Chi è Vito Roberto Palazzolo il grande riciclatore dei soldi di Cosa Nostra 

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Un giorno Totò Riina lo convocò e mise le cose in chiaro: «Per Cosa Nostra deve trattare come me». Con questa investitura alla fine degli anni Settanta Vito Roberto Palazzolo è diventato il grande riciclatore dei soldi di Cosa Nostra. ?Oggi il manager, partito da Terrasini e passato attraverso ?tre Continenti, ha deciso di collaborare con la magistratura, perché - ha detto ai pm di Palermo - «voglio pagare il mio conto». Non è un pentito ma solo un “dichiarante”, che per questo ha potuto lasciare il regime severo del 41 bis. E ha firmato almeno 18 verbali, in cui sostiene di essere stato «usato» dalla mafia, che ha «abusato» delle sue capacità.
È la preistoria degli affari corleonesi, molto difficile da riscontrare. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Francesco Del Bene e Dario Scaletta - che presto voleranno ?in Sudafrica - hanno affidato alle Fiamme Gialle il compito ?di trovare i riscontri alle dichiarazioni del padrino di denari. Come la questione degli «80 milioni di dollari trasferiti ?in pochi anni dall’America in Svizzera. Li nascondevamo dentro le valigie e i corrieri riuscivano a evitare i controlli».

Il suo ingresso negli affari di Cosa Nostra è cominciato ?con la famiglia di Partinico, quella che - come ha raccontato lo stesso Palazzolo - offrì protezione a Totò Riina dopo l’omicidio di Michele Navarra, il medico capomafia di Corleone. Il capo dei capi venne informato delle capacità finanziarie di quel giovanotto attivo in Svizzera e chiese ?di incontrarlo: si videro in Sicilia, dove Palazzolo tornava per ?le vacanze. Due anni dopo Riina gli diede appuntamento in territorio elvetico, durante una misteriosa trasferta: «Siamo stati due giorni assieme. Abbiamo parlato di tante cose».

PALAZZOLO DIVENNE IL COLLETTORE del riciclaggio ?dei più potenti mafiosi di Palermo e provincia. Nelle sue deposizioni ci sono i nomi del capo di Bagheria, Leonardo Greco; del boss di Pagliarelli, Nino Rotolo; di Nino Madonia, signore di Resuttana; di Rosario Naimo che partì da San Lorenzo per gli States ed oggi è un collaboratore di giustizia. Sono ricostruzioni ricche di dettagli. Ha descritto una villa ?nel comune di Trappeto che sarebbe appartenuta al padrino ?di Partinico Antonino Geraci: una dimora che era diventata ?la centrale degli affari mafiosi, con i boss che portavano «in contanti, dentro i sacchi della spazzatura» i soldi da investire all’estero e un gran viavai: «Brusca, Bagarella, Riina, Agate ?e molti altri mafiosi trapanesi».

Far viaggiare il denaro cash diventa però pericoloso. E allora «mi sono inventato», mette ?a verbale Palazzolo, «le compensazioni finanziarie tra istituti bancari e società con sedi a New York e in Svizzera». È l’inizio della trasformazione finanziaria di Cosa Nostra, quella che ?ha rimpiazzato il piombo con gli investimenti. Il dichiarante ?è prodigo di storie sui vizi nascosti dei vecchi padrini tra «donne, ristoranti e lusso», mentre non pare altrettanto informato sulle rotte recenti del riciclaggio. Le sue conoscenze sono datate, anche se estese. Ha parlato pure ?di un villaggio vacanze nel Trapanese, da lui ideato, che ha incontrato «diversi ostacoli burocratici»: difficoltà risolte ?con il «pagamento delle tangenti» a politici e amministratori. Spiegando che c’era «una corruzione capillare che andava ?da Roma fino in giù».

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