L’opinione
Il diritto alla salute dipenderebbe dal reddito delle singole regioni. Una visione antimoderna e anticostituzionale
di Ivan Cavicchi
Non è difficile dire cosa succederà alla Sanità nel nostro Paese se la proposta “autentica” di regionalismo differenziato sarà approvata in Parlamento. Quello che è difficile dire è se la proposta “autentica” resterà tale o cambierà per opera degli inevitabili pasticci legislativi.
Il testo autentico, che, sia chiaro, ancora nessuno ha scritto, neanche il ministro Calderoli (la sua bozza è nulla di più di un ballon d’essai), si può desumere mettendo insieme la dissennata controriforma decisa dal Pd (titolo V) nel 2001, le pre-intese fatte con i governi dalle principali regioni interessate a una autonomia speciale (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) e infine la “terza via al federalismo” teorizzata da Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria Pd.
Il nodo centrale della faccenda è principalmente uno solo: come si finanzia la sanità e quindi i Lep (Livelli Essenziali di Prestazioni)?
Se la Sanità continuerà a essere finanziata secondo i principi dell’articolo 32 della Costituzione e della legge 833 del 1978, il sistema sanitario, pur con le sue innumerevoli magagne, non cambierà. Resterà decadente certo, ancora diseguale, ma fondamentalmente universalistico e solidale, e i malati con i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) saranno considerati giuridicamente uguali al Nord e al Sud. Se invece la Sanità sarà finanziata secondo i principi del federalismo fiscale che ispirano il regionalismo differenziato, quindi secondo il reddito prodotto dalla regione, il Sistema Sanitario Nazionale sarà radicalmente controriformato.
Pur restando un sistema prevalentemente pubblico diventerà un insieme di regioni autarchiche nel quale il diritto alla salute dipenderà interamente dalla volontà della singola regione e i malati avranno prestazioni diverse da regione a regione e pure, probabilmente, professioni diverse cioè formate con sistemi formativi diversi.
I principi su cui si basa il regionalismo differenziato sono così antimoderni e così anticostituzionali, ma anche così socialmente immorali, che per il governo Meloni la questione è sicuramente un enorme trappolone politico e per l’Italia la rinuncia a essere un Paese civile. Per decidere di fare delle diseguaglianze addirittura il “valore” portante di una controriforma così radicale prima di tutto bisogna essere cattivi, non solo ingiusti.
Ma distinguendo i problemi in termini istituzionali e funzionali vediamo cosa significherebbe passare da un sistema sanitario imperniato sul diritto a un sistema sanitario imperniato sul reddito, cioè da un finanziamento basato sulla fiscalizzazione (DL 56 2000) a un finanziamento basato sul regionalismo fiscale (residui fiscali):
E tutto questo perché? Perché tanti anni fa il centrosinistra nel 2001 pensò la sua “vaccata” politica peggiore: la controriforma del titolo V. L’idea cioè, di fronteggiare l’avanzata della Lega diventando Lega a sua volta: similia similibus curantur.