Era il 1977 quando Franca Rame mise in scena “Tutta casa letto e chiesa”. Un racconto esilarante e furioso sull’universo femminile, da sempre schiacciato come mortadella tra due fette di pane di stereotipi illiberali. In cui le quattro donne in una dello spettacolo aspiravano al desiderio di essere rispettate magari non solo come oggetto ma persino come persone. Lo spettacolo, scritto a quattro mani con Dario Fo, viene ancora tramandato in scena con buona fortuna senza aver perso di un grammo la sua inaudita forza parodistica, nonostante le cose in realtà non siano cambiate granché.
Così che, quando oggi risbarca il reality “Ti spedisco in convento” (Real Time), quel sontuoso monologo torna alla mente con tempismo inquietante. Sei fanciulle vestite di rossetto devono scoprire la propria forza sconosciuta non tanto vivendo il loro tempo con il consueto orgoglio ma al contrario, destrutturando il loro modo di fare per mano di cinque amorevoli suore che le trattengono davanti alle telecamere per, dicono, educarle alla conoscenza di sé e all’abbandono degli stereotipi stantii in cui il nostro tempo tende a incasellarle.
Un percorso, commentano quelli che la tv la fanno. Un esperimento sociale, ribattono quelli che nella tv ci credono. L’ennesimo falso moralismo spicciolo da piccolo schermo, affermano quelli che restano. In cui, non si capisce bene la ratio, le Figlie del Divino Zelo vengono elette maestre di vita delle giovani perdute. Che nonostante siano donne libere, gioiosamente dedite alla cura di sé, sono considerate incapaci di leggere la propria storia, comprendere i loro desideri più profondi e soprattutto trovare il senso della vita. Non si beve, non si eccede, non ci si spoglia. Niente cellulari, niente selfie, niente rossetti. Si condivide, ci si apre, si aiutano i bisognosi. E soprattutto, si guarda in camera.
Ora, detto che alla fine tra novizie e aspiranti veline gli episodi hanno il loro gusto trash da non sottovalutare, il risultato lascia una punta di fastidio. Perché la morale alla fine è sempre quella: fatti dire quello che devi fare, fatti accompagnare per mano sulla via, che poi sia retta o meno poco importa. Che tanto c’è mamma tv, a dimostrare che in ogni caso le tue scelte erano sbagliate. Per lo meno per la durata del programma a ritmo d’organo. E se poi le partecipanti della scorsa edizione, chiusa l’esperienza devota si sono buttate tra le braccia della “Pupa e il secchione” a ritmo di twerking poco importa. D’altronde questo è quel che passa il convento.