Nel suo liceo, l’artistico “Nervi - Severini” di Ravenna, ha creato spazi e condizioni affinché Sofia, studentessa diventata mamma, possa frequentare le lezioni e riesca a diplomarsi. «Il sistema educativo deve accogliere e rispondere all’esplosione di fragilità tra i giovani»

Gianluca Dradi è il preside del Liceo artistico “Nervi- Severini” di Ravenna. Nel suo istituto ha deciso di allestire una nursery con lo scopo di favorire la frequenza scolastica di Sofia, una studentessa diventata mamma all’inizio del quinto anno di liceo. Edoardo, suo figlio, ha sette mesi e ogni giorno entra a scuola con lei. Vivono a una trentina di chilometri di distanza da Ravenna, a casa dei nonni, che però non avrebbero potuto dedicarsi alla crescita del piccolo, soprattutto in quei primi mesi così delicati: per questo, dopo il parto Sofia aveva smesso di andare a scuola.

«Credo in una scuola moderna e aperta che favorisca la crescita dei ragazzi. Quando l’insegnante di mosaico, Patrizia Cingolani, mi ha avvisato che una ragazza avrebbe dovuto rinunciare a seguire le lezioni perché incinta, abbiamo deciso che avremmo fatto di tutto per farle conciliare l’istruzione e la maternità», spiega il preside.

Sofia ha potuto riprendere a frequentare la scuola e impegnarsi per sostenere l’esame di Stato. Ha anche allattato diversi mesi in una stanza che non veniva più utilizzata come aula, a causa degli spazi ridotti, e che tutti hanno contribuito a rendere «a misura di bambino»: i suoi compagni hanno decorato le pareti con alcuni lavoretti, mentre la onlus “Il Terzo Mondo”, fondata da cittadini extracomunitari, ha contribuito ad allestirla con un lettino da campeggio e diversi giocattoli.

«Durante le ore scolastiche è accanto a me nel passeggino. È un bambino buono, calmo. Quando devo cambiarlo, o durante la ricreazione, passo nella nursery per giocare con lui e intrattenerlo. Adesso posso diplomarmi e quando cercherò lavoro – e spero di trovarlo nel campo del mosaico, che è la mia grande passione – lo iscriverò all’asilo», racconta Sofia.

«Il nostro Paese registra tassi di dispersione scolastica tra i più alti negli Stati europei; inoltre, tutte le scuole, dopo il Covid, assistono a un’esplosione delle fragilità (disturbi alimentari, depressione, autolesionismo, ritiro sociale) che certamente costituiscono un ulteriore ostacolo al successo scolastico. Questa situazione emergenziale interpella il mondo adulto e in specie il settore educativo. È quindi necessario fare tutto il possibile per aiutare le ragazze e i ragazzi a portare a termine il loro percorso di studi, anche potenziando la capacità inclusiva e l’aspetto accogliente della scuola. Dentro questa ottica stanno anche le iniziative prese sull’adozione della carriera alias e sul congedo mestruale che abbiamo garantito alle studentesse», aggiunge il preside.

Qualche rischio il dirigente ha deciso di correrlo, perché nella scuola sono assicurati gli studenti e il personale, non i neonati. E se dovesse capitare qualcosa al bimbo, dovrebbe risponderne personalmente: «Penso che non farei bene il mio lavoro, se pretendessi di non correre alcun rischio o se attendessi le istruzioni ministeriali per assumere qualunque iniziativa. Il mio lavoro è una sfida continua per creare le condizioni migliori e per rendere positiva l’esperienza scolastica. L’attività è piena di rischi: questi vanno esaminati, anche per cercare di ridurli, ma non si può pretendere di azzerarli. Quando l’obiettivo perseguito è buono – sebbene metta di fronte a qualche tipo d’insidia – o ci si rassegna all’immobilismo o si decide di gettare il cuore oltre l’ostacolo».

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