Scoprire un grande regista non è cosa da tutti i giorni. Quindi chi è da quelle parti si segni le date – dal 24 al 29 maggio – e il posto, il cinema Massimo di Torino. L’occasione è la retrospettiva completa dei film di Haile Gerima, regista etiope trapiantato negli Stati Uniti, maestro della cinematografia “black” capace di raccontare con la stessa potenza il colonialismo fascista nel suo Paese d’origine e l’epopea degli schiavi d’America.
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«Il suo», spiega la curatrice della rassegna, Daniela Ricci, «è un lavoro a 360 ° che passa dal colonialismo in Africa alle lotte dei neri d'America. Un cinema che nasce per opporsi a ogni forma di oppressione e per costruire una memoria comune. Un vero cinema della liberazione: sociale, politica, culturale ma anche estetica». Nella sua carriera Gerima ha collezionato i premi più prestigiosi ma è stato penalizzato dai meccanismi della distribuzione cinematografica. Una lacuna che rende ancora più preziosa la carrellata in arrivo a Torino, seconda parte della serie “Visioni del rimosso. Lo sguardo cinematografico sul colonialismo italiano”.
Nato a Gondar, figlio di un drammaturgo e di una cantastorie tradizionale, Gerima studia teatro in Etiopia e poi negli Usa, dove entra nella “Scuola dei registi neri di Los Angeles”. Insieme alla moglie, la regista Shirikiana Aina, diventa anche produttore e distributore di film di registi neri. Tra i riconoscimenti più importanti che ha ricevuto, ricordiamo che nel 2006, la copia restaurata di "Mirt Sost Shi Amit / Il raccolto dei tremila anni" (1976), ritratto dell’Etiopia durante la guerra civile, è stato presentato a Cannes nella sezione Cannes Classics, riservata ai capolavori della storia del Cinema. Nel 2008 "Teza", ricostruzione del dominio italiano, ha vinto il Premio Speciale della Giuria e l’Osella per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Venezia. L’anno scorso infine Gerima è stato il primo regista a ricevere il Vantage Award dell’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles.
Tutti i film in programma a Torino saranno introdotti da esperti e appassionati. Si va dal cortometraggio d’esordio di Gerima, “Hour Glass”, su un nero che scopre la battaglia per i diritti civili, all’anteprima assoluta di "Black Lions, Roman Wolves / The Children of Adwa" ( l’unico film che sarà presentato non al cinema Massimo ma al Polo del’900), documentario sulla resistenza etiope all’invasione dell’esercito fascista nel 1935: sarà proiettata la prima ora di questo work in progress che impegna il regista da decenni e che completa il lavoro iniziato con uno dei titoli più famosi, «Adwa, an African Victory" del 1999.
Raccontano l'America degli anni Settanta "Child of Resistance", ispirato all’arresto di Angela Davis, “Bush Mama”, pietra miliare del “New Black Cinema”, e “Wilmington 10 – Usa 10.000” su dieci attivisti incarcerati ingiustamente per dieci anni, “Ashes and Embers”, sul tormentato ritorno a casa di un reduce del Vietnam, e una biografia del poeta Sterling Brown. Il lavoro più recente, “The Maroons”, del 2018, è un altro work in progress sulle comunità costruite dagli schiavi fuggiaschi.
Il film più conosciuto di Gerima, “Sankofa”, è un racconto visionario della tratta degli schiavi (è in programma anche alla Cineteca di Bologna mercoledì 18). “Imperfect Journey”, invece mostra il regista che, nel 1994, attraversa l’Etiopia in compagnia di Kapuscinski. «La grandezza di Gerima è nel suo saper passare dal documentario al romanzo con la stessa profondità», spiega Ricci.
E per chi non potrà essere a Torino? «Sulle piattaforme online si trova solo “Sankofa”», risponde Ricci. «Gli altri film, che qui a Torino proietteremo con sottotitoli italiani, sono disponibili per proiezioni. Noi speriamo che questa retrospettiva apra la strada per altre rassegne su Garima, o magari per una distribuzione mirata di alcuni suoi film».