Il venerdì sera su Rai1 Barbara Carfagna investiga l’innovazione tecno-culturale. ?Intrecciando umiltà, chiarezza e leggerezza
Il primo pensiero è tanto spontaneo quanto basico: perché trasmettere nel pieno dell’estate un programma come Codice - La vita è digitale, che in queste settimane occupa la tarda serata del venerdì su Raiuno? È evidente che appartenendo alla categoria dei tele-prodotti apprezzabili potrebbe ben figurare durante la sessione invernale. In quel periodo, probabilmente, raccoglierebbe anche più ascolti e attenzioni. D’altro canto non lamentiamo sempre in coro che luglio e agosto sono mesi aridi dalle parti del servizio pubblico, e che il pagamento del canone andrebbe onorato con progetti inediti e non bordate di repliche?
Dunque stop alle polemiche stagionali. Meglio concentrarsi sulla formula di una trasmissione che osa, nella tromboneria cronica della prima rete, sporgersi sul futuro e scandagliare le sue implicazioni. Un compito tutt’altro che facile, perché nel momento in cui racconti il presente o il passato hai strumenti e punti di riferimento consolidati per muoverti. Mentre il domani no, non consente affatto di riciclare ricette precostituite. Anzi trasmette l’idea di essere un luogo abbordabile al massimo per approssimazione, in punta di piedi, preferendo al classico indicativo il valzer dei condizionali.
Da qui il piacere di seguire il lavoro di Codice e della sua conduttrice e coautrice Barbara Carfagna, la quale in total black di categoria Eva Kant ha chiarito fin da subito il senso del titolo scelto: «Codice è la lingua che parlano i computer», ha detto, «la base del Dna che governa il nostro corpo» e al tempo stesso «è alla base della legge e del comunicare». L’ideale per un’esplorazione quantomai incerta, dato il materiale trattato, e che però può contare su uno stile solido. Ovvero niente miagolerie superflue, una quantità euforizzante di ospiti giovani e competenti, cartellino rosso per le derive egotiche, e soprattutto tanta voglia e possibilità di uscire dalla redazione e sondare il mondo in cerca di conferme alle tesi enunciate in studio.
Certo: poi ci sarebbe da aggiungere che la scenografia dentro cui si muove madame Carfagna è di una cupezza gratuita, che l’impatto visivo del programma nel complesso zoppica (se il campo di gioco si chiama futuro, anche l’occhio pretende coerenza) e che il contorno musicale stanca più che agevolare. Ma siamo onesti, almeno per un secondo: con che coraggio è lecito criticare per questi dettagli Codice, quando pochi altri alla corte di re Fabiano osano uscire dal tratturo del prevedibile? Dunque avanti tutta, mentre il caldo impone le sue angherie agostane, e complimenti per la disinvoltura con cui la conduttrice, dopo avere assistito a New York a una conferenza su Ethereum (piattaforma di operazioni virtuali inventata da un ventiquattrenne russo residente in Canada), ha ammesso di averci capito poco. Meglio l’onestà, e la sincera voglia di conoscenza, rispetto all’ipocrisia delle certezze di facciata.