
Il blitz ordinato dalla procura di Milano è legato all’inchiesta-base che il 9 ottobre ha portato in carcere il fiscalista Andrea Baroni, uno dei fondatori e dirigenti della Tax & Finance, accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di fondi neri per ricchi evasori italiani. Baroni ha lavorato per anni nella sede di Lugano della T&F al fianco di Gerardo Segat, noto alle cronache come consulente (advisor) di mister Bee Thaechaubol nella trattativa per acquistare il 48 per cento del Milan: l’uomo d’affari thailandese dichiara di guidare una misteriosa cordata di investitori disposti a sborsare ben 480 milioni senza ottenere la maggioranza delle azioni rossonere.
In operazioni del genere di solito il compratore cerca consulenti indipendenti, senza legami con il venditore. Già ai primi di settembre “l’Espresso” aveva però rivelato che la T&F fa capo a tre professionisti italiani, tra cui Baroni, che vent’anni fa lavoravano a Londra con l’avvocato David Mills: proprio lui, il creatore del sistema di società offshore al centro dei processi che nel 2013 sono sfociati nella condanna definitiva per frode fiscale del leader di Forza Italia. Ora la nuova indagine dei pm milanesi sta portando alla luce altri collegamenti tra la T&F, i soldi del calcio e il mondo di Berlusconi.
Baroni è finito in manette con l’accusa di aver aiutato clienti italiani a evadere le tasse attraverso strutture architettate dalla T&F per nascondere soldi all’estero: offshore, fiduciarie anonime e società di comodo. Negli atti dell’arresto i magistrati citavano solo gli otto casi più vistosi: la punta dell’iceberg. Mentre Baroni, in carcere, sceglie il silenzio e rifiuta di farsi interrogare, in queste settimane la Guardia di Finanza ha perquisito un secondo plotone di 16 società italiane.
Secondo gli elementi raccolti dall’accusa (intercettazioni, documenti e testimonianze), anche quelle aziende avrebbero spostato soldi all’estero attraverso la T&F, trattando proprio con Baroni. Nell’atto di perquisizione la Procura cita solo lui come indagato, almeno per ora: le società potranno provare di aver fatto regolari operazioni all’estero, legalmente evidenziate nei bilanci e dichiarate al fisco. In caso contrario, saranno guai seri.
Nella lista delle aziende perquisite, oltre alla società milanese che gestisce gli aerei Fininvest, spicca la Malgara Chiari & Forti. Si tratta della capogruppo, con sede a Verona, delle aziende alimentari controllate da Giulio Malgara, che è anche il presidente dell’Auditel, l’organismo che certifica gli ascolti televisivi da cui dipende il mercato pubblicitario (in questi giorni sospesa). Malgara è un imprenditore da sempre legato al leader di Forza Italia. Nella storica inchiesta All Iberian, caduta in prescrizione dopo la riforma berlusconiana del falso in bilancio, uno dei capi d’accusa riguardava «un finanziamento occulto di tre milioni di euro a Giulio Malgara», concesso segretamente dalla tesoreria offshore dei fondi neri del gruppo Fininvest.
L’inchiesta su Baroni ha portato la Guardia di Finanza anche in provincia di Treviso, negli uffici della Zoppas Industries, che controlla le attività dell’omonima famiglia veneta dopo la cessione del famoso marchio di elettrodomestici. Tra Bologna e Reggio sono state perquisite le sedi di Amplio Energy Europe (impianti solari), Litokol (materiali da costruzione), Mokarabia (caffè) e Fiori Group (macchinari da cava e da cantiere). E tra le società piemontesi la Procura vuole capire come sia potuta finire tra i clienti di Baroni la Tacchini Group srl, anche se dal 2007 è in concordato preventivo, per pagare i debiti del fallimento, e quindi in amministrazione giudiziaria.
A Milano gli inquirenti hanno ispezionato una società di operatori di Borsa, la Comoi sim, e un’azienda simbolo del fumetto italiano, la Sergio Bonelli Editore, che ai tempi di Tangentopoli, con una difesa degna di Tex Willer, fu riconosciuta vittima di concussioni fiscali. Al setaccio anche la TrueStar, la società privata che incellofana i bagagli negli aeroporti e nel 2011 ha trovato come socio di minoranza lo Stato italiano (25 per cento) con il fondo pubblico Fii. Il titolare, Fabio Talin, vicentino con residenza a Sankt Moritz, ha avuto stretti legami con Paolo Berlusconi.
Tra i clienti di T&F (e in precedenza del barone Filippo Dollfus, ora ai domiciliari) già nell’ordine d’arresto di Baroni veniva citato Marco Bogarelli, il numero uno di Infront, la società privata scelta dai vertici della Lega calcio per organizzare l’asta da 945 milioni per i diritti televisivi. Proprio dalle intercettazioni di Baroni sono nati i tronconi d’inchiesta sul calcio. La procura indaga su presunti finanziamenti clandestini di Infront al Genoa di Enrico Preziosi (15 milioni all’estero, con la sponda dell’imprenditore Riccardo Silva), al Bari di Gianluca Paparesta (mezzo milione con una sponsorizzazione, ritenuta fittizia, della terza maglia) e ad altre squadre con bilanci a rischio di esclusione dai campionati. E sulle presunte manovre con almeno due dirigenti Mediaset per aggiustare i bandi, favorire le tv di Berlusconi e danneggiare concorrenti come Sky nella grande gara per tre anni di immagini del calcio italiano di serie A e B.
Ora, tra i clienti di T&F, compaiono altre sigle legate allo sport. Dopo l’agente del tennis Luigi Ugo Colombini e l’imprenditore di sponsorizzazioni e Formula 1 Manfredi Ravetto, è stata perquisita la società A&J di Bergamo, che ha gestito i contratti di famosi ciclisti e da qualche mese è in liquidazione. L’ennesimo aggancio tra gli affari dello sport e la presunta centrale svizzera dei fondi neri. L’inchiesta è solo agli inizi e punta al cuore del calcio moderno: i soldi.