Non è vero che i soldi finiti all'Api dal Cfs sono stati messi nei bilanci. Anzi: non sono stati neppure dichiarati alla Camera, come vuole la legge. Ma c'è molto altro: dalle presunte attività della fondazione 'ambientalista' allo strano modo in cui viene pagata la sede del partito. Fino al ruolo di Barbara Palombelli nelle partire di giro

Dopo aver letto la nostra inchiesta che spiegava come il tesoriere della Margherita Luigi Lusi avesse girato alla sua fondazione centinaia di migliaia di euro, Francesco Ruteli ha accusato "l'Espresso"di aver scritto "falsità" e di essersi fatto strumento "di una condotta di inquinamento e depistaggio dell'indagine" che la procura di Roma sta conducendo su Lusi, ormai a rischio arresto. "L'accusa esplicita a Rutelli è assolutamente ridicola", hanno aggiunto i suoi avvocati. "Rutelli non ha avuto personalmente neppure un centesimo dalla Margherita: ha svolto il suo incarico a titolo assolutamente gratuito".

Il nostro giornale, però, non ha mai scritto che il senatore ha intascato soldi per suoi interessi privati. Ha spiegato che la Margherita-Dl ha girato denaro al Centro per un futuro sostenibile, fondazione fondata e presieduta dal leader dell'Alleanza per l'Italia (Api). Una circostanza che Rutelli ha avvalorato in seguito, spiegando di aver ricevuto non solo gli 866 mila euro scoperti da "l'Espresso", ma ben un milione e 126 mila euro. Non è tutto. Durante la conferenza stampa di giovedì 15 marzo, il senatore ha di fatto confermato ogni riga dell'inchiesta. Dai soldi alla fondazione alla vicenda dei dirigenti Api pagati ancora dalla Margherita, passando per quella dei 150 mila euro girati dal Cfs all'Alleanza per l'Italia il primo dicembre 2009. "Nessun finanziamento occulto all'Api", ha specificato, "è stata una semplice partita di giro, sono soldi che ho avuto dai miei sostenitori del Comitato Rutelli per le elezioni a