Piscine piene di banane, un prato verde in frigo, un rospo nel panino. A Mumbai ogni fantasia si realizza e rende omaggio al caos locale

Tiziano Terzani diceva che l’India è ladra, bugiarda, sporca, ma che una volta incontrata non se ne può fare a meno. Non si potrebbe dire la stessa cosa di Toiletpaper, l’avventura editoriale di Pier Paolo Ferrari e Maurizio Cattelan?

 

L’immaginario è lo stesso: caotico, mistico, coloratissimo. Anzi mi verrebbe da dire che Toiletpaper è più indiana dell’India e quindi la loro mostra appena aperta a Mumbai è una gara tra ciò che si trova dentro il Centro Culturale Nita Mukesh Ambani e ciò che c’è fuori. Cattelan e Ferrari cavalcano la baraonda da sempre e l’immaginario a cui hanno dato vita è surrealista e iperbolico, rovescia ogni canone estetico e mischia pubblicità, arte, religione, sacro e cultura popolare, ironia e mistero.

 

La mostra è densa quanto la popolazione della Città che la ospita (37.000 abitanti per km²) ed è un ossimoro fin dal titolo: “Run as slow as you can”. Letti e automobili ricoperti di spaghetti, un tubo d’aerazione con stivale rosso e tacco, chitarre che diventano posatoi per galline, piscine stracolme di banane: è tutto così assurdo che sembra naturale aprire la porta di un frigorifero e trovarsi in uno stanzino specchiato, con l’erba a terra su cui è poggiata una lapide. E come facciamo a correre lenti davanti a una vasca che straborda di quelle pillole che ci fanno pensare a quanto la chimica sia ormai nostra sorella nell’affrontare la quotidianità, con le sue bassezze e le nostre solitudini? Eppure ci riusciamo.

 

La mostra è una Babele silenziosa, è un pandemonio che ci calma, perché finalmente la nostra dipendenza dal consumismo è davanti a noi e quindi possiamo affrontarla. Possiamo intrattenerci con un rospo in un panino, che se potesse parlare citerebbe Totò: «A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame». E il senso della mostra e di Toiletpaper sta tutto lì, nella nostra incapacità di discernere, di liberarci dalla morsa dell’iperbombardamento di immagini che è diventata la vita. È divisa in quattro sezioni: da un labirinto ambiguo a un cielo assurdo, da una casa senza tetto a una control room. “Collect moments, not things” dice una scritta al neon sulla parete rosso-Lynch, come la Loggia di Twin Peaks, luogo metafisico in cui niente ha più senso. E tanto più ironiche si offrono le sale della mostra, quanto più cupe e tenebrose ci appaiono. D’altronde anche l’horror ha una sua comicità. Ferrari e Cattelan come Gianni e Pinotto in quel film (“Il cervello di Frankenstein”) in cui incontrano personaggi spaventosi a una festa alla quale sono stati invitati perché la padrona di casa voleva rubare loro il cervello? Per non rischiare, però, i fondatori di Toiletpaper il cervello se lo sono bevuto.

 

LUCI
È stato firmato il protocollo tra il Comune di Messina, la Fondazione MAXXI e l’Università degli Studi di Messina per la creazione del MAXXI Med. Sorgerà tra Villa Pace e le Torri Morandi ed è una occasione unica di rigenerazione urbana, che potrà restituire alla Città il ruolo di baricentro del Mediterraneo in campo culturale.

 

E OMBRE
«È un soggetto inadeguato per un immobile di pregio»: così l’Ordine di Malta sul loro “inquilino” Luigi Serafini, che da decenni abita una casa di loro proprietà (e dalla quale vogliono sbatterlo fuori) che l’artista ha trasformato in un museo surreale che andrebbe preservato. Riusciranno a distruggere quel posto magico?

Tag
LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso