Se in Italia a fare boom è stato il comico genovese, in tutto il Nord Europa sta sfondando un partito con origini e istanze molto simili a quelle del Movimento 5 Stelle. Ecco che cos'è
di Stefano Vastano
28 maggio 2012
Uno strano spettro s'aggira per l'Europa. Un fantasma che si sta materializzando in Germania. Anche se ha mosso i primi passi in Svezia, culla del movimento post-postmoderno dei Pirati: appunto lo spettro che scuote i partiti tradizionali. Vaga per Norvegia, Austria e Olanda. È stato avvistato in Inghilterra, Canada e persino Nuova Zelanda. Con le loro bandierine colorate, l'emblema della vela col vento in poppa, i Pirati del Ventunesimo secolo assaltano i palazzi del potere. Predicando valori apparentemente astratti, "Free Internet", "Free Knowledge", "Open Society", però di forte presa soprattutto tra i giovani.
"È un'internazionale dell'antipolitica", avverte il politologo Hajo Schumacher, "e ha tutti i mezzi per scardinare la nostra società". Semplicemente perché i cannoni da loro usati (la comunicazione on line, i video-chat su "mumble" o la piattaforma di LiquidFeedback) "stanno sfracellando il sistema dei partiti di massa", aggiunge Schumacher, "e rendendo obsolete le categorie di destra e sinistra". Sono dunque loro i nuovi rivoluzionari? Di sicuro hanno un'agenda e una strategia. Primo: radicarsi in modo capillare nel territorio espugnando una dopo l'altra le città, e poi le regioni. Secondo: puntare all'arrembaggio del potere centrale. Questo Die Piraten Partei sta facendo in Germania. L'assalto è cominciato a Berlino, nel settembre 2011 (8,9 per cento dei voti). E proseguito nella Saarland e nello Schleswig-Holstein (rispettivamente 7,4 e l'8,2 per cento). Infine il 13 maggio l'8 per cento nell'ormai famoso e ricco Nordreno-Vestfalia dove 700 mila persone li hanno votati, mandando 20 Piraten nel Parlamento del Land a Düsseldorf. "Sono una formazione liquida e trasversale in tutti i sensi", spiega ancora Schumacher. Prendono voti a destra e a sinistra. Nella capitale, ad esempio, hanno risucchiato il 12 per cento alla Cdu della cancelliera Merkel. E il 14 ai socialdemocratici. Sono i più giovani, dai 18 ai 25 anni, a essere ammaliati dai loro principi ultra-liberali e dalle loro piattaforme on line. A differenza dei professori e benestanti fan dei Verdi, i Piraten attraggono soprattutto i liberi professionisti.
La loro avanzata fa impressione. Ha commentato il settimanale "Der Spiegel": "Dagli anni '30, dall'ascesa al potere dei nazisti, non si vedeva in Germania un partito con un decollo così fulminante". Al loro primo raduno, una sera di settembre 2006 nel C-Base, un club della scena Web di Berlino, c'erano 53 persone. "Oggi", dice orgogliosa Cornelia Otto, la sociologa del partito nella sede centrale a Berlino, "abbiamo 30 mila entusiasti militanti". Che cosa elettrizza questi corsari e che cosa rende così sexy i loro capi? "Siamo un gruppo di gente normalissima", risponde con evangelica quiete Sebastian Nerz, uno dei pirati-fondatori (vedi intervista a fianco). "Soprattutto siamo cittadini stanchi dei vecchi partiti, dei vecchi modi di far politica e dell'arroganza di vecchi politici". Basta un salto nella "tana" della Pflug Strasse per accorgersene. "Paghiamo mille euro al mese per la nostra sede", informa Manuel Schneider, il tesoriere, "siamo il partito che spende di meno in assoluto".
Due stanzette al pianterreno di un quartiere periferico: di più ai Piraten non serve per organizzare le scorribande. "La nostra comunicazione si svolge tutta via Internet", chiosa Christiane Schinkel, 42 anni, di professione grafica: "Il movimento ha cambiato la nostra vita. Sino a tre anni fa non facevo politica, poi ho iniziato a chattare e la mia esistenza è stata sconvolta".
Oggi Christiane è la potente presidente dei Piraten a Berlino. Ancora non le hanno stampato neanche i biglietti da visita che spettano a un capogruppo di 15 deputati nella giunta di Berlino:"Ma non mi sento un presidente, il senso della nostra politica è abolire le gerarchie e infondere più fiducia a ogni cittadino". Se si diventa Pirata, teorizza l'ideologa Cornelia Otto, "è per sentirsi parte attiva di una democrazia diretta. Siamo nell'epoca di un nuovo illuminismo digitale che crea più partecipazione politica". È la liturgia della "partezipation", uno dei motivi del successo, non l'unico. Gli altri partiti - dalla Cdu della Merkel alla Spd ai Verdi - soffrono un'emorragia d'iscritti. "Noi invece attiriamo la gente", commenta Anita Möllering, la portavoce, "perché siamo assolutamente trasparenti". "Transparenz" è l'altra parola magica: "Nelle nostre finanze come nelle nostre procedure decisionali domina la trasparenza". Anita è l'unica Pirata in tutta la Germania a percepire uno stipendio. "Il resto della ciurma", dice Christopher Lauer, deputato berlinese, "fa politica per passione, non per soldi". Un vero Pirata si vergogna di essere pagato e ha paura di esserlo, non vuole essere né corrotto né ricattabile". Manuel, il tesoriere, conferma: "Le uniche risorse che entrano in cassa sono i 4 euro mensili degli iscritti". Zero sovvenzioni. Per loro "la politica è un onore, non un onere". Questo ethos della castità ricorda "lo spirito francescano del '68", dice Ursula Hielschev, 60 anni, "e la vitalità delle assemblee di noi ex sessantottini". È l'altro tratto della banda. "Sono un partito radicalmente intergenerazionale", secondo Schumacher. Ogni martedì al Kinsky Club, un baretto di Berlino, si radunano Piraten di tutte le età, ragazzini e sessantenni come Ursula, a cui pare "di rivivere i bei tempi di Lotta continua".
Va bene la Rete e la filosofia delle decisioni orizzontali. Ma che cosa ne pensano i Pirati delle scelte che vanno fatte in temi complessi come quelli dell'economia? Cornelia ascolta la domanda poi apre il suo computer portatile, clicca su un Piraten-pad e dice: "In questo momento 500 Pirati stanno discutendo del patto fiscale". Raccolte e scremate, le opinioni vengono poi portate al convegno nazionale (il prossimo, il secondo, si terrà a Bochum) e qui votate a suon di clic. Dall'euro ai Fondi salva-Stati, dalle riforme della scuola alla politica estera nei Piraten è tutto così: "Siamo gli unici", riassume Christiane Schinkel, "a praticare la democrazia orizzontale digitale. È bello sentirsi dentro un'intelligenza collettiva".
Un'illusione, una pia speranza? Sta di fatto che i big della politica tradizionale un po' di invidia la provano per questa ventata di novità. Sigmar Gabriel, presidente della Spd: "Non è male per una società democratica avere fermenti così attivi". Succhiano energie anche alla sinistra, "ma mi sono simpatici", ammette uno scrittore ex sessantottino come Peter Schneider, "specie per le loro richieste di un salario garantito a tutti". Una delle tante utopie rivendicate dai Piraten (l'altra è quella di una energia "verde e sociale al 100 per cento").
Persino l'editore del giornale conservatore "Frankfurter Allgemeine Zeitung" Frank Schirrmacher li trova accattivanti perché "stanno iniettando l'ethos del Web nella politica". Tanta simpatia suona quantomeno sospetta. Perché l'apparizione dei Pirati "online" sta facendo invecchiare i politici "offline". Che ancora cercano di capire il fenomeno per sperare di cavalcarlo. Sempre che non sia impresa impossibile.