A seconda dei punti di vista il tramonto della legislatura sta avvenendo mestamente o tra fuochi d'artificio che qualcuno con il gusto del paradosso potrebbe trovare anche divertenti. Certo è che colpiscono l'ondata di provvedimenti dirigisti e il blocco di alcune misure sensate, prodotti dall'insipienza del governo dei tecnici e dagli appetiti del Parlamento dei nominati.
Partiamo, com'è giusto, dall'ultima spiaggia, quella delle concessioni balneari. Infatti, il governo è stato battuto in sede di conversione del decreto sviluppo relativamente all'assegnazione a gara delle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari. Già la Commissione europea ci aveva ingiunto di procedere immediatamente ad aste competitive per l'aggiudicazione del diritto di piantare ombrelloni e chioschi sul litorale italiano. Una bella iniezione di concorrenza che avrebbe permesso di rimpinguare le casse dello Stato senza ricorrere alla solita perversa spirale di tasse. Niente da fare: i prodi senatori, in spregio al diritto europeo, hanno deciso una proroga di cinque anni alle concessioni esistenti. Speriamo ci pensi l'Unione europea a invalidare la legge.
PERALTRO, ANCHE CONSIGLIERI e assessori provinciali sorridono. Infatti, insensibili al grido di dolore degli italiani, i nostri coraggiosi parlamentari hanno azzoppato la riforma delle province che ne prevedeva l'accorpamento. Il risultato si è raggiunto in un modo antico ma pur sempre vivo, la carica degli emendamenti: 6 maxi-emendamenti messi insieme dai relatori e 140 subemendamenti che hanno bloccato tutto. Il bel risultato del governo tecnico è stato che in più di un anno di vita i costi della politica sono stati ridotti di zero euro. Bravi, applausi.
Il governo non è tuttavia colpevole solo per insipienza o timidezza, ma anche perché propugna misure inutili e dispendiose.
Prendiamo l'ideona delle gomme da neve. Per decenni le automobili se la sono cavata benissimo con le catene, certamente scomode da montare ma adatte a non far sbandare il mezzo quando la strada è ghiacciata o coperta dalla coltre bianca. E in giro per il mondo le catene vengono utilizzate senza che nessuno fiati. Cosa fa il nostro improvvido esecutivo? Concede all'Anas e agli enti locali la possibilità di prescrivere al di fuori dei centri abitati, in previsione di «manifestazioni atmosferiche nevose di rilevante intensità», l'utilizzo esclusivo di pneumatici invernali, qualora non sia possibile il ricorso a misure alternative.
ALLORA, SE LE MISURE alternative sono le catene, la norma è inutile; se non lo sono, si costringono le famiglie italiane che non vivono alle Eolie a spendere da 500 a 1.500 euro per soddisfare la mente perversa di qualche regolatore (naturalmente non vogliamo pensare a favori nascosti ai produttori di pneumatici): il fatto oggi che queste stesse famiglie siano tartassate, vivano in mezzo alla crisi economica e perdano reddito e lavoro aggiunge insulto al danno.
Il capolavoro si è raggiunto però con la norma anti-compagnie aeree low-cost , in particolare Ryanair. Il decreto sviluppo prevede che la compagnia irlandese, che finora pagava le tasse in Irlanda, dovrà invece essere considerata soggetto italiano ai fini fiscali, con un aggravio impositivo e contributivo facilmente immaginabile.
Quando Ryanair ha subito un trattamento simile in Spagna ha dimezzato la presenza ed è facile capire che l'immediata reazione sarà quella di diminuire il servizio, tagliando rotte non più profittevoli, e di aumentare i prezzi. Più disoccupazione e meno scelta per i clienti: un bel colpo non c'è che dire.
Così si chiude questa triste, bizzarra legislatura. Gli elettori se ne ricorderanno. Forse.