Pubblicità
Politica
agosto, 2008

Gelata d'autunno

Dalla Fiat all'Ikea, dalle scarpe ai libri, dai ristoranti ai viaggi. I consumi degli italiani sono in caduta libera almeno fino a Natale. E ad aziende e negozi non resta che ridurre gli ordini. E sperare nel futuro

Sergio Marchionne, inguaribile ottimista, è più preoccupato del solito. Non solo perché, durante le sue vacanze, a Piazza Affari il titolo del Lingotto ha continuato a ballare vicino ai minimi dell'anno, ma perché le automobili le stanno comprando in pochi. "Due spiccioli in tasca e pochissima fiducia nel futuro: il 2008 degli italiani fa schifo", sospira Christian Tuzzatto, responsabile marketing del Fiat Center di Roma, che come il suo amministratore delegato legge le statistiche sugli ordini del settore e quelle sulle immatricolazioni.
 
La diagnosi è semplice: la gelata dei consumi non si arresterà, l'autunno sarà freddo e il ghiaccio rischia di far scivolare tutti. "Finora abbiamo perso un po' meno degli altri, ma l'esitazione nell'acquisto condizionerà tutto il periodo ottobre-dicembre. Vendiamo le grosse cilindrate, mentre le utilitarie restano nei magazzini. Ormai proponiamo cambiali a 92 mesi: più che rate, un mutuo. Ma la percezione è che neanche le dilazioni-monstre servano più. Speriamo nel lancio della Mito", dice il venditore, pregando che la nuova Alfa smuova un mercato che, in totale, ha visto scomparire dalle statistiche160 mila veicoli rispetto al 2007.

Il trend del settore a quattro ruote è una delle prime cartine di tornasole che gli economisti studiano per fare previsioni sull'andamento dei consumi. Non solo perché l'auto rappresenta il primo acquisto che le famiglie rimandano in caso di difficoltà, ma perché sull'industria si riversano fondamentali come l'andamento dell'inflazione, il prezzo del petrolio, i dati sulla fiducia dei consumatori. Che, dopo la cavalcata dei prezzi sopra il 4 per cento e un'estate in città senza nemmeno la consolazione di saccheggiare i saldi (un flop totale da Milano a Palermo), sono assai depressi. Quasi smarriti.

Secondo la Commissione Ue la fiducia di imprese e cittadini in Italia è crollata di quasi 10 punti, il calo più pesante dopo quello registrato dopo l'attacco dell'11 settembre. I manager intervistati vedono nero, soprattutto per quanto riguarda produzione e totale degli ordini. Unioncamere spiega che gli operatori del commercio non puntano un euro sul rilancio dei consumi: solo il 20 per cento si attende che crescano.

Alla fine dell'anno Confcommercio metterebbe la firma per una contrazione che non superi il 2 per cento. La gente compra meno cibo, meno vestiti, risparmia in vacanze, persino in telefonia. La stagflazione, il combinato disposto tra crescita piatta e rialzo dei prezzi, allarma think tank e professori. "Lavoratori dipendenti e pensionati sono terrorizzati", ragiona Massimo Baldini, docente di economia all'Università di Modena, "e la propensione a spendere scenderà ancora".

PIANGE IL CONTAINER

Trenitalia Cargo è l'azienda delle Ferrovie che muove merci in tutto il Paese. I suoi convogli, dalla fine del 2007, partono sempre più leggeri, ammettono gli uomini di Mauro Moretti. Per non parlare del traffico portuale di container, altro indicatore della crisi.
 
L'Italia è immobile, in senso letterale. Stanno rallentando tutti i settori che viaggiano sui binari: da quello siderurgico (che significa metalli, semilavorati, tubi e materie prime), a quello chimico fino, ovviamente, alle auto, che trascinano al ribasso tutto l'indotto, dai trasporti di vernici all'alluminio. Il calo delle vendite al dettaglio si ripercuote persino nei porti di Napoli e Gioia Tauro, fino a quelli siciliani e a Genova, dove per la prima volta si registrano meno carichi da Cina e India.

La crisi, mixata al boom del costo di gasolio e benzina, azzanna anche l'autotrasporto. Per i camionisti siciliani (circa 10 mila padroncini) arrivare ai mercati di Bologna e Milano per piazzare l'ortofrutta conviene sempre meno, e i traghetti Caronte, cha fanno cabotaggio tra Messina e Salerno e tra le sponde dello Stretto, registrano quasi il 5 per cento di passaggi in meno.

Dopo i primi otto mesi, i magazzini italiani restano ancora mezzi pieni. Non c'è negozio, impresa o grande distributore che non tema la stagione che verrà. Al megastore Trony della capitale fanno ordini con il contagocce, fino a Natale le vendite di lavatrici e stereo diminuiranno del 10 per cento. "I cellulari dovrebbero tenere, ma per Mp3, macchine digitali, tv e frigoriferi sono pessimista. Per non parlare di autoradio e sistemi dolby", dice Claudio Mirabilia, responsabile del centro.

