Sere fa ho rivisto su la7 "Silvio forever", il bel film di roberto Faenza su vita e miracoli di Silvio Berlusconi, dove era inserito un suo intervento sull'Università, fatto nel corso di una puntata di "Ballarò" (potete ritrovarlo su You Tube). In quella sede Berlusconi si era scagliato con molta veemenza contro i "poteri forti" che gli remano contro. Che cosa siano in realtà i poteri forti è materia di dibattito perché contro i poteri forti, dominati dalla sinistra, si batte sempre la destra, ma contro gli stessi, come alleati di Berlusconi, si batte la sinistra. Per fortuna quella sera a "Ballarò" Berlusconi ci è venuto incontro e ha elencato quelli che per lui sono i maledetti poteri forti.
Non poteva mettere nel mazzo anche la Confindustria, che non l'aveva ancora attaccato frontalmente, ma naturalmente ha citato la magistratura, ci ha messo i giornali, la radio e le televisioni (sì, non ridete, le televisioni), e ha citato le scuole superiori e l'università. Che l'università dia noia al presidente del consiglio lo potete vedere su "www.governoberlusconi.it" dove il governo del nostro paese attacca violentemente l'università, una istituzione che dal governo tra l'altro dipende - come se il governo attaccasse le Forze Armate. Ma in fondo Berlusconi fa così anche con la magistratura, e come si può pretendere che il Brasile ci restituisca Battisti se il presidente del consiglio va a dire in giro nei consessi internazionali che la nostra magistratura è un covo di psicopatici (sic)?
E andate a vedere un sito come "www.ioamolitalia.it" dove Magdi Cristiano Allam parla di un'Italia che geme sotto il tallone di "una minoranza catto-comunista asservita ai poteri forti e all'ideologia relativista e multiculturalista" - e anche senza far nomi già sapete chi altri soffra tanto per queste degenerazioni.
Il fatto è che, discutendo da un lato su dettagli della riforma Gelmini e sugli irragionevoli e quotidiani attacchi di Berlusconi alla magistratura, ci si è quasi dimenticati che Berlusconi ha scatenato anche una battaglia contro l'università, come luogo di un pensiero critico che lo disturba. All'università si tagliano fondi per indebolirla, e da fonti molteplici si è bombardati da notizie terrorizzanti di professori che danno buoni voti alle allieve che ci vanno a letto, di altri che mettono in cattedra figli, sorelle, mogli e amanti, e di classifiche internazionali in cui l'università italiana piomba al di sotto del Burkina Fasu.
Non è che l'università italiana non abbia spaventosi difetti. La riforma Berlinguer (che in sé andava fatta per equipararci al resto del mondo) è stata peggiorata in itinere, l'autonomia economica data agli atenei ha prodotto la moltiplicazione di corsi inutili, il livello culturale del triennio è discutibile, e sono tutte cose a cui un governo deve ovviare proponendo leggi adatte. Ma se è vero che ci sono dei professori che toccano il sedere alle allieve è anche vero che queste cose le fanno anche dei capiufficio sporcaccioni, dei sacerdoti e, si è visto recentemente, degli istruttori di soldatesse. Se è vero che ci sono baroni che mettono in cattedra mogli e figli (ma di solito accade in facoltà dove la dignità accademica permette lauti guadagni extrauniversitari) è anche vero che ci sono intere facoltà dove non si trova un ricercatore o un associato che abbiano il cognome di un barone - e quanto alle amanti, se accade, accade anche agli uomini politici che le mandano in parlamento.
Insomma, l'università è piena di difetti, ma è singolare che da qualche anno si stia assistendo su tutti i fronti (e a questa campagna, per il gusto dello scandalo, si associano anche i giornali di opposizione) alla delegittimazione morale e all'indebolimento economico di un'istituzione che, rispetto a ogni governo autoritario o populista, è un luogo dove bene o male si insegna ancora la pluralità delle visioni del mondo, e la critica delle idee.
Dove si vede che, anche quando funzionano male, università e (ipse dixit) scuole superiori sono nemici che fanno sempre paura.