C'è chi si sente padrone di sé e del mondo e chi vive di paure e di misteri. Io fra essi, piccoli e grandi. Uno piccolo è quello del citofono. Per tutta la giornata l'elettricista ha trafficato in casa, per le scale, nel cortile per aggiustare il citofono, cioè il filo che collega l'ingresso al piano terreno con il mio studio. Pare che stiamo per tornare sulla Luna per andare su Marte, ma il filo del mio citofono è sempre rotto. Funziona per qualche ora e poi si sentono dei crac, dei frrr, niente altro. Sono in questa casa da 15 anni e da altrettanti il citofono si rifiuta di funzionare, tiene in scacco me, la segreteria del condominio, gli elettricisti di turno, insomma la tecnica. È una stupidaggine ma mi dà un grande fastidio e aumenta la mia insicurezza.
Poi ci sono le grandi impotenze, i grandi buchi neri. L'economia per esempio, il mistero delle crisi economiche. Se ne occupano giornali e televisioni, esperti di ogni tipo e grado presentati da fanciulle di gradevole aspetto. Gente che ha studiato anni, che ha un cervello fine e computer prodigiosi a sua disposizione, ma cosa sanno dirti? Su per giù cose del genere: "Forse siamo fuori dalla crisi ma potremmo tornarci. Io l'avevo prevista ma non sapevo come evitarla. Un giorno o l'altro se ne andrà ma non sappiamo quando. Roosevelt la curò con il New Deal e il comunismo con i piani quinquennali, ma al momento non abbiamo rimedi convincenti".
Sarò un debole, un pauroso, ma le incertezze di questo mondo per me sono troppe: dal classico vaso che può caderti in testa, al fulmine che può inchiodarti, alla Borsa valori che sale e scende a suo comodo. Dite che sono un pauroso? Un fragile? Ma chi è che non ha sentito un brivido di angoscia salendo in un ascensore al pensiero che la fune d'acciaio potrebbe rompersi?
A tenerci in corsa in questo mondo c'è la vanità. C'è sempre qualcuno che per diventare famoso è pronto a entrare in una capsula metallica che sarà lanciata nel cosmo. Ma sono di più le forze che ci dominano, che ci schiacciano. Le mode per esempio, l'appartenenza al gregge e a ciò che il gregge ci impone. Quest'anno vanno di moda gli abiti blu e tutte le donne si vestono di blu. Pare che lo abbia deciso Armani o qualche altro santone della moda, ma non perché sia un padrone dei colori, è padrone del fatto che un colore di moda viene adottato da tutti finché non arriva una nuova moda. Così è anche delle capigliature. Quest'anno quelle maschili seguono la moda della capigliatura: tutti quelli che non sono calvi sono costretti a seguirla, ciocche di capelli caduti sulla fronte, l'opposto della moda di 120 anni fa quando regnava Umberto I che aveva i capelli a spazzola, i capelli alla Umberto, e tutti lo copiavano.
Le mode non sono casuali, le impongono di solito quelli che sulle mode campano: sarti, parrucchieri, venditori di effimero, fotografi. Quest'anno i fotografi hanno cambiato le gambe delle modelle: da tonde, polpose e diritte che erano, le impongono magre e arcuate, tutte quelle che appaiono sugli schermi e sui giornali devono tenerle un po' storte. Le taglie grandi sono bandite, anche se la maggior parte delle persone è grossa e cicciona e nei negozi di abbigliamento non si trovano più magliette e camicie di taglia grande, bisogna farsele fare su misura. E questo spiega in parte la moda: bisogna trovare il modo di aumentare i consumi e di vincere la noia del già visto, del già pensato, e così succede che le persone più sottomesse alla legge del gregge, alle abitudini e ai luoghi comuni del gregge, passino per le più eleganti. Sono le più obbedienti ai valori delle masse e passono per snob.