Il cambio morbido tra Chiamparino e Fassino. L'uscita dall'ombra della Fiat. E poi: Murdoch junior, il Salone del Libro, il giovane direttore della Stampa. Ecco perché vale la pena di tenere d'occhio anche quel che sta succedendo sotto la Mole

L'ANCIEN REGIME. Vale la pena di tenere d'occhio Torino, mentre Milano è in affanno e il Paese traballa. Al Comune ha vinto Piero Fassino, l'ancien régime: senza tante storie, pernacchie, multe di scambio. In città si avverte l'ombra di James Murdoch: lombi paterni kanga - ovvero australiani - e nel portafoglio il nuovo mondo in senso geomediatico. Lo fa intravedere John Elkann, rappresentante della next generation: fatta fuori Ifi dell'epopea Fiat, ora c'è Exor, la "sua"creatura finanziaria. A Torino - mistica delle regge sabaude, mummie superstar, cibo lento, arte veloce, cultura in vetrina - ci si va molto, è più di moda che Berlino.

FASSINO DEGLI ELEFANTI. Dopo la tempesta filistea e leghista, è una città endogamica: parolona per dire che tutti, più o meno, hanno trovato il modo di stare nello stesso lettone (non di Putin, però). Il cambio c'è, ma dal di dentro e nei codici della continuità. Quasi un minuetto il passaggio Chiamparino-Fassino al municipio di Torino (ora città bellissima, forse per questo molto indebitata). Se gli elefanti Pd non valorizzeranno l'ex sindaco - e sarà probabile - si adopererà Fassino, si dice, per trovargli un ruolo all'altezza (la presidenza della Compagnia di San Paolo dove oggi siede Angelo Benessia?). C'è effervescenza su Elsa Fornero, vice presidente del Consiglio di sorveglianza Intesa Sanpaolo, e già non è poco. Qualora Giovanni Bazoli, il suo presidente, decidesse un giorno di cedere la poltrona per fare il padre nobile, potrebbe essere lei la designata, naturalmente da lui. Che bingo per chi, primo nel mondo bancario, farà salire una donna su un podio di gran rango. In lizza Torino e che epica smisurata ne deriverebbe.

IL RISIKO DI MARTA. Nella città che ha affrontato una pesantissima rivoluzione sociale, mettersi alle spalle la Fiat, la gloria e poi il peso, Elkann jr finto estatico si è destato. La sua "vice madre" è Marta Dassù, analista di politica estera, direttore della rivista "Aspenia", legami dalemiani e tremontiani, intima di politologi del Punjab, una che conosce il risiko e le sue regole. Ed ecco l'alleanza con Murdoch, jr pure lui, il favorito tra i sei figli di Rupert (ma la hit parade va su e giù) fondatore di Sky e News Corporation. Sponsor della coppia è il pimpante e azzimato Andrea Ceccherini, inventore dell'Osservatorio permanente dei giovani editori: come diavolo ha fatto dal nulla a mettere su tanti rapporti, si chiedono molti?

VATICAN CITY. Intanto Elkann & Murdoch vorrebbero gestire il miliardario business della Formula 1, sfilandolo all'arzillo Bernie Ecclestone. Allo studio anche un accordo sul portale di informazione religiosa che "La Stampa" sta preparando, papabile fornitore di contenuti per il gruppo Murdoch: le notizie su Vatican City sono di interesse mondiale. Per non parlare di quanto un tale sito possa stare a cuore al cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato d'Oltretevere, nato a Romano Canavese (quaranta chilometri da Torino), dove è cittadino onorario Sua Santità in persona. Al Salone del Libro è arrivato il paffuto Sergio Marchionne a esibire un tributo al quotidiano di casa Fiat e al suo direttore. Nel mezzo della presentazione del volume di Mario Calabresi "Cosa tiene accese le stelle", a un certo punto "ta-ta-ta", il rombo di pale di elicotteri, l'entrata di uomini simil Nocs e poi, da una porta laterale, l'uomo in golf: si siede in prima fila, all'ultimo posto. Esagitato, è rimasto il tempo di farsi vedere e di far vedere. Non c'è più "Milan, l'è un gran Milan". C'è il Gran Torino.

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