Incontro nella periferia romana del Quadraro con Ascanio Celestini, che ha portato in giro il suo spettacolo “Museo Pasolini”, un viaggio nella memoria collettiva con la finzione scenica di una galleria dove vengono esposti gli oggetti che hanno segnato insieme la vita dello scrittore corsaro e la storia italiana. «Vedeva qualcosa che noi non vedevamo. Noi parliamo di Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla sua nascita in modo violento, o per proteggerlo. Evitiamo di contestualizzarlo, di incontrare la sua complessità».E ancora: «Il luogo del delitto di Pier Paolo Pasolini non è l’Idroscalo di Ostia. È il Novecento. I colpevoli siamo noi che abbiamo vissuto questo secolo pieno di tragedie e di utopie. E la pena da scontare è spalancare le porte di questo secolo, mostrarlo senza omissis, senza reticenze, senza vergogne, senza cancellature, rispettando – se possibile – la cronologia…»

Incontro nella periferia romana del Quadraro con Ascanio Celestini, che ha portato in giro il suo spettacolo “Museo Pasolini”, un viaggio nella memoria collettiva con la finzione scenica di una galleria dove vengono esposti gli oggetti che hanno segnato insieme la vita dello scrittore corsaro e la storia italiana. «Vedeva qualcosa che noi non vedevamo. Noi parliamo di Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla sua nascita in modo violento, o per proteggerlo. Evitiamo di contestualizzarlo, di incontrare la sua complessità».E ancora: «Il luogo del delitto di Pier Paolo Pasolini non è l’Idroscalo di Ostia. È il Novecento. I colpevoli siamo noi che abbiamo vissuto questo secolo pieno di tragedie e di utopie. E la pena da scontare è spalancare le porte di questo secolo, mostrarlo senza omissis, senza reticenze, senza vergogne, senza cancellature, rispettando – se possibile – la cronologia…»