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Opinioni
marzo, 2016

Quando in politica regnava Don Giovanni

Per secoli seduzione e libertinaggio sono stati ?una forma di potere. Poi è arrivato il femminismo

Una trentina d'anni fa Cesare Garboli, che amava molto Molière e ne ha tradotto quasi tutte le tragicommedie, cominciò un libro dedicato al “Dom Juan” del grande commediografo francese. Lo cominciò ma lo finì soltanto poco prima della sua morte e infatti quel libro fu pubblicato postumo da Adelphi nel settembre 2005. Mi è venuto tra le mani pochi giorni fa rovistando tra i libri ammucchiati disordinatamente nella mia biblioteca familiare e l’ho riletto.

Quel personaggio dette luogo quasi tre secoli fa all’opera mozartiana, forse la più bella tra le sue tante. Tragedia e commedia messe insieme sia da Molière sia da Mozart, non solo attraverso le ironie del servo Sganarello-Leporello, ma dallo stesso protagonista il cui potere di seduzione è comico nella conquista delle donne di volta in volta concepita ma tragico nelle conseguenze, fino al gran finale con il Commendatore e le bocche dell’Inferno che inghiottiscono l’incorreggibile seduttore.

Rileggendo il libro di Garboli e rievocando dalla mia memoria l’opera mozartiana della quale ho visto varie edizioni alla Scala e all’Opera di Vienna, mi sono posto una domanda: che sorta di uomo (o anche di donna) è il seduttore? Qual è il vero fondamento di quell’arte che è insita in ciascuno di noi, sia in modo attivo sia in modo passivo delle persone che, invece di sottrarsi, sono sedotte? Seduttori e sedotti sono un binomio inscindibile che spesso va al di là delle differenze di sesso e che è sempre esistito ma non sempre - attraverso i secoli - con eguale intensità. Nella civiltà occidentale, che ha le sue radici nella civiltà greco-romana, le epoche nelle quali la seduzione ha avuto maggior rilievo sono state in Italia il Trecento e il Cinquecento. Nel resto d’Europa il Cinquecento e dovunque in tutto il nostro continente il Settecento. Il Romanticismo ottocentesco cambiò i rapporti da erotici a sentimentali. La seduzione vera e propria rinacque nel ventennio della “Belle Époque” del primo Novecento e poi scomparve del tutto come fenomeno socialmente rilevante; rimase come fatto individuale, ma quello è inalienabile perché fa parte della natura.

Se ci poniamo la domanda del perché il culmine della seduzione si verifichi tra il Cinquecento e il Settecento, la risposta è politica. Sembrerà strana questa risposta, ma a me pare che colga l’essenza del fenomeno, il quale avveniva soprattutto nei castelli, nelle Corti reali e nei salotti gestiti soprattutto dalle donne di alta nobiltà. “Femmes galantes” aveva un doppio senso e quei salotti e quelle Corti fecero in gran parte la storia di Francia, di Spagna, d’Austria, d’Italia e d’Inghilterra. Ricordate i Medici, i Visconti, gli Sforza, il salotto della Pompadour, quello della Rambouillet, della du Deffand, della d’Epinay, la Spagna degli Asburgo e dei Borbone e Casanova e Cagliostro e le Corti dei Grandi Elettori. E a Parigi Ninon de Lenclos non a caso, oltre a essere una cortigiana di alto bordo, sostenne Molière caduto in disgrazia alla corte di Luigi XIV e finanziò con un lascito l’educazione di Voltaire.

La seduzione come elemento sociale fu un fenomeno che conteneva anche un implicita protesta contro il potere assoluto, rivendicando una libertà nobiliare. Il suo opposto, la seduzione di Corte, conteneva un elemento di conferma del potere assoluto, goduto dai sovrani e dai principi reali. Quindi un significato politico duplice, opposto e simmetrico.
Don Giovanni del resto ha un suo corrispettivo nel Figaro di Beaumarchais. E la lotta segreta tra Figaro e il suo padrone e protettore ha ispirato l’opera di Mozart (Le nozze di Figaro) e il Barbiere di Siviglia di Rossini.

La seduzione è appannaggio dei sovrani da un lato, dei nobili dall’altro. Lorenzo il Magnifico è uno dei prototipi, ammantato di poesia. Ma il percorso più singolare e per certi aspetti più significativo fu quello che in Francia provocò la Fronda, cioè lo scontro tra i nobili “di toga” (guidati dal cardinale di Retz) e i nobili “di spada” (guidati dal principe di Condé e dal duca di La Rochefoucauld) e il potere assoluto del Re, guidato dal cardinale Mazzarino. Nacque anch’esso dalla seduzione: la regina Anna d’Austria, reggente del figlio Luigi XIV allora in minore età, era dominata dal cardinale anche con un intreccio amoroso; Condé a sua volta sentiva l’influenza di sua sorella, duchessa di Longueville, che ebbe con lui anche un rapporto incestuoso. E il frondismo era di casa nel salotto della Chevreuse che si faceva sedurre da chi contava veramente tra i frondisti.

Insomma un intreccio tra seduzione e politica che c’è sempre stato, dalle Signorie italiane alle Corti di Stato di tutta Europa. Del resto fu il libertino Mirabeau a promuovere nell’Ottantanove la ribellione del Terzo Stato con quello che ne seguì. La politica di allora fu dominata per quattro secoli dai Don Giovanni; sono stati l’affermarsi del femminismo novecentesco e della moderna tecnologia a metterli definitivamente fuori uso.

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