La gente risparmia anche su chiamate e messaggini: Tim ha perso rispettivamente il 9 e il 3 per cento sui due servizi, le offerte Internet non decollano, la tv (su cui 3Italia ha investito milioni) è un mezzo flop. In vista di nuove strette dei clienti, che non pigiano più la tastiera come un tempo, Telecom e Vodafone hanno nel frattempo cancellato le tariffe più basse.

Anche Sky ha ritoccato in su i pacchetti per cinema e sport, ma la società di Murdoch resta ottimista: è provato che durante la crisi dei consumi le famiglie risparmiano su cinema, ristoranti e tempo libero all'aperto, investendo quel che resta a fine mese su pay tv e videogiochi.

MEDICINE SOLO CON RICETTA
Per Bankitalia il potere d'acquisto delle famiglie resterà debole fino alla fine del 2009, così anche le farmacie - in genere immuni all'andamento dei consumi - si stanno attrezzando. Le vendite di pillole, sciroppi e affini sono in calo dell'1,3 per cento, nonostante le aspirine a basso costo della Coop e il maggior numero di ricette rispetto al 2007.

"La fine dell'estate non porterà nulla di buono, gli italiani tenteranno di risparmiare sugli automedicanti", spiega il segretario nazionale di Federfarma Franco Caprino: "Invece di entrare in farmacia senza pensarci, si chiede la prescrizione anche per un mal di gola o un raffreddore. Noi ordineremo meno confezioni, stando accorti a non sgarrare sui magazzini, nemmeno di un centesimo".

Quest'estate ha traballato persino la vendita di condizionatori (prime stime parlano di un calo del 40 per cento), la ristorazione di fascia media e i bar. Con i salari fermi a un lustro addietro e in attesa che la crisi immobiliare faccia sfaceli anche nell'economia reale, gli italiani si scoprono tirchi quando vogliono rinfrescarsi la gola: secondo uno studio del Consorzio distributori alimentari, si vendono poche birre e poco vino, aperitivi e cocktail sono ai minimi.

"Stiamo assistendo a una crisi dei consumi strutturale, non legata solamente a un fenomeno temporaneo", afferma Patrick Espasa, direttore generale di Auchan. La catena di ipermercati francese si prepara ad affrontare l'inverno puntando sul self discount, cioè la vendita di prodotti sfusi senza imballaggi tramite dispenser, che permette un risparmio fino al 50 per cento.

Anche la Coop, leader in Italia nella grande distribuzione, non rimane ferma a guardare la fuga dei consumatori: l'idea del presidente Aldo Soldi è di puntare sulle promozioni dei generi di prima necessità, come pasta, pane e latte. E i piccoli? Francesco Fabbi, vicepresidente nazionale del settore alimentare di Confcommercio, sa bene che sono loro a rischiare di più: "Nella sola Roma, da gennaio hanno chiuso in centinaia, e quelli che rimangono devono avere un solo obiettivo: la qualità, guardando però anche ai prezzi".

IKEA VEDE NERO
Se gli alimentari e i piccoli negozi stanno chiudendo le serrande per sempre (alla fine del 2008 il saldo tra fallimenti e nuove aperture sarà negativo, dato che non si registrava dal 1998), nei prossimi mesi soffriranno anche i big della grande distribuzione e le multinazionali dell'arredamento. Nel settore mobili, nemmeno il low cost per antonomasia Ikea ha davanti a sé rose e fiori: la contrazione è prevista fino a dopo Natale. "Per questo ci stiamo concentrando sulle aree di business prioritarie nell'abitare: cucine, camere e soggiorni". Diversa la filosofia di Mercatone Uno: "Si impone un cambiamento dei rapporti con i fornitori", annuncia il direttore commerciale Enzo Zauli. "Molti hanno i magazzini pieni: forti di questo, contiamo di riuscire a fare prezzi più bassi e non avere un calo significativo delle vendite".

MAGAZZINI PIENI
Parlando con chi lavora nel settore dell'abbigliamento e delle calzature, si ha l'impressione che la batosta dei saldi non sia ancora stata superata. A metà agosto il bilancio degli incassi è nettamente in rosso: meno 15-20 per cento in media, con punte del 30 per cento. E ora i commercianti si preparano ad affrontare l'autunno con i magazzini ancora pieni di costumi e pantaloncini corti. "Non è una questione di prezzi: quelli del nostro settore sono rimasti praticamente identici. Noi soffriamo indirettamente degli aumenti di tutto il resto, dai mutui fino all'energia", dice Stefano Mazzio, direttore generale di Prénatal.

I commercianti reagiscono alla crisi puntando sulla qualità: dalla Upim alla Diesel, la corsa verso gli outlet o le grandi catene a basso costo si scongiura offrendo prodotti di moda ma che non si distruggono al primo lavaggio. "Se oggi una persona decide di comprarsi un maglione", è l'opinione di Luca Rossetto, amministratore delegato di Upim,"investe anche qualche euro in più se ha la certezza che non lo deve buttare via dopo una stagione". Per l'anno prossimo, ad ogni modo, i negozianti hanno ordinato un 5 per cento in meno rispetto al solito.

