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12 novembre, 2025L’indagine segnala gravi violenze avvenute su base regolare all’interno del carcere di massima sicurezza. E non è la prima volta che la struttura di San Vicente viene accusata di violare i diritti umani: lo fece anche il Dipartimento di Stato americano
Arrestati negli Stati Uniti, etichettati senza processo come “terroristi” afferenti alle gang Tren de Aragua e Ms-13, deportati nel controverso Centro de confinamiento del terrorismo (Cecot) di El Salvador, infine torturati e abusati – anche sessualmente – su base regolare.
È questa la vicenda di decine di migranti venezuelani arrestati dalle autorità americane e trasferiti, tra marzo e aprile di quest’anno, nella “più grande prigione d’America”, ed è stata sviscerata da un nuovo report dell’organizzazione non governativa Human rights watch (Hrw). Una denuncia dell'uso sistematico, all’interno del Centro, di pratiche in aperta violazione dei diritti dei detenuti e in aperto contrasto con le affermazioni dell’amministrazione Trump, secondo cui le condizioni di detenzione nel Cecot sarebbero “conformi agli standard internazionali sui diritti umani”.
A seguito di un accordo tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo nonché alleato di ferro salvadoregno, Nayib Bukele, i 252 prigionieri sono stati deportati nel Cecot in primavera dietro “pagamento di una piccola tassa” (4,7 milioni di dollari), salvo poi essere rimpatriati in Venezuela a luglio, a seguito di uno scambio di detenuti tra Washington e Caracas con cui sono stati liberati 10 statunitensi.
«YOU HAVE ARRIVED IN HELL»
Realizzato in collaborazione con il collettivo umanitario Cristosal, il rapporto di Hrw si intitola «Siete giunti all’inferno», e raccoglie in 81 pagine le testimonianze di 40 intervistati sui 252 detenuti venezuelani transitati in struttura e di 150 persone loro vicine, tra parenti e avvocati. Un prigioniero ha riferito di essersi sentito dire, dal direttore del Cecot in persona, Belarmino García, “siete arrivati all’inferno; passerete qui il resto della vostra vita”, mentre altri raccontano di guardie carcerarie intente a ripetere frasi come “non uscirete vivi da qui”, “nessuno sa dove vi trovate” e “le vostre famiglie vi hanno abbandonati”.
Il documento descrive maltrattamenti, umiliazioni, percosse, utilizzo della cella di isolamento e di proiettili di gomma come strumenti punitivi contro ogni forma di protesta e, in alcuni casi, violenze sessuali praticate dai carcerieri. E ancora: nessuna assistenza medica, scarsa opportunità di lavarsi e provvedere all’igiene personale, totale assenza di privacy. I pestaggi sistematici da parte delle guardie si interrompono, solo momentaneamente, in occasione delle visite di osservatori internazionali o di funzionari governativi. Poi riprendono. “Le percosse e gli altri abusi sembrano far parte di una pratica progettata per sottomettere, umiliare e disciplinare i detenuti attraverso l'imposizione di gravi sofferenze fisiche e psicologiche”, si legge nel report.
Le accuse contenute nel dossier sono suffragate da altre centinaia di detenuti che hanno patito e segnalato le stesse vessazioni, nonché da esperti forensi dell’Independent forensic expert group (IRCT), i quali hanno visionato le immagini di cicatrici, ferite, ematomi, nasi rotti e denti mancanti raccolte da Human rights watch, giudicandole autentiche e coerenti con le denunce dei prigionieri. Il controllo è stato incrociato inoltre con dati sulle deportazioni rilasciati dall’Agenzia per l’immigrazione e le dogane (ICE), con database sui precedenti penali e ricerche open source condotte dal laboratorio investigativo “Human rights center” dell'Università di Berkeley, in California.
La portavoce della Casa Bianca, Abigail Jackson, ha risposto ai rilievi dell’indagine affermando che “il presidente Trump è impegnato a mantenere la promessa fatta agli americani di rimuovere pericolosi immigrati clandestini, terroristi e criminali che rappresentano una minaccia per i cittadini”. Nessun commento, invece, da parte dei dipartimenti di Stato e della Sicurezza interna.
La mega-prigione sita a Tecoluca è da anni oggetto di denunce ed esposti per gravi violazioni degli standard internazionali. E persino il rapporto annuale sui diritti umani del dipartimento di Stato americano la annoverava – almeno fino a prima dell’insediamento di Trump – tra le strutture che destano preoccupazioni costanti e significative circa il rispetto delle persone al suo interno.
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