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Da Palazzo Marino a San Vittore

Protetto da Albertini. Amante della bella vita. Ma con legami pericolosi. Ascesa e caduta di Milko Pennisi. Finito in carcere

Adesso che è finito in galera, a San Vittore, fa comodo a tutti scaricarlo come fosse un ragazzotto viziato. Un tipo da movida: belle donne, feste e discoteche. E pure rissoso, di quelli dall'incazzatura facile al grido di "lei non sa chi sono io". Milko (proprio con la 'elle') Pennisi, 47 anni, il biondino di Forza Italia, ex rampante, una promessa della politica che non riusciva mai a sfondare, ha chiuso la sua carriera nel peggiore dei modi. Lui, presidente (ora dimissionario) della commissione Urbanistica del Comune di Milano, l'11 febbraio scorso è inciampato in una mazzetta da 5 mila euro sborsata da un piccolo imprenditore che aveva avvisato in anticipo del pagamento la Guardia di Finanza.

"Una pirlaggine", ha commentato Umberto Bossi. Perché quei soldi il maldestro Pennisi è andato a incassarli proprio a due passi dal municipio in una pausa dei lavori del consiglio comunale. Se non fosse stato un ladro 'pirla', ma un semplice ladro, il denaro lo avrebbe incassato su un conto svizzero. Questo sembra di capire dal raffinato ragionamento del leader lumbard. Ma intanto, insulti a parte, anche la sindaca Letizia Moratti si è affrettata a prendere le distanze dal suo collega di partito. E di lì a poco i giornali si sono riempiti di commenti poco carini nei confronti del politico in galera, che è subito diventato una specie di appestato. Una reazio-ne piuttosto insolita, almeno in Italia, dove la casta dei partiti fa sempre gran mostra di garantismo verso se stessa. E così, mentre, per dire, Rosanna Gariboldi (moglie del parlamentare Pdl Giancarlo Abelli) nei mesi scorsi si è vista arrivare in carcere per sincerarsi delle sue condizioni un vero plotone di deputati e senatori (compreso il ministro Sandro Bondi), l'unico che finora ha fatto visita a Pennisi è stato (insieme alla consigliera regionale Antonella Maiolo) l'ex sindaco Gabriele Albertini, predecessore della Moratti, con cui notoriamente non corre buon sangue, sulla poltrona di primo cittadino.

Eletto consigliere comunale nel 1997, il futuro presidente della commissione Urbanistica si è fatto largo nel mondo politico cittadino proprio nei nove anni dell'era Albertini, chiusa nel 2006. Pennisi è un berlusconiano della prima ora. Esce dalla nidiata dei giovani liberali milanesi insieme a Fabrizio De Pasquale e Paolo Massari, l'unico, quest'ultimo, ad aver raggiunto i gradi di assessore nella giunta Moratti a novembre dell'anno scorso. Una nomina che, si racconta a Milano, sarebbe stata vissuta come uno schiaffo, l'ennesimo, per l'ambizioso ex liberale. Il quale, complice anche un carattere piuttosto spigoloso, non ha mai fatto granché per farsi amare dai suoi colleghi. A cominciare dai ciellini, la corrente vincente del Pdl lombardo, capitanata dal governatore Roberto Formigoni. Pennisi, che si è sempre professato laico e liberal, è finito più volte in rotta di collisione con loro. E, all'occorrenza, si divertiva anche a provocarli. Come quando nel 2005, tra i pochi in Forza Italia, si dichiarò favorevole al patrocinio del comune per il Gay Pride. È invece entrato nella leggenda l'episodio del suo scontro fisico con il gigantesco Piergianni Prosperini, all'epoca consigliere comunale di An e da poco finito anche lui in galera per tutt'altra vicenda.

La poltrona di assessore resterà per lui un miraggio, ma negli anni di Albertini il giovane Pennisi riesce comunque a togliersi qualche soddisfazione. Diventa presidente della commissione Commercio ed in questa veste sollecita l'amministrazione comunale a mettere un limite agli orari del mercato all'aperto di via Benedetto Marcello, vicino al centralissimo corso Buenos Aires. Albertini ad ottobre 2005 provvede con un'ordinanza ad hoc per ridurre, si dice all'epoca, sporcizia, traffico e abusivismo. Pennisi festeggia pubblicamente, ma pochi sanno che è parte in causa perché ha da poco comprato casa proprio nelle vicinanze del mercato.

Un altro incarico pubblico risale al 2002, quando il predecessore della Moratti nomina Pennisi in rappresentanza del comune nel consiglio della Fondazione Stelline, costituita insieme alla Regione per promuovere attività culturali e sociali. Il consigliere ora agli arresti diventato anche amministratore delegato della controllata Stelline servizi congressuali, che incassa milioni di euro all'anno con l'organizzazione di convegni. Sarà un caso, o forse no, ma in questi giorni gli investigatori stanno passando al setaccio anche i conti di questa società. Ma non è solo questione di convegni e cultura. Lontano dai riflettori della politica, l'attivissimo Pennisi tenta anche qualche affare in proprio. Nel 2004, insieme ad altri soci dà vita alla società Servizi Srl.

Obiettivo, si legge nei documenti ufficiali, 'la gestione di teatri, sale cinematografiche, discoteche (....) l'organizzazione di programmi televisivi, manifestazioni musicali (....) seminari, mostre, conferenze'. Insomma, tutto quanto fa spettacolo. L'iniziativa, in realtà, ha vita breve. Un paio di anni dopo la società viene messa in liquidazione senza che abbia svolto nessuna attività. Secondo indiscrezioni avrebbe avuto come scopo di partenza quello di acquisire in gestione un'area nelle vicinanza dell'Idroscalo dove, tra l'altro, vengono organizzati concerti ed altri show anche a cura del Comune. Niente da fare. Ma è comunque interessante dare un'occhiata al libro soci della Servizi srl. Tra gli azionisti (otto in tutto) troviamo Augusto Colucci, amico personale e avvocato di fiducia dell'allora sindaco Albertini. Della compagine fa parte un altro politico. È Emilio Santomauro, ex An poi Udc, consigliere comunale fino al 2006, quando era anche presidente della commissione Urbanistica, la stessa poltrona poi ereditata da Pennisi. Santomauro, vittima di una gambizzazione nel 2000, il mese prossimo andrà a processo per 'intestazione fittizia di beni'. Secondo l'accusa una società di cui Santomauro era azionista al 50 per cento avrebbe favorito il boss della camorra Vincenzo Guida.

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