La motivazione addotta dall'onorevole Luca Barbareschi per spiegare il suo addio a Futuro e Libertà ("Gianfranco Fini non ha mostrato interesse per il mio progetto di Wiki Politics") ha stimolato molti internauti ad andarsi a vedere, sul sito del Barbareschi medesimo, in che cosa consiste un progetto talmente rivoluzionario da causare la rottura con il prudente presidente della Camera.
Bene, si tratta di un file in Powerpoint, tipo quelli che si usano alle presentazioni aziendali, con 34 pagine di dieci righe scarse l'una, per proporre un sito in cui si mescolino contenuti redazionali, pareri degli utenti, aggregazione di blog, una Net tv, segnalazioni di testate italiane e straniere e poco altro.
Insomma, novità pochine e profondità pari a quella di una ricerca di terza media, ma con la pretesa di creare - niente meno - "un'ideagorà della democrazia" da inviare poi al mondo "su un potente server".
Fa impressione pensare che l'autore di questo compitino sia accreditato come uno dei parlamentari che meglio conoscono la Rete. La convinzione che la Wiki Politics possa essere canalizzata in un sito è stata scartata da almeno dieci anni e dagli stessi pionieri della e-democracy: nel frattempo è diventata patrimonio comune l'idea che la politica in modalità Wiki abiti invece, sempre più trasversalmente, in una sfera pubblica animata da milioni di blog, miliardi di pagine Web e di siti realizzati dal basso, e poi comunità virtuali, liste di discussione, gruppi sui social network, flash mob organizzati con gli sms, petizioni on line e molto altro. Insomma, c'è una galassia di opinioni, idee, critiche, elaborazioni e proposte, là fuori.
Alla politica basterebbe provare ad ascoltare le più interessanti, senza bisogno di "potenti server" e di slide in Powerpoint.
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