Il caso

Sta per cominciare l'Eurovision più politico, e contestato, di sempre

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La rassegna musicale inizia sulla scia delle polemiche per la partecipazione di Israele e il divieto di esporre simboli che facciano riferimento alla Palestina. E tra petizioni e boicottaggi, in Svezia ci sarà anche un "controfestival" in segno di protesta

Niente bandiere, cartelli o abiti che possano vagamente ricordare al mondo dell’esistenza di un conflitto a Gaza, tutto nel nome del successo dell'Eurovision Song Contest 2024, ospitato dalla Svezia. «Oltre a quella del Pride, le uniche bandiere ammesse saranno quelle dei 37 Paesi partecipanti», ha detto nei giorni scorsi alla testata svedese Göteborgs-Posten il presidente di Ebu, Martin Österdahl, scatenando subito le polemiche. Sul palco e sotto, fino alla finale dell'11 maggio, sarà quindi permessa la presenza della bandiera di Israele (nazione partecipante), ma non i riferimenti alla Palestina. 

A dimostrazione della tensione che circonda l'evento, l’Unità nazionale di intelligence svedese ha stilato un rapporto di 23 pagine per riassumere tutte le possibili minacce che incombono su Malmö in questi giorni di festival. Tra i pericoli messi in conto «attacchi informatici, disobbedienza civile e dirottamento delle ore di volo». E anche la Farnesina lancia un alert agli italiani in viaggio verso la Svezia raccomandandosi di «esercitare particolare cautela, di mantenere alta la soglia dell'attenzione e di seguire le indicazioni di sicurezza diramate dalle autorità svedesi». 

Il clima nella capitale svedese ha iniziato a scaldarsi già qualche giorno fa, quando è stata bruciata una copia del Corano in live streaming su Tik Tok. È già il secondo caso conclamato da settembre, un’azione condannata in prima battuta dal primo ministro svedese Ulf Kristersson, che l’ha bollata come «profondamente irrispettosa». La dimostrazione di inizio maggio invece, programmata con l'ok delle forze dell’ordine, ha sdegnato anche la comunità ebraica locale. L’ex rabbino di Malmo, Moshe David HaCohen, ha espresso solidarietà alla comunità musulmana e ha dichiarato al Jerusalem Post: «Siamo uniti a loro contro questo evento odioso». Evento al quale è seguito anche un rogo della bandiera palestinese, non lontano dagli ingressi del parco che ospiterà l’Eurovision. 

In contemporanea alla finale della kermesse musicale organizzata alla Malmö Arena, l’11 maggio quindici artiste e artisti - scelti tramite votazione online - si esibiranno per protestare contro «la scelta dell’Unione Europea di radiodiffusione e dell’emittente televisiva pubblica svedese che hanno permesso a Israele di partecipare all'Eurovision nonostante la loro scelta di escludere la Russia dalla competizione, a causa dell'invasione dell'Ucraina, nel 2022». Un trattamento "speciale" che gli organizzatori del FalastinVision reputano «ipocrita». 

Dall’ok alla partecipazione di Israele al contest musicale sono state diverse le proteste. Oltre 1.400 artisti finlandesi si sono uniti ai musicisti islandesi per chiedere l’esclusione del paese a causa dei presunti crimini di guerra a Gaza. «Non è conforme ai nostri valori che un paese che commette crimini di guerra - scrivevano nella petizione di gennaio - e continua un'occupazione militare riceva un palcoscenico pubblico per lucidare la propria immagine in nome della musica». Fin dai primi tumulti però l’European Broadcasting Union ha però rassicurato «l’Eurovision resterà un evento apolitico». 

Tanto che alla fine è stato necessario inserire nelle Faq del sito una sezione dedicata esclusivamente a Israele. «Comprendiamo le preoccupazioni e le opinioni profondamente radicate sull'attuale conflitto in Medio Oriente. Non possiamo non commuoverci di fronte alla profonda sofferenza di tutti coloro che sono coinvolti in questa terribile guerra». E sul perché la Russia non possa partecipare, mentre lo stato guidato da Netanyahu sì, l’Ebu taglia corto e ripete la stessa nenia: «In quanto organizzazione non politica, il nostro ruolo è quello di sostenere le emittenti di servizio pubblico in tutta Europa e in Medio Oriente». 

E se le petizioni non vanno a buon fine, in Svezia hanno trovato un altro modo per boicottare l’Eurovision. In contemporanea alla kermesse musicale organizzata alla Malmö Arena, dove si esibirà anche Eden Golan, l’artista che gareggerà per Israele; «solidali con Gaza» e lontani dagli sfarzi del Malmö Arena, al Plan B si canterà contro l’oppressione e si indosseranno kefiah e bandiere. Un’alternativa, anzi un piano b, «per tutti coloro che vorranno boicottare l'Eurovision».