stoviglie e mattonelle di ceramica meravigliosamente decorate, ma anche armi (pugnali, asce, elmi) e strumenti scientifici come astrolabi e almanacchi astronomici.
In ogni tappa l'arte antica è accostata a un'opera di un artista contemporaneo: come “One Room Apartment” di Hiwa K., o i “Collages de Topak Ev” dell'artista franco-turca Nil Yalter Hassan Sharif. Il video “Transit” di Halida Boughriet evoca il tema della migrazione, “Roman algerien” di Katia Kameli mette a confronto la città di Algeri di oggi con i resti del passato coloniale. In “Vacuum” invece la palestinese Raeda Sa'adeh mostra una donna che passa l'aspirapolvere nel deserto, un po' come il bambino di Sant'Agostino che voleva svuotare il mare con un cucchiaio.