La vendita di scarpe e sandali non è stata aiutata neanche dal clima: a fine agosto i magazzini sono pieni dell'ultima collezione di calzature e il futuro non promette niente di positivo. Catene come la Hassan a Roma, 20 punti vendita sparsi per la capitale, per l'anno prossimo hanno ordinato il 30 per cento in meno, e persino realtà più piccole come quella di Roberto Massoletti a Brescia, tre negozi nel centro città, hanno una sola parola d'ordine: prudenza. "Se prima la maggior parte delle scarpe vendute era di fascia media, tra i 70 e i 90 euro al paio", spiega Fabio Tronchetti, amministratore delegato di Bata, "oggi la gente cerca modelli che non superano i 70 euro con la stessa qualità. Ed è questo che noi dobbiamo offrire".

Davanti al deserto di ordini e con l'inflazione in salita costante, secondo i critici il governo Berlusconi-Tremonti ha preferito voltare la testa dall'altra parte. "In Finanziaria si punta all'equilibrio dei conti pubblici e al contenimento della spesa, ma non c'è un euro per aiutare i consumi interni e le famiglie", continua Baldini: "Il governo ha scelto la linea miope di Confindustria: un maniacale contenimento dei salari, tra i più bassi d'Europa, aiuti all'export delle aziende del Nord, nessuna rottamazione né sgravi fiscali".

Una politica che pesa, guarda caso, su redditi fissi e pensionati, quel 40 per cento degli italiani che formano la tradizionale base elettorale del centro-sinistra. Nonostante le critiche alle tasse di Prodi, Tremonti ha annunciato che la pressione sui contribuenti rimarrà invariata fino al 2010, non ha restituito il fiscal-drag (che incide per 4 miliardi di euro) e ha detassato gli straordinari per solo 600 milioni di euro.

SALVATI DA HARRY POTTER
Anche la cultura soffre. "Harry Potter ci ha consentito di chiudere a giugno con un più 10 per cento. Ma senza il maghetto saremmo calati del 2". Non ha dubbi Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del gruppo editoriale Mauri Spagnol: i lettori sono più parsimoniosi, preferiscono leggere i libri comprati e rimasti sullo scaffale oppure prenderli in prestito in biblioteca. Così i librai rimangono cauti: "Gli ordini per l'autunno sono inferiori alle aspettative del 10 per cento". Mauri ripone le speranze nel Natale: "Nei periodi di crisi il libro è un regalo gettonato: unisce il basso costo all'alta immagine".

La tendenza dei lettori al risparmio è confermata in casa Rcs, ma si respira comunque un cauto ottimismo: "Il mercato del libro è più di proposta che di richiesta", spiega il direttore commerciale Vincenzo Rizzo, "e quindi influenzabile dall'editore immettendo sul mercato titoli importanti. La preoccupazione c'è, ma per ora gli ordinativi sono adeguati alle attese". Francesca Schirone, direttrice della Feltrinelli di piazza Colonna a Roma, afferma di aver visto il ritorno al tascabile a buon mercato: "Abbiamo avuto un calo all'interno del 10 per cento. Non si fanno più grandi acquisti".

Anche chi vende giocattoli non se la passa bene: la flessione si sente, "siamo calati del 5 per cento", commenta Dino De Alessandris della Rocco Giocattoli, catena di negozi e distributore all'ingrosso, "anche se per noi il giro di boa è il Natale". Il trend però già si conosce: ad andar male sono soprattutto i giocattoli più complessi, che costano di più, come le bambole dalle mille funzioni. Di questi le alte giacenze in magazzino hanno comportato un calo degli ordini del 40 per cento. "A salvare le vendite sono i giochi di moda e del momento, come i Gormiti e le Winx. Ma i genitori non comprano più il modello grande e costoso, ma quelli medi", continua De Alessandris.

CAMERE VUOTE
Il mondo del turismo guarda già all'anno prossimo. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi e Federturismo, è pessimista: "L'autunno? Temo il disastro. Le presenze americane dovrebbero diminuire di un terzo, e l'euro forte obbligherà tedeschi e giapponesi ad andare negli States. I prezzi li abbiamo abbassati, ma non c'è domanda".

Bocca è proprietario della catena Sina Hotel, e ha subito perdite da infarto soprattutto nelle grandi città d'arte. "Non voglio licenziare, ne andrebbe della qualità del servizio. Risparmierò sui costi energetici, lasciando al buio i piani vuoti degli alberghi, sui fiori e il giardinaggio, sugli straordinari e gli sprechi", dice. Serve fantasia, per sopravvivere alla crisi. Ma molti esercenti, più concreti, faranno saltare i contratti degli stagionali: perché la gelata dei consumi, spesso e volentieri, provoca contraccolpi anche sul mercato del lavoro. E allora saranno guai ancora più seri.

hanno collaborato: Chiara Andreola e Mariaveronica Orrigoni

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità