Dossier

Università, i professori emergenti di Chimica, Ingegneria e Medicina

di Emanuele Coen   27 marzo 2023

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Studiano strumenti innovativi per la transizione energetica, materiali per il settore aerospaziale, batterie post-litio. E, nel settore sanitario, tecniche chirurgiche, biochimica, nanomedicina. Ecco dieci professori di cui sentiremo parlare

Se le carriere sono lente nell’area umanistica e in quella delle scienze sociali, come L’Espresso ha documentato nelle prime due puntate di questa inchiesta, in campo scientifico il percorso per raggiungere posizioni apicali risulta più rapido. Ma restano alcune forti criticità: in Italia i laureati nelle Stem e in Medicina sono ancora troppo pochi, un quarto del totale, in ritardo rispetto alla media europea. E le donne, per quanto in aumento, scarseggiano nelle discipline tradizionalmente maschili. Un divario che si riflette anche sui salari.

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FABIANA ARDUINI. Nelle ricerche insieme con i suoi collaboratori, Arduini si impegna a favore della sostenibilità: sviluppa sensori miniaturizzati per misure in campi diversi, tutti di notevole interesse: biomedicale, ambientale, difesa e agroalimentare. A 44 anni, è professoressa associata di Chimica analitica nell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, in uno dei 180 dipartimenti italiani di eccellenza riconosciuti dal MUR, il suo nome è presente nella lista dei ricercatori più citati al mondo (World's Top 2% Scientists). È inoltre amministratore delegato della start-up SENSE4MED. «Rispetto alle grandi strumentazioni di laboratorio, la sensoristica è caratterizzata da un approccio sostenibile per la misura degli analiti nei diversi campioni», dice. Arduini e il suo gruppo di ricerca utilizzano la carta come supporto per la produzione dei sensori. «Se inizialmente abbiamo dimostrato il vantaggio dei sensori stampati su carta perché plastic-free, da qualche anno abbiamo creato una nuova linea di ricerca, dimostrando che la sensoristica su carta permette di minimizzare l'impatto ambientale».

FEDERICO BELLA. Pluripremiato, il più giovane professore ordinario di Chimica per le Tecnologie in Italia, in cattedra a soli 34 anni nel 2022, si occupa di transizione energetica ed ecologica. E insegna al Politecnico di Torino. In particolare, studia le batterie post-litio di nuova generazione. «La transizione sta ridisegnando la ricerca accademica e industriale ad una velocità mai sperimentata prima», dice il professore: «Se da un lato l’Europa sta costruendo gigafactory che ci consentiranno di produrre le nostre batterie al litio a partire dal riciclo di quelle esauste, per molte altre applicazioni stanno crescendo le cosiddette batterie post-litio». Il professor Bella è stato il primo in Italia a promuovere la ricerca sulle batterie al potassio: reperibile ovunque in abbondanza, garantisce lo stesso funzionamento dei sistemi a base di litio.

UMBERTO BERARDI. Una laurea in Ingegneria edile-architettura al Politecnico di Bari, un'esperienza di professore associato a Boston, negli Usa, poi come ordinario a Toronto, in Canada. Con un pallino: la ricerca di campo energetico. Dieci anni tondi all'estero, poi il rientro. A 38 anni, Berardi è professore ordinario di Fisica tecnica ambientale al Politecnico del capoluogo pugliese. «Mi occupo di materiali smart in campo termico, in particolare materiali a cambiamento di fase, che consentono di conservare l'energia termica per un utilizzo posticipato», dice. Inoltre conduce ricerche innovative su materiali super-isolanti come l'aerogel ad esempio, su cui ha realizzato diversi brevetti, un materiale super-leggero che si usa anche nelle tute degli astronauti per proteggerli dal gelo nel vuoto spaziale.

MARIA CINEFRA. Laurea in Ingegneria Aerospaziale e dottorato al Politecnico di Torino, esperienze internazionali, Cinefra a 38 anni è professoressa associata di Costruzioni e strutture aerospaziali nel Politecnico di Bari, che collabora con l'importante distretto tecnologico aerospaziale di Taranto. Tra gli argomenti di ricerca della docente spiccano i metamateriali. «Si tratta di materiali innovativi che, ad esempio, consentono di ridurre le vibrazioni e rumori delle strutture aeree. Non sono ancora utilizzati nel settore aerospaziale perché la progettazione è molto sofisticata, ma hanno grandi potenzialità». Quanto alla presenza femminile in un settore tradizionalmente maschile, Cinefra dice: «È ancora molto sbilanciato, ma le cose lentamente stanno cambiando».

MIRIAM COLOMBO. La nanomedicina, scienza dell'infinitamente piccolo collegata alla medicina, si è sviluppata in maniera esponenziale negli ultimi anni. Con importanti ricadute positive nel campo della cura dei tumori. Le ricerche di Colombo, professoressa associata di Biochimica clinica nell'Università di Milano-Bicocca, si focalizzano su questo settore. Insieme a Davide Prosperi coordina il NanoBioLab, laboratorio che si occupa del design e dello sviluppo di nanovettori per la diagnosi e la cura di patologie come tumori solidi e patologie infiammatorie. Ma non solo. La docente è responsabile anche di NanoCosPha, sei laboratori combinati per la produzione di farmaci, integratori e prodotti cosmetici. «Fino a ieri era considerato un tema frivolo ma oggi, nella visione olistica della salute, medicina e cosmetica sono strettamente collegate». L'obiettivo della ricerca è anche sostituire nei prodotti cosmetici le microplastiche, dannose per i mari, con nuove molecole di estrazione naturale.

Matteo Maestri © Astrid Eckert, Muenchen

MATTEO MAESTRI. Nella transizione energetica uno degli aspetti cruciali riguarda l'accumulo di energia. In sostanza, oggi utilizziamo le risorse accumulate milioni di anni fa, fossili creati con la CO2, l'acqua e le radiazioni solari, e li consumiamo in un tempo molto ristretto. Il che crea uno squilibrio nell'accumulo di anidride carbonica nell'ecosistema. Nelle sue ricerche Maestri, 43 anni, professore ordinario di Ingegneria chimica nel Politecnico di Milano, si concentra sull'analisi multiscala dei processi catalitici. «La vera sfida della transizione energetica consiste nello studio dei catalizzatori, che consentono di ottenere dei vettori energetici basati sulla fonti rinnovabili. E di immagazzinare energia in tempi molto brevi». Dal 2023 il docente è anche delegato del rettore per i programmi internazionali dei giovani ricercatori.

ANNA ODONE. A 38 anni insegna Igiene generale ed applicata all'Università di Pavia e tre anni fa, quando salì in cattedra, era la più giovane professoressa ordinaria d'Italia. Tuttora è il membro meno anziano del Consiglio Superiore di Sanità. Importanti esperienze all’estero, Odone dirige la Scuola di Sanità Pubblica dell’ateneo in cui insegna, le sua ricerca si concentra su medicina preventiva e organizzazione sanitaria, in particolare la prevenzione e il controllo delle malattie infettive. Per spiegare ai bambini il Covid-19 ha ideato il cartone animato “Leo e Giulia: Noi come voi”. «Non c'è il rischio di una recrudescenza del virus, ma abbiamo imparato che siamo esposti al rischio di emergenze sanitarie epidemiche e ambientali», dice: «Dobbiamo creare un sistema che consenta di essere preparati, investendo in prevenzione e sanità territoriale. C'è molto da fare, soprattutto a sostegno del sistema sanitario pubblico».

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FRANCESCA RE. Dottorato in Neuroscienze, esperienze di studio in Gran Bretagna e Paesi Bassi, a 41 anni è professoressa associata di Biochimica e Nanomedicina nell'università Milano-Bicocca. Nelle sue ricerche, Re progetta nanoparticelle per la veicolazione di farmaci e acidi nucleici al sistema nervoso centrale, per il trattamento di tumori cerebrali e malattie neurodegenerative. In particolare, la sintesi di nanoparticelle biocompatibili e biodegradabili per il rilascio controllato di farmaci, in grado di superare le barriere biologiche, tra cui la barriera emato-encefalica, che protegge il cervello. «Il 98 per cento dei farmaci non riesce a oltrepassare questa barriera», dice la professoressa: «Il nostro auspicio è creare nanodispositivi in grado di portare davvero i farmaci al cervello». A questo scopo, Re progetta anche biomateriali impiantabili a livello cerebrale per il rilascio controllato di farmaci e nanoparticelle.

© Andreas Heddergott / TU Muenchen Verwendung frei fuer die Berichterstattung ueber die TU Muenchen unter Nennung des Copyrights

ALESSANDRO REALI. Classe 1977, pluripremiato, è professore ordinario presso l’Università degli Studi di Pavia, dove dirige il dipartimento di Ingegneria civile e Architettura, tra i 180 dipartimenti italiani d'eccellenza. I suoi temi di ricerca riguardano vari campi dell'ingegneria, tra cui la simulazione numerica, la meccanica strutturale e dei materiali, la biomeccanica. In nome dell'interdisciplinarietà. In sostanza, attraverso simulazioni al computer Reale cerca di predire il comportamento di strutture, fluidi, le loro intersezioni. E anche il comportamento di crescita dei tumori. «Risolvo problemi. Lavoro insieme a medici, ad esempio del San Raffaele di Milano e del Policlinico di Pavia, biologi, chimici, matematici, ma anche con economisti. Ha coordinato numerosi progetti di ricerca internazionali e nazionali, tra cui un ERC Grant dello European Research Council, ed è uno dei soci fondatori di ERC in Italy, l'associazione dei vincitori italiani di ERC Grant.

GAYA SPOLVERATO. Professoressa associata di Chirurgia nell'università di Padova, 38 anni, ha eseguito oltre 3.500 interventi di chirurgia maggiore da primo operatore, specializzata in chirurgia oncologica gastrointestinale e dei sarcomi dei tessuti molli. Esperienze internazionali di eccellenza, tra cui il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, nel 2015 Spolverato ha cofondato Women in Surgery Italia, l’associazione delle chirurghe italiane, di cui è presidente dal 2018. La sua missione, come delegata alle politiche per le pari opportunità dell'ateneo, è rafforzare il ruolo delle donne (e tutelare le altre diversità) all'interno dell'università. «Oggi il 30 per cento dei primari è donna, non si supera il 7 per cento nella chirurgia. Bisogna migliorare la formazione: sto sperimentando una scuola di leadership che diventerà operativa dal prossimo anno, per consentire alle donne di candidarsi alle posizioni apicali».