Mondo
1 marzo, 2010

"Il Cile saprà reagire al terremoto"

Lo scrittore cileno Roberto Ampuero commenta la situazione nel paese sudamericano dopo il sisma che l'ha colpito e dice: "Le istituzioni sono solide, non sarà un'altra Haiti"

ASCOLTA l'audio integrale - in inglese - dell'intervista a Roberto Ampuero

NEW YORK
. I cileni se l'aspettavano. Senza sapere esattamente dove e quando, sentivano che un terremoto di grosse proporzioni si sarebbe abbattuto presto sul loro paese, un terreno da sempre esposto a scosse sismiche. “Ero in Cile un paio di settimane fa e parlando con amici che vivono in campagna mi aveva detto che temevano The Big One", dice Roberto Ampuero, scrittore cileno trapiantato da molti anni negli Stati Uniti. I suoi romanzi sono stati tradotti anche in italiano compreso il suo ultimo, 'Il caso Neruda', pubblicato lo scorso anno da Garzanti.

Qualche settimana fa il devastante terremoto ad Haiti, ora in Cile. In che modo si differenziano questi due disastri naturali?

"C'è una similitudine da cui non si può scappare: sia in un paese che nell'altro sono morti esseri umani il cui destino ha cambiato corso da un istante all'altro, perchè il destino non guarda in faccia a nessuno, non guarda se sei ricco o se sei povero".

Il Cile avrà bisogno di aiuti internazionali come Haiti?
"Il Cile è il paese più prospero del Sud America. L'introito medio è di 15 mila dollari all'anno e dunque non dovrà fare conto sulla solidarietà internazionale come un paese povero come Haiti. Anzi, l'aviazione cilena è attualmente a Haiti e continua a aiutare nelle operazioni per cercare di riportare la normalità in quel paese. In Cile, a differenza di Haiti, gli edifici sono sempre costruiti in rispetto delle più strette norme antisismiche".

Norme antisismiche che vengono rispettate? "Eccome. In Cile i livelli di corruzione sono bassissimi e per lo più i costruttori edili non cercano di risparmiare ingannando perchè dal giorno stesso in cui nasciamo diventiamo coscienti di vivere in un paese esposto a terremoti. Non dimentichiamo che uno dei terremoti più terribili che ci sia mai stato, di forza 11, si verificò nel mio paese nel 1960".

Il governo dunque è pronto a far fronte alla situazione?
"Nel mio paese ci sono istituzioni molto solide. E' un detto cileno che ogni singolo presidente nel corso del suo mandato deve fare i conti con almeno un terremoto. Pensi che il nuovo presidente, Sebastian Pinera, si insedierà l'11 marzo eppure il suo governo di transizione sta già facendo i conti con un terremoto. Sono certo che sta già rivedendo i budget e le priorità che si era dato".

Ha amici o familiari nella zona dell'epicentro?
"I miei genitori sono vicino a Valparaiso, a 400 chilometri dall'epicentro, e mi hanno detto che è stata una scossa terribile che ha mandato in frantumi piatti e bicchieri. Hanno visto un pesante frigorifero rovesciarsi per terra".

Come ha saputo di questo disastro?
"Sono abituato a svegliarmi presto e a mettermi subito a scrivere. E anche sabato mi sono messo alla scrivania e non ho guardato le ultime notizie. Poi alle 8 ho ricevuto un messaggio da mia sorella che vive a Londra. Mi ha tranquillizato che i nostri genitori ottantenni stanno bene ma non ho potuto parlare con loro direttamente perchè le linee telefoniche sono interrotte".

E la sua reazione immediata?
"Mi è tornato in mente quando ero piccolo. Tutti i bambini cileni imparano già a scuola cosa fare in caso di terremoto. Anche adesso che sono adulto e che vivo in una parte degli Stati Uniti non soggetta a terremoti, mi viene sempre spontaneo pensare a quale sarebbe la via d'uscita se mi trovasse in un terremoto. E' parte dll'animo cileno. E' parte della nostra personalitì e della nostra cultura".

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