È il solo modo per arrivare alla pace nella regione dove Obama persegue una politica imperiale. Parola di grande scrittore. Colloquio con Tariq Ali

"Questa 'nuova strategia' per l'Afghanistan è un tentativo di Barack Obama di guadagnare punti in politica interna. Poi, un chiaro sintomo di disperazione. In questa guerra, che va avanti dal 2001, gli Stati Uniti e i loro alleati non sono stati in grado di compiere nulla di positivo. Anzi, per il modo in cui hanno agito finanziariamente, militarmente e politicamente, sono riusciti anche ad alienarsi una buona fetta della popolazionhe". Parla Tariq Ali, pakistano, direttore della 'New Left Review' inglese e scrittore di fama mondiale.

Tariq Ali, lei non salva proprio nulla della strategia occidentale per Afghanistan e Pakistan.
"Quando sento che vogliono 'reintegrare i taliban mi viene da ridere. Con chi vogliono cercare di parlare? La geniale idea che gli Usa possano mettere in atto in Afghanistan la stessa strategia applicata in Iraq, e cioè pagare alcuni segmenti degli insorti, non funzionerà affatto. Anche se una piccola parte degli insorti dovesse decidere di unirsi al governo di coalizione, credere che facciano sul serio è folle. La cosa più probabile è che giochino su due fronti, in attesa di tempi migliori. Fingeranno di collaborare per essere addestrati miltarmente, e poi tornare a combattere".

Obama dice anche che ritirerà le truppe statunitensi nel 2011.
"Non penso che lo farà. Obama aveva anche detto, prima di essere eletto, che avrebbe ritirato le truppe dall'Iraq. E sappiamo che sono ancora là. Circa 50 mila soldati rimarranno in Iraq, e in Afghanistan succederà lo stesso. Gli americani stanno costruendo basi permanenti a Bagram e in altre zone, e manterranno le truppe nelle basi ritirandole solo dalle maggiori città. Ma questa non è nient'altro che occupazione occulta, non aiuterà alcun governo che la appoggi".

E il cosiddetto approccio regionale? Il tentativo di affrontare il problema Afghanistan in una prospettiva più ampia?
"Un serio approccio regionale sarebbe mettere attorno a un tavolo Iran, Cina, Pakistan e Russia dicendo: 'Noi ce ne andiamo. Voi avete influenze di vario genere in questo Paese, siete responsabili della stabilità della regione'. Invece gli Stati Uniti dicono: 'Aiutateci'. Vogliono soltanto che Cina, Pakistan e Iran siano coinvolti nella sconfitta".

E l'Af-Pak, cioè una sola strategia per Afghanistan e Pakistan, l'altra linea guida Usa nell'area?
"Che vuol dire Af-Pak? È soltanto un modo di dire che questa non è una matassa semplice da sbrogliare e che questa è anche una guerra del Pakistan".

Obama ha presentato questo tipo di approccio come qualcosa di nuovo rispetto al passato.

"Obama, da quando è presidente, ha ordinato più attacchi con i drone in territorio pakistano che Bush in otto anni. Nell'approccio al Medioriente e all'Iraq Obama sta seguendo la politica di Bush e in Afghanistan sta addirittura peggiorando la situazione. Ciò a cui stiamo assistendo in realtà è un'aperta affermazione pratica dell'imperialismo americano. A questo punto gli Usa hanno basi militari in 90 paesi. Lo so che è di moda adesso affermare che la supremazia americana sta per finire. Non è vero. È vero economicamente, ma la debolezza economica americana viene compensata dal potere militare".

Lei citava gli attacchi in Pakistan. Islamabad è sull'orlo del collasso, e nessuno sembra in grado di risolvere la questione.

"Eppure la soluzione è molto elementare. Avere un governo che faccia qualcosa per il proprio Paese: cibo, sanità, scuole. Ma non succederà. Adesso abbiamo un imbroglione, un gangster alla guida del Paese, e agli americani sta bene così. Non so quanto durerà, ma quando Zardari andrà via c'è già un gruppo di politici, forse meno truffaldino, pronto a prendere il potere".

Si dice che potrebbe anche tornare l'ex presidente Musharraf.
"No, è troppo compromesso".

Agli americani piace.
"Gli piace di più Zardari, perché fa ciò che gli chiedono, senza alcun ritegno. Di recente c'è stato lo scandalo Blackwater, una compagnia di mercenari americani che combatte in Pakistan. Prima il governo ha negato, poi ha ammeso la presenza di mercenari e truppe Usa. Il ministro degli Interni aveva giurato che se qualcuno avesse dimostrato la loro presenza si sarebbe dimesso. Stiamo ancora aspettando...".

In Pakistan ci sarà un altro colpo di Stato militare?
"Il problema non è se, ma quando. Se risulterà evidente che c'è un serio rischio di deterioramento della situazione di legge e ordine, gli americani chiederanno ai militari di intervenire. A Islamabad, i generali non vanno mai al governo senza consultarsi prima con Washington e con l'intelligence militare del Pentagono".

E la cosiddetta società civile?
"La cosiddetta società civile in Pakistan è sempre stata debole. Di recente abbiamo avuto il movimento degli avvocati per una magistratura indipendente, ed è il miglior movimento che il Paese abbia mai avuto in 40 anni. Ha dato molta speranza alla gente, e il giudice della Corte Suprema Ifthikar Chaudry è molto popolare nel Paese. Ma è soltanto un giudice, non un politico. Non può promuovere iniziative. Se i militari prendono il potere, penso che che la Corte Suprema si dimetterà piuttosto che benedire il nuovo governo. Ma a che servirà?".

Quale potrebbe essere l'inizio di una soluzione per l'Afghanistan e per tutta la regione?
"Il ritiro delle truppe occidentali. Senza questo, ci potrà essere una tregua, mai una vera soluzione".

Gli americani sono ossessionati dall'eventualità che le basi nucleari cadano in mani jihadiste.
"È una stupida idea e nessuna persona seria, neanche negli Usa, lo pensa veramente. I siti nucleari pakistani sono attentamente controllati. L'unica eventualità in cui una cosa simile potrebbe accadere, è se si verificasse una scissione all'interno dell'esercito. E questo può succedere solo se gli Usa mettono sotto pressione l'esercito. Ma allora sarebbe colpa loro, e non sarebbero i jihadisti a prendere il controllo ma una parte dell'esercito a loro favorevole".

E questo è proprio l'argomento principale adoperato per giustificare la presenza dei militari Usa nella regione.

"Ma è folle. Perché più a lungo gli Usa rimangono nell'area, più possibilità ci sono che accada proprio ciò che vogliono evitare. Se se ne vanno, le cose si stabilizzeranno, come è sempre successo. La guerra al terrorismo ha solo creato più terrorismo".