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Opinioni
maggio, 2019

Il viaggio in aereo è il paradiso del lettore

Un volo transcontinentale è perfetto: lunghe ore da dedicare a un libro senza interruzioni, senza alternative e senza telefoni che squillano

Il posto migliore per leggere è l’aereo in rotta verso una lontana destinazione. Senza scali intermedi. Un volo transatlantico è l’ideale. Meglio se la meta è l’Estremo Oriente. Dall’alba al tramonto o viceversa sei fuori dal mondo, irraggiungibile. Non squillano telefoni. Nessuno suona alla porta. Non hai la possibilità di dedicarti ad altro. Una pigrizia fisica si accompagna a un abbandono alla lettura, che ti guida in luoghi, tra persone, in situazioni fuori dalla tua realtà. E ti lasci trascinare indifeso. Non sei responsabile di quel che accade anche se vi partecipi. Non puoi chiudere il libro e andartene. Se chi viaggia con te non ti disturba l’aereo è una prigione di lusso per lettori. Ad alta quota, quando viaggi sopra le nuvole, è raro che ti sorprenda una tempesta o che l’apparecchio sussulti per un “vuoto d’aria”. Il rumore costante dei motori ti tappa gli orecchi, ti rende quasi sordo, ti isola lasciando indisturbata l’attenzione a quel che leggi. Come ricordi un viaggio per le cose che hai visto o ti sono accadute, o per chi ti ha accompagnato, così ti resta fisso nella memoria la lettura fatta durante un volo.

Ricordo benissimo quando ho letto d’un fiato “Washington Square” di Henry James, comperato all’aeroporto di partenza e poi regalato all’aeroporto d’arrivo all’amico che mi aspettava. Un amico grande lettore di libri di storia e di viaggio, ma non di romanzi, che considerava una perdita di tempo. A me piaceva provocarlo. Capitava che capitolasse e mi abbracciasse riconoscente. Accadde quando gli misi tra le mani i “Tre racconti” di Flaubert. La storia di Felicita, in “Un cuore semplice”, lo commosse. E mi abbracciò. Lui, uno scettico, con baffi e tenuta da white hunter , si era intenerito nel leggere della domestica e di Lulù, il suo amato pappagallo.

È stato l’argentino Alan Pauls a ispirarmi l’argomento di questa rubrica. L’ho ascoltato quando presentava la sua “Autobiografia di un lettore” (editore Sur), che poi ho letto trovandovi tanti spunti geniali. Lui traccia subito il ritratto del lettore che legge tutto quello che può, tutto quello che trova, compreso quello che non capisce. Questo lettore lo chiamerei lettore-lettore. Perché si distingue da quello che studia, che compie ricerche, che vive tra i libri per necessità professionali. Un ragazzo, ma anche un adulto, che dedica molto tempo alla lettura è guardato all’inizio con ammirazione. È visto come un essere assennato, maturo, assetato di sapere. Non è un uomo civile chi allarga la sua mente andando a cercare nuovi orizzonti nei libri?

A un certo punto, dice Alan Pauls, il suo comportamento comincia però a preoccupare, si fa un po’ ingombrante, troppo visibile. Il lettore-lettore finisce con l’essere considerato uno che evade dal mondo reale. Per istinto gli altri cercano allora di riacciuffarlo e di riportarlo sulla terra. È l’assedio, condotto all’inizio con le buone. Irrompono nella sua stanza; gli spengono la lampada; gli correggono la postura; gli impongono il maglione; gli aprono o chiudono la finestra. Presto la sua insistenza nel leggere è interpretata come un atto di superbia, una tendenza alla pigrizia, un atteggiamento asociale. Allora ha inizio un aperto ostracismo. È la repressione. Lo si disturba mentre sta sdraiato con i suoi libri; gli si rimprovera ad alta voce, strillandogli negli orecchi, la trascuratezza negli impegni quotidiani, tutti pretendono che “faccia qualcosa”.

A queste angherie si può reagire diventando uno scrittore. Alan Pauls lo spiega nell’autobiografia di un lettore. La difesa è ineccepibile: non si può rimproverare agli scrittori di leggere. Lo scrivere ha un incommensurabile debito con il leggere, “vizio gratuito, benefico, generoso”. E per provarlo, semmai fosse necessario, Pauls scrive un meticoloso glossario che spiega quel debito. Lui ha gli strumenti per farlo. È autore di sei romanzi, ma in particolare di “Fattore Borges” (editore Sur), un manuale di suggerimenti al lettore per orientarsi nell’opera labirinto di Jorge Luis Borges. È il lettore-scrittore che insegna a leggere al lettore-lettore. Ma capita che il lettore-lettore continui a sognare lunghi viaggi in aereo, perché leggere in cielo è come leggere indisturbati in paradiso.

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