Trovarobe, suggeritori, interpreti di terza fila. Pieni di ricordi e di nostalgia. Elena Bucci e Marco Sgrosso rendono omaggio ai protagonisti noti e dimenticati degli spettacoli del secolo scorso

Qual è il senso del fare teatro? Forse solo gli artisti possono dircelo. E allora la parola a dive e capocomici, ma anche a portaceste e suggeritori, che in una notte di Capodanno sfilano davanti ai nostri occhi per raccontarci cos’è stato il teatro prima del cinema e della televisione e cos’è oggi. 

 

Siamo in un teatro abbandonato, un raggio di sole illumina la scena e accende la memoria di Gioia Fabbricotti detta Tortorella e Umberto Pennazzuto detto Infortunio, artisti di seconda-terza fila che ancora sentono ardere dentro di sé il fuoco della passione per la recitazione. Ve li ricordate? Sono proprio loro, Totò e Anna Magnani nel film di Mario Monicelli “Risate di gioia”, che dà anche il titolo allo spettacolo della storica compagnia emiliana Le belle Bandiere, fondata trent’anni fa da Elena Bucci e Marco Sgrosso, attori bravissimi (allievi di Leo De Berardinis) a cui è stata affidata l’apertura di stagione del Teatro Vittoria di Roma (una produzione Centro Teatrale Bresciano / Le belle Bandiere). 

 

Memoria dicevamo. O meglio ancora viaggio nel tempo, nel teatro dell’Ottocento e del Novecento, tra storie, attori e attrici, generici e trovarobe a cui danno vita, ogni volta con colori e caratteri diversi, Bucci e Sgrosso: sono Eleonora Duse, Adelaide Ristori, Tommaso Salvini, Ernesto Rossi, Gustavo Modena, le sorelle Nava, Renato Rascel, una galleria di personaggi fin troppo affollata. 

 

Sembra quasi una Spoon River teatrale, con dei manuali come testi di riferimento – da “Il teatro all’antica italiana” di Sergio Tofano all’“Antologia del grande attore” di Vito Pandolfi - a cui si aggiungono biografie, epistolari, scritti originali venati di una comicità leggera e intelligente. Tortorella e Umberto osservano la platea da un buchino nel sipario, ma siamo noi a spiare la vitalità di un teatro che è cambiato. Ed ecco che lo spettacolo diventa anche un monito. Ha ragione Gustavo Modena: «Scopo del teatro è aprire gli occhi ai ciechi». Ricordiamocelo.

 

Risate di gioia – storie di gente di teatro
drammaturgia, scene, costumi, interpretazione, regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
Siena (12-14/1); Rosignano Marittimo (16/1); Asti (10/4); Vercelli (12/4); Fontanetto Po (13/4)