Mancanza di organizzazione. Troppa burocrazia. Una preparazione troppo accademica. E' passato poco più di un mese da quando il sito de L'espresso ha chiesto agli studenti di tutta Italia: "Che cosa non funziona nella tua università?", dando la possibilità a tutti di contribuire alla creazione di un database di segnalazioni da inoltrare a chi di dovere (rettori, docenti e altre autorità). E centinaia di studenti hanno detto la loro (e molti altri potranno continuare a farlo in questo spazio). A sentirli, i difetti delle università italiane sono di tutti i tipi, tanto che il messaggio che, ironicamente, li riassume tutti è quello di uno studente della facoltà di Economia dell'Università "Ca' Foscari" di Venezia che scrive: "La domanda esatta è chiedere cosa funziona".
Battute a parte, gli universitari italiani soffrono nei loro atenei un'assenza di qualità che riguarda strutture e corpo docente. C'è addirittura chi, come Emiliana Simeone dell'Università degli Studi del Sannio (Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali), si lamenta per la troppa semplicità: "Il livello qualitativo degli insegnamenti è medio basso e con il minimo sforzo il 110 e lode non è negato a nessuno...e la chiamano università!!!!".
Molti gli interventi che chiedono a gran voce maggiore meritocrazia in un sistema universitario ancora comandato da logiche baronali. Diversi ragazzi si chiedono addirittura se abbia avuto senso fare l'università che poco ha insegnato loro; e che non ha avuto neanche il merito di introdurli al mondo del lavoro. Emblematica, in questo senso, Giulia Matteoni della facoltà di Ingegneria dell'Università di Firenze: "Attualmente mi trovo in Danimarca alla Technical University of Denmark, dove sto finendo la mia tesi di laurea. I professori sono molto amichevoli e interessati al mio progetto, e in più mi hanno proposto un lavoro (Phd ben retribuito) per il prossimo anno quando sarò laureata. Purtroppo se fossi rimasta in Italia non avrei avuto queste possibilità, la mia tesi sarebbe stata presto dimenticata, e non avrei avuto un aiuto dall'università per trovare un lavoro. Un ulteriore punto a favore di questo sistema (quello danese, ndr.) è la totale apertura verso studenti internazionali, i corsi sono in gran parte tenuti in inglese, esistono strutture per accoglierli e molte facilitazioni".
Uno dei difetti principali segnalati è la preparazione troppo teorica, sganciata dal mondo del lavoro. Un gruppo di studenti del corso di Studi di Tossicologia dell'Ambiente della Facoltà di Farmacia dell'Università della Calabria denuncia: "Nel piano di studi del corso di laurea non sono previsti laboratori, ma nella guida ci dicono che il laureato in tossicologia dell'ambiente sarà un esperto di laboratorio, formato professionalmente con esercitazioni soprattutto pratiche di laboratorio!". Le proteste riguardano anche le aule sporche e inadeguate, servizi poco igienici e una totale assenza di organizzazione. Dal Politecnico di Bari (Ingegneria) ci scrivono che il Dipartimento di Elettronica è il "massimo dell'avanguardia": la prenotazione degli esami avviene ancora con il quaderno su cui registrarsi e le date di appello degli esami non sono mai affisse in bacheca e si sanno, quando va bene, una settimana prima dell'esame. Stessa lamentela dalla Orientale di Napoli (Lettere e Filosofia): "Pur avendo la possibilità di prenotarci on-line, i professori non ne vogliono sapere di usare questo servizio e continuano a mettere fogli di prenotazione attraverso i quali puoi accedere all'esame (chi non è della zona dell'università deve farsi diverse ore di mezzi per mettere una semplicissima firma)".
Fra i messaggi arrivati anche quelli di studenti che non vedono assolutamente speranze per gli atenei italiani. Alessandra Rocchetti dell'Università di Camerino (Scienze e Tecnologie) scrive: "Mancano i soldi quindi manca la ricerca quindi manca il futuro". E dalla Sapienza di Roma uno studente afferma: "Stavo per scrivere una lunga lettera su ciò che non funziona nella mia università, ma lì ho già perso troppo tempo che me ne passa anche la voglia.... una esperienza totalmente negativa, meno male che finisco ora".
In ogni caso c'è anche chi ha problemi maggiori. Ma cerca, comunque, di rimanere lucida e offrire un contributo alla discussione. E' il caso di Renata Melaragno dell'Università dell'Aquila (Lettere e Filosofia) che dice: "Premesso che la mia facoltà è crollata, e i problemi seri ora sono altri, notavo in passato un eccesso di avvicendamento tra i docenti a contratto (moltissimi) di anno in anno. Non c'è stabilità di programmi, di professori, di programmazione delle tesi e delle sessioni in questo modo. Per il resto, se avremo una struttura dove fare lezione il prossimo anno, sarà davvero già un miracolo". In bocca al lupo.