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Politica
luglio, 2011

Il segretario dello Spirito Santo

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Il Pdl ha eletto Alfano per acclamazione. Più che un'elezione è un'investitura, direbbe Bobbio. Ancora una volta, un modo per nascondere il dissenso e che denota poco rispetto per le minoranze

Curioso: dopo l'avvento di Angelino Alfano al vertice del Pdl, tutti a discettare sulle qualità politiche dell'uomo (indiscutibili), sui nuovi rapporti di forza all'interno del partito (imperscrutabili), sui suoi alleati esterni (insospettabili, se è vero che Di Pietro gli ha già strizzato l'occhio). Nemmeno un cenno, o al più qualche notazione un po' svagata, sulle modalità della sua ascesa. Vabbè, Alfano è diventato segretario per acclamazione: dov'è il problema?.

E invece il problema c'è, alto quanto un grattacielo. Perché nei sistemi democratici il "come" conta perfino più del "cosa". Perché la democrazia - diceva Kelsen - non è che forma, procedure. E perché l'acclamazione salutata da un applauso - aggiungeva Bobbio - non è un'elezione, è un'investitura. Serve a incoronare il Capo con un rito plebiscitario che lo rende irresponsabile dinanzi ai suoi stessi elettori. Al contempo serve a nascondere il dissenso, a coprirlo sotto una coltre sonora: gli applausi non si contano, ma soprattutto non si contano quelli che trattengono le mani in tasca, invece di sventolarle in aria. L'acclamazione è dunque un segno di debolezza, non di forza. Ed è una prepotenza verso le minoranze.

Quando Bobbio dettava il suo giudizio, Bettino Craxi era appena stato acclamato Segretario generale del Partito socialista (16 maggio 1984). Negli anni successivi perfino la Chiesa ha gettato questa pratica nel cesto dei rifiuti. Dal 1621, infatti, i cardinali potevano eleggere il papa per "ispirazione o acclamazione", ovvero con un accordo unanime ispirato dallo Spirito Santo; tuttavia nel 1996, con la Universi Dominici Gregis, Giovanni Paolo II cancellò quell'antica facoltà, peraltro caduta ormai in disuso.

Ma a quanto pare lo Spirito Santo continua ad aleggiare nelle cattedrali dei partiti. Specie in quelli di destra: non a caso a suo tempo Almirante fu eletto per acclamazione dal Movimento sociale (dicembre 1984), al pari del suo erede Fini da parte di Alleanza nazionale (aprile 2002) e poi da Futuro e libertà (febbraio 2011). Storace nella Destra ha ottenuto lo stesso trattamento (novembre 2008). E non a caso Berlusconi è il più acclamato (l'ultima volta al congresso fondativo del Pdl: marzo 2009).

Bersani, poveretto, ha fatto più fatica: le primarie sono un'afflizione, altro che acclamazione. Però non è solo la destra che ama andare per le spicce. L'Uefa ha acclamato Platini per la sua seconda presidenza. E c'è un po' tutto il panorama politico italiano, Pd compreso. Le prove? Spigolando su Google se ne raccolgono a quintali. Da Idv (acclamazione del segretario calabrese: ottobre 2010) alla Lega (acclamazione del segretario bergamasco: sempre ottobre 2010), dai post-democristiani dell'Udeur (acclamazione del segretario siciliano: marzo 2007) per finire appunto col Pd (acclamazione del segretario chietino: novembre 2007; di quello reggino: ottobre 2009; e via acclamando e applaudendo).

Peraltro nel caso del ministro Alfano si è verificato un miracolo giuridico: l'acclamazione del fantasma. Difatti lo statuto del partito non contemplava affatto la carica di Segretario nazionale, nel momento in cui scrosciavano gli applausi; mancando la poltrona, nessuno avrebbe potuto mai posarvi il fondoschiena. Se ne è accorto Verdini, che in cinque minuti ha fatto votare il cambiamento statutario, senza dibattito, senza nemmeno esporne i motivi: in pratica, un'altra acclamazione.

Ma evidentemente le vecchie abitudini sono dure a morire. Il Popolo della Libertà fu battezzato nel febbraio 2008, mescolando il sangue di due partiti preesistenti: An e Forza Italia. In quello stesso istante ne ha altresì violato gli statuti: perché la fusione elettorale è stata decisa dall'assemblea nazionale di An e non invece dal congresso; perché lo scioglimento di Forza Italia è stato deciso dal suo presidente, arrampicato sul predellino di una Mercedes a San Babila. E le regole? Spernacchiate. Per acclamazione.

michele.ainis@uniroma3.it

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