Anche la Cina non sfugge alla regola che petrolio, tangenti e società offshore sono intrecciati tra loro intimamente, proprio come avviene nel mondo occidentale. Ed è intorno a questo legame che ruota la seconda puntata di “China Leaks”, l'inchiesta svolta da “The International Consortium of Investigative Journalists” (Icij), associazione di giornalismo investigativo di Washington.
Sono tre i big del petrolio cinese: “China Petroleum and Chemical Coprp.” (CPCC, detta anche Sinopec), China National Petroleum Corporation” (CNPC, detta anche Petrochina), “China National Offshore Oil Company” (CNOOC). In particolare, nella classifica 2013 di “Fortune,” la Sinopec, con un fatturato di 428 miliardi di dollari, è il quarto più grosso gruppo mondiale alle spalle di “Royal Dutch Shell”, “Wal-Mart” e Exxon Mobil”, mentre Petrochina è il quinto, con 408 miliardi di dollari. Molti manager di questi colossi hanno costituito dozzine di compagnie nelle British Virgin Islands (Bvi), nelle Cook Islands e in altre località tra il 1995 e il 2008.
Fare affari ricorrendo ai paradisi fiscali e alle loro strutture è quindi ormai una procedura standard anche nel paese dove il comunismo è al potere e dove i casi di corruzione abbondano. Ecco che cosa scrivono i giornalisti di Icij: “Un rapporto interno del governo compilato dalla Bank of China ha rivelato che dipendenti di aziende controllate dallo Stato e altri dirigenti pubblici hanno trasferito più di 120 miliardi di dollari dalla Cina fin dalla metà degli anni ‘90. Gran parte di questo denaro è passato attraverso le British Virgin Islands e altri rifugi offshore”.
Tra i primi a pagare proprio il presidente di Sinopec, Chen Tonghai, condannato a morte, con pena sospesa, per aver preso 28 milioni di dollari in mazzette. Ma l'elenco continua, sempre più in alto, fino ai vertici dello Stato. E’ Zhou Yongkang, la vittima più illustre, che ora è un ex di tutto: zar della sicurezza nazionale; uno dei membri del Politburo, il potentissimo organismo politico, dal 2007; ma anche, per 30 anni, top manager della CNPC, ovvero Petrochina. Ed è proprio qui, nei suoi vecchi uffici da dove aveva cominciato la scalata alle gerarchie del partito comunista, che nel 2012 si è fatto vivo per il discorso d'addio, prima della pensione. La quiete prima della tempesta. Che è scoppiata ai primi dello scorso dicembre, quando “l’intoccabile” Zhou, 71 anni, è stato indagato per corruzione: la seconda testa eccellente a cadere dopo quella di Bo Xilal, anche lui ex membro del Politburo, condannato all'ergastolo per tangenti, appropriazione indebita e abuso di potere.
Con Zhou, soprannominato il “Dick Cheney” cinese per la sua influenza nell'industria petrolifera, sono stati travolti anche suoi amici e colleghi, tutti dirigenti di Petrochina Co., una consociata della CNPC quotata a Hong Kong: cinque dirigenti licenziati, compreso l’ex vicepresidente Li Hualin, segretario privato di Zhou. Altri due, invece, arrestati. L'indagine è agli inizi e ancora non si sa se in questa storia spunteranno anche le società offshore. Che, però, ruotano intorno ad alcuni fornitori della stessa CNPC. Come la “Wison Engineering”, un titolo della Borsa di Hong Kong. Il suo presidente e fondatore, Hua Bangsong, che dal 2003 possiede tre offshore alle Bvi, sta collaborando con le autorità. Nel settembre 2013 la sua società era stata sospesa dalle contrattazioni di Borsa, i suoi libri contabili e i suoi conti bancari congelati.
Tra Tortola e Road Town, i due principali centri delle British Virgin Islands, i reporter di Icij hanno scovato altri nomi eccellenti. Ad esempio, la “Adept Act Enterprise Ltd, attiva tra il 2000 e il 2008, ha come “director” e azionista, Zhang Bowen, da dicembre presidente della “Kunlun Energy Ltd”, una filiale della CNPC. Anche ai vertici della CNOOC le società celate dietro i palmizi dei Caraibi abbondano. Che cosa sa Yang Hua, chief executive proprio alla CNOOC, della “Garland International Trading Company Ltd”, di cui risulta amministratore e azionista? A questa domanda nessuna risposta è venuta dal gigante petrolifero. Come anche per Fang Zhi, vicepresidente della CNOOC International, titolare di una misteriosa “Xin Yue Lianping Company Ltd”.
E che cosa se ne fa della “Eagle Energy International Ltd”, nata nel 2007, Zhao Ming? E chi è costui soprattutto? Nient’altro che un ufficiale in pensione, tra l'altro uno degli azionisti della “Zhongxu Investments Co.Ltd”, una società che gestisce molte stazioni di benzina della CNPC. E che ha visto il suo capo arrestato nell'agosto del 2013.