In un evento di portata mondiale come la morte di Nelson Mandela, non possono mancare retroscena ed aneddoti. Alcuni imbarazzanti, altri divertenti, altri forse per sempre oscuri. A cominciare dagli ultimi istanti di vita dell'ex presidente sudafricano. Era attaccato alle macchine? Parlava? Versioni contraddittorie, in linea con quella che è stata la gestione delle notizie sulla salute del premio Nobel per la Pace da parte di governo, famiglia e amici intimi. La macchina organizzativa, al contrario dei Mondiali di calcio del 2010, si è inceppata diverse volte e il meteo non ha aiutato.
La pioggia ha fatto franare la tomba preparata ad accogliere la salma di Mandela, così da costringere agli straordinari gli addetti alla cerimonia funebre di Qunu. Incalcolabili i ritardi durante gli eventi di commemorazione dell'ex presidente sudafricano. «Non c'è stato il tempo necessario» - hanno fatto sapere da Pretoria.
Portare oltre 90 capi di Stato in un Paese non è impresa facile per nessuno, ma giustificarsi con la mancanza di tempo appare bizzarro, dato che le sirene d'allarme che Madiba stesse per lasciare il suo Sudafrica suonavano ormai da anni.
Il traffico aereo all'aeroporto di Johannesburg è praticamente collassato, con presidenti e primi ministri che hanno dovuto attendere ore nei cieli sudafricani prima di poter atterrare con i loro voli di Stato. Grossi inconvenienti anche per i circa 3mila giornalisti arrivati da tutto il mondo. Quasi sette ore di fila, quattro per chi è stato più fortunato, per accreditarsi alle cerimonie funebri a causa di stampanti mal funzionanti. E a Qunu, il luogo dove Mandela riposerà per sempre, alcuni giornalisti che avevano affittato stanze in prossimità della casa di Madiba sono stati improvvisamente allontanati dalla polizia senza troppi convenevoli.
Ma il tragicomico si è toccato durante la cerimonia ufficiale con in capi di Stato al Soccer City di Johannesburg, dove il traduttore per i sordi gesticolava a caso, quasi come un rapper americano.Finito nell'occhio del ciclone si è giustificato dicendo di aver avuto delle allucinazioni tali da vedere figure angeliche davanti ai suoi occhi.
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L'arcivescovo emerito anglicano Desmond Tutu non poteva mancare all'evento, ma non poteva immaginare che tra una stretta di mano con un capo di Stato e un convenevole con un primo ministro, la sua residenza di Città del Capo venisse svaligiata completamente.
Che dire, poi, dell'ennesimo episodio di censura da parte della tv di Stato sudafricana SABC. Non potendo mettere a tacere uno ad uno i circa 50mila presenti al Soccer City di Johannesburg che hanno fischiato sonoramente il presidente Zuma al suo ingresso, ha deciso di farlo eliminando completamente l'audio attraverso una operazione acustica degna di nota.
Naturalmente non poteva mancare la rete, dove su Twitter sarebbe stata postata una foto del volto di Nelson Mandela da morto, salvo poi scoprirsi una bufala, data anche la requisizione preventiva di cellulari e fotocamere prima di accedere a Union Building, dove è stato esposta la salma di Madiba.
Secondo alcune ricerche americane il marchio Mandela è secondo solo alla Coca Cola in termini di vendita, ma in questi giorni probabilmente lo supera di gran lunga. Oltre ai distributori ufficiali di magliette, libri e gadget vari; nelle strade di Johannesburg, Pretoria e soprattutto nel suo villaggio natale, Qunu, i venditori ambulanti sono spuntati come funghi.
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C'è chi ha trovato il modo di stampare illegalmente magliette con il suo volto, chi vende presunti oggetti appartenuti a Madiba da giovane, ma soprattutto, ormai da mesi, è iniziato il business degli affitti. Per una stanza con bagno, prossima alla casa rurale dell'icona della lotta all'apartheid, si può arrivare a spendere anche 150 euro al giorno, una cifra esorbitante da queste parti.
Indirettamente l'ultimo regalo di Nelson Mandela alla sua gente, che ha compreso il momento storico per il Paese e sta cercando di capitalizzarlo al massimo.