Le immagini girate dagli abitanti di Lugan ricordano a tratti Sarajevo: uomini senza vita, una donna a terra ricoperta di sangue, mucchi di corpi. Ecco la guerra che l'Europa non vuole vedere

Un bombardiere che va all'attacco tra le case e le auto. I razzi che all'improvviso esplodono davanti al parco pubblico e portano la morte nella vita quotidiana di una città. Le immagini che arrivano da Lugansk, nell'Ucraina orientale, abbattono i giri di parole e gli eufemismi: è una guerra, vera. I filmati diffusi sulla Rete mostrano quello che è accaduto lunedì a Lugansk. Un raid che ha ucciso civili, distrutto auto, crivellato le abitazioni e il municipio.
Il governo di Kiev ha inizialmente negato che l'assalto fosse opera delle sue forze armate. E ha fatto circolare una versione di comodo: i danni erano stati provocati da un'arma anti-aerea, fatta partire accidentalmente da alcuni miliziani.

I video choc girati dagli abitanti invece hanno testimoniato cosa era accaduto: un assalto dal cielo, condotto da un Sukhoi 25 dell'aviazione di Kiev. Un bombardiere che ha usato razzi “a saturazione”, destinati a devastare una grande area senza nessuna possibilità di mira. E dopo i dispacci di alcune agenzie internazionali, questa verità che è stata infine riconosciuta anche dalle fonti delle autorità ucraine.
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La scena ripresa subito dopo il raid è drammatica. A tratti ricorda Sarajevo. Si vedono numerosi uomini senza vita. Uno indossa la maglia a righe bianche-azzurra tipica dei miliziani filorussi. Ma c'è una donna a terra, coperta di sangue, che cerca riparo dietro una vettura. Ci sono mucchi di corpi. Uno ha la camicia bianca. Un altro è caduto accanto a un mazzo di chiavi. In un angolo sembra di distinguere due ragazzi. Davanti alla sede del comune, probabilmente il bersaglio della raffica di razzi, c'è una barricata di copertoni.

Il numero delle vittime è incerto, come tutta la situazione nella zona orientale dell'Ucraina, dove in molti centri la popolazione è a maggioranza legata a Mosca ed è insorta contro il nuovo governo di Kiev. Lugansk è una città con mezzo milione di abitanti, a pochi chilometri dal confine russo: lì è nato Sergej Bubka, il campione di salto in alto. In epoca staliniana era stata ribattezzata Vorosilovgrad, in onore del generale sovietico Kliment Vorosilov; poi con la fine dell'Urss è tornata al suo nome storico.

Quello che colpisce di quanto sta accadendo a Lugansk e prima ancora a Donestk è il disinteresse dei media occidentali per l'escalation bellica. Per togliere le città agli insorti, il governo ucraino sta usando sempre più spesso i bombardamenti aerei: attacchi indiscriminati, lanciati a ridosso delle case e dei parchi. È stato segnalato anche l'uso di ordigni a grappolo, per impedire ai ribelli il controllo del territorio. È una guerra, combattuta con in nome dell'Europa. Mentre l'Europa non vuole aprire gli occhi sulla strage che è già cominciata, cancellando dai grandi media le immagini dell'orrore.