Mondo
9 luglio, 2019

A San Marino i magistrati sotto processo non trovano un giudice per loro

<p>San Marino, nella foto la Statua della Liberta&#39; e, sullo sfondo, il Palazzo Pubblico</p>
<p>San Marino, nella foto la Statua della Liberta&#39; e, sullo sfondo, il Palazzo Pubblico</p>

Un paradosso blocca tutta la macchina giudiziaria nella piccola Repubblica. E ora tocca alla politica trovare una soluzione

San Marino, nella foto la Statua della Liberta' e, sullo sfondo, il Palazzo Pubblico

Fino al mese di ottobre i magistrati di San Marino possono stare tranquilli. I processi in cui sono coinvolti non andranno avanti. Anzi, saranno congelati. Succede anche questo nella giustizia amministrata nel monte Titano. È una particolarità riservata alle toghe che sono parte in causa in diversi procedimenti avviati, in alcuni casi, anche dopo la denuncia di cittadini che ritengono di aver subito un torto da chi li deve giudicare. Tutto ciò ha costretto il Collegio dei Garanti della Costituzionalità delle norme, che è la Corte Costituzionale della Repubblica di San Marino, ad invitare l’amministrazione politica del piccolo stato - il Consiglio Grande e Generale - a legiferare per istituire un “giudice speciale” che abbia competenza sulle controversie in cui sono coinvolti i magistrati. Nel caso in cui il potere legislativo non legiferasse entro i termini indicati, il Collegio Garante si riserva la facoltà di decidere dettando provvisoriamente la norma che manca nella loro costituzione.

La piccola estensione del territorio di San Marino - come ricorda il professor Giuseppe Ugo Rescigno, relatore del procedimento e membro effettivo del Collegio dei Garanti - e quindi il piccolo numero di giudici (ad oggi sono dieci Commissari della Legge; molto meno per gli altri organi giudiziari di San Marino) rende probabile che di astensione in astensione o di ricusazione in ricusazione non si trovi alcun giudice, con violazione di un principio fondamentale egualmente contenuto nelle disposizioni costituzionali, quelle secondo cui tutti hanno diritto alla difesa dei propri diritti davanti ad un giudice.

Per il Collegio dei Garanti è evidente che, dato il piccolissimo numero di magistrati, non solo è possibile ma anche probabile che si determini il risultato incostituzionale, una questione che si ripresenta per lo meno dal 1998 e dopo due sentenze della corte costituzionale nel 2004 in cui è stato invitato il legislatore ad intervenire. Ma nulla è cambiato.

Già a marzo dello scorso anno c’era stato una forte scossa giudiziaria nel Titano quando il Consiglio Giudiziario Plenario, l’organismo di autogoverno della magistratura di San Marino, ha sfiduciato prima e revocato poi il dirigente del Tribunale Unico, perché secondo loro aveva «tenuto comportamenti non improntati all’equilibrio», omesso di organizzare il lavoro dei magistrati portando «ad uno stato di disfunzionalità del Tribunale». Avrebbe inoltre «violato il segreto istruttorio riferendo fatti e presunti autori di reati» e omesso di denunciare pressioni da parte di politici nei confronti di alcuni giudici».

Ne seguirono una serie di denunce reciproche tra magistrati (alcuni procedimenti sono adesso fermi) e una spaccatura evidente all’interno del Tribunale, impegnato, dopo la “Tangentopoli del Titano” e “Conto Mazzini”, in un’altra delicata inchiesta sull’acquisto, tra il 2016 e il 2017, di titoli finanziari detenuti da privati.

A San Marino, il dirigente del Tribunale ha poteri di organizzazione sia su magistrati inquirenti che giudicanti, non essendo prevista nell’ordinamento del Titano, una Procura della Repubblica. Ma adesso è compito della politica trovare una soluzione per far nascere un giudice speciale chiamato a giudicare i magistrati. Fino ad allora tutto è congelato.

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