Opinioni
novembre, 2016

Prima di Trump c’era Ricucci

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Il nuovo presidente Usa riporta in auge un’antica stirpe italica. Quella del costruttore trash.  Che abbiamo inventato ed esportato con successo

NELLA FENOMENOLOGIA dei leader-contro e panzer, e nell’Italia fucina di dilettanti in politica, Donald Trump apre le porte a una nuova categoria. Cicli e ricicli, i mega trend piroettano e può anche succedere che da noi dopo i professionisti del voto, dopo i detestati tecnici e gli esaltati comici si spalanchi un vivaio insolito. Quello dei costruttori e degli immobiliaristi. Senza dimenticare i palazzinari. Il trumpismo non è forse l’onda anomala di un populismo edile?

SULLA TIPOLOGIA IL CATALOGO italiano è ricco di possibilità, è un popolo di santi, navigatori, poeti... e anche costruttori. I Salini, gli Astaldi, i Gavio, i de Eccher, per dirne alcuni, firmano strade, ponti, grandi opere in tutto il mondo. Con narcisistico trumpismo Leonardo Caltagirone ha battezzato con il suo nome quella che per la pubblicità del suo gruppo è la «città del Terzo Millennio», cioè Parco Leonardo. All’ombra del Duomo sale la stella di Manfredi Catella, neo re del mattone, «l’immobiliarista che ha cambiato lo «skyline a Milano» (Corriere.it, Sergio Bocconi). Come ben si sa il primo Trump del paese è stato Silvio Berlusconi - da Milano 2 a Palazzo Chigi - che ora è quasi trasformato in una mammola, politicamente, più o meno, in un Winston Churchill se paragonato all’inquietante vincitore delle presidenziali Usa.

VA DA SÈ CHE L'EX CAVALIERE mostri da sempre caratteristiche trumpesche. La fortuna con il mattone. Il trionfo da outsider della politica. Il chiodo fisso della conquista femminile con approccio da baccanale e linguaggio da spogliatoio. La fascinazione per Putin. Per non parlare dell’ossessione verso una capigliatura impegnativa e l’amour fou per la lacca per capelli (la stessa di Trump, Helmet hair, letteralmente elmetto di capelli e si vede).

DA UN PUNTO DI VISTA politico il lato tricologico non è da trascurare. Nel caso di Trump il talento per la costruzione, non più solo torri e alberghi adesso anche muri da apartheid, è ben simboleggiato anche dall’impalcatura a mo’ di Nuvola di Fuksas della chioma color zucca.

FORSE C'É UN ARCANO legame tra immobiliaristi e strutture pilifere. Come dimenticare durante l’epopea dei “furbetti der quartierino” la cotonatura di Danilo Coppola (afflitto ora da inchieste su evasioni fiscali e bancarotte) definita «carrè alla francese» secondo il suo barbiere della Borgata Finocchio di Roma? Anche la gonfia capigliatura da motorino senza casco di Stefano Ricucci (incappato anch’egli in vari reati finanziari) segue la vorticosa corrente di pensiero da soufflé tricologico di Trump.

COME LUI RICUCCI ha impalmato una donna da copertina cioè Anna Falchi. E come il presidente eletto sposato nella sua tenuta Mar a Lago a Palm Beach con l’ex top model Melania, si è coniugato sul prato di Villa Feltrinelli a Porto Santo Stefano (che in seguito ha dovuto vendere) evitando la cerimonia in Comune grazie a una provvidenziale sciatalgia. Ricucci premier per meriti di parrucco?

MOLTI ANALISTI AMERICANI hanno riconosciuto alla capigliatura di Trump una sorta di marchio, e anche un messaggio distintivo del menefreghismo dell’opinione altrui. Nelle interviste e nei comizi la questione è stata centrale (accadde anche per i capelli tinti dell’ex presidente Ronald Reagan) a fianco di temi sensibili e primari come immigrazione, razzismo, sessismo e vademecum sull’economia.

NONOSTANTE GLI SPETTRI anti democratici che Trump ha continuato a ventilare, in tempi di demolizione di modelli e valori, tutto ciò che comunica costruzione riesce persino a sorvolare gli aspetti più negativi, deteriori e volgari di un candidato.

DA NOI DOPO L'EX EDIFICATORE Berlusconi è sceso in politica Alfio Marchini, stirpe di storici costruttori, e pur dotato di fascino e stile non è riuscito, forse perché troppo moderato, a conquistare la poltrona del Campidoglio, in futuro si vedrà. Intanto oggi, per ragioni di vario genere, rottamazione non è più il termine clou. Sembra più vincente costruzione, Trump naturalmente a parte.

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