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Caso Imane Khelif, una sola, grama consolazione: i talk show erano (quasi) in pausa

di Beatrice Dondi   12 agosto 2024

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Le orrende parole sulla pugile algerina almeno sono state confinate sui social. Chissà cosa sarebbe successo se gli studi televisivi fossero stati in piena attività

Addio monti, diceva qualcuno che ci sapeva fare. E con quel briciolo di nostalgia ripescata da una memoria lontana, scorre un brivido che porta alla luce una dura verità: le Olimpiadi sono finite. E al di là del piacere duro e puro scatenato dall’adrenalina giocosa, avanza con bieca lucidità l’idea che le male parole, frutto di mali pensieri esibiti in sovrabbondanza nella tv ordinaria, non avranno più alcun velo pietoso pronto a oscurarle. Perché è vero che sul caso di Imane Khelif è stato detto qualsiasi orrore, ma per fortuna i talk show di prima classe erano con la pancia al sole e non hanno potuto pasturare nella polemica come gli aggrada di solito. 

 

Così, ci si è limitati a "Zona Bianca" con un solo Vannacci pronto a slacciarsi pantaloni per mostrare il suo genere, che poi si potrebbe commentare ma diventa faticosa solo l'idea.

 

Ci sono state le esternazioni sparse di Francesco Giubilei, che non trovando una platea abbastanza vasta a causa delle ferie condivise degli altri programmi, ha pensato bene di girare i pochi rimasti per sbandierare un nascosto lato femminista: «Consentire a un'atleta con cromosomi maschili di prendere a botte una donna distrugge decenni di battaglie di diritti delle donne» ha sentenziato a “L’aria che tira” (La7). E a poco è valso il blando tentativo di smentita, perché quando uno ne sa di sesso, pugilato e diritti non c’è dibattito che tenga. 

 

Stesso stile per il vicedirettore della Verità Francesco Borgonovo nello studio di “In Onda”, e il fatto che la pugile algerina sia una donna nata donna diventa un dettaglio perché i documenti non fanno giurisprudenza. 

 

Suscita un certo timore lo scenario distopico se un caso come questo fosse scoppiato nel bel mezzo della stagione, con gli studi riempiti a forza di esperti genetisti, elogi di presidenti anzi mamme, anzi mamme presidenti, e coppie di cromosomi X e Y chiamate a dire la loro, tra fischi e applausi nelle arene da piccolo schermo. 

 

E fa abbastanza paura pensare come avrebbero potuto radiografare quel padre costretto a esibire sui social l’atto di nascita della figlia, mentre onorevoli poco onorevoli si sentivano in obbligo di dire la loro, fortunatamente confinati solo nei loro cellulari. 

 

Invece, si è goduta la quiete, un attimo prima della implacabile tempesta. 

 

Sì, per carità, c’è stata qualche figura barbina nelle “Notti olimpiche”, in cui il gesto scomposto e la parola ardita hanno fatto notizia loro malgrado, ma in mezzo a talmente tanto altro che si è voluto bene persino a Rai Due e al suo pieno d’ascolti, col pubblico riunito e imbambolato da ori, argenti e mirre, che faceva il tifo in modo gioioso al punto che se non fosse stato per le temperature da record poteva venire in mente Sanremo. 

 

Ora, mancano una manciata di ore e poi tornerà visibile la mucillagine da talk show. E ci toccherà rimpiangere l’acqua della Senna.