Se Vostro onore è un uomo d’onore, chi smacchia il suo onore alla bisogna? L’antinomia alla base di “Your Honor” (Showtimes, su Sky Atlantic) abbraccia l’intero svolgimento di questa adrenalinica, spiazzante maratona verso vicoli ciechi divisa in dieci tappe. In cui un giudice di specchiata carriera, compassionevole, empatico e vedovo, manda in pezzi la sua vita e i suoi saldi principi nel momento in cui suo figlio adolescente uccide in un incidente d’auto il ragazzo di un boss mafioso. Così due padri, che hanno sempre giocato dalle parti opposte della barricata, si ritrovano distrutti ognuno a suo modo, sino ad arrivare a toccarsi.
Il primo annegando in una spirale continua di bugie e machiavellici escamotage per proteggere il suo bambino. Il secondo perduto in un dolore sconosciuto e devastante che rende la sua furia criminale ancora più cieca.
L’impronta che segna tutta la vicenda, pur essendo una serie sostanzialmente cerebrale, è color del sangue. Sangue che macchia le coscienze. Che si respira, sin dalla prima, potentissima scena, soffocando la vittima sul ciglio della strada. Che esplode, tra una rissa omicida e un colpo di pistola. Che si insinua, nei meandri della storia, una sottile linea rossa in grado di stringere, come un cappio a orologeria, colpevoli e innocenti. Sangue che sporca le mani, la camicia, la barca, la vasca, lo straccio. Sangue che resta, fuori ma soprattutto dentro, come se all’improvviso si moltiplicassero all’impazzata delle attualissime Lady Macbeth, pronte a prendere il posto di assassini e vittime, sicari e ragazzini, avvocati e gang, poliziotti corrotti e neri colpiti. Tutti insieme, in una colorata New Orleans, uniti nella medesima colpa.
E a capo di questa giostra di accuse da svelare e alibi da creare c’è Bryan Cranston, un attore immaginifico che ripropone il suo Walter White in una nuova declinazione. Con indosso un ghigno capace di diventare espressioni dalle mille sfaccettature, l’attore che ha reso “Breaking Bad” la serie migliore di tutti i tempi torna per cadere e ricadere e ricadere ancora, lasciando i valori della sua toga in quell’angolo oscuro dominato dall’amore di un padre che pur di proteggere suo figlio rende plausibile ogni tipo di nefandezza. Alla fine il risultato è un dramma potente, che prevale su difetti e soluzioni facili, buchi di sceneggiatura e qualche personaggio tagliato con l’accetta. Un po’ Grisham e un po’ “Il Padrino”, “Your Honor” ti lascia lì, sul marciapiede della visione, col fiato corto. E senza aiuto alcuno: perché a volte, un inalatore può salvarti, altre invece rischia di firmare la tua condanna.