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11 novembre, 2025Oltre alla pena di morte per i terroristi, dalla Knesset un primo sì alla misura che renderebbe permanente la cosiddetta "legge al Jazeera", dando all'esecutivo i poteri di spegnere giornali esteri, anche dopo la fine dello stato d'emergenza
Non c’è stato solo il primo sì alla controversa legge che introdurrebbe la pena di morte per i terroristi che uccidono cittadini israeliani. Nella seduta di ieri — 10 novembre — dalla Knesset è arrivato il primo semaforo verde a un altro provvedimento fortemente contestato, che darebbe al governo il potere di chiudere i giornali esteri. Anche senza un mandato della magistratura.
La misura mira a rendere permanente la cosiddetta “legge al Jazeera”, provvedimento d’urgenza che a settembre 2024 ha permesso al governo, dopo aver fatto irruzione nella redazione di Ramallah, di sospendere il lavoro del media di riferimento del mondo arabo, accusato di fornire una narrazione sbilanciata nella guerra a Gaza.
Secondo la normativa attuale, la sospensione può restare in vigore soltanto fino alla conclusione della situazione di emergenza interna o alla fine delle operazioni militari dell’Idf, e un’eventuale proroga deve essere approvata (e giustificata) da un giudice. La proposta di legge presentata dal deputato del Likud, Ariel Kallner, introduce invece la possibilità di chiudere in modo permanente i media stranieri, anche in assenza di uno stato di emergenza o di guerra e senza la necessità di ottenere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
La legge, che deve ancora affrontare altri iter parlamentari prima di vedere la luce, può scontrarsi però con il vaglio di costituzionalità, come ha affermato la consigliera legale della commissione di Sicurezza Nazionale al momento della discussione del testo la scorsa estate, dando quindi parere contrario alla sua approvazione. Il testo è stato fortemente criticato da Reporter senza frontiere come un tentativo del governo di Netanyahu di "silenziare le voci critiche alla coalizione di estrema destra al potere” e dall'Associazione per i diritti civili in Israele come una “violazione del diritto di espressione e di stampa”.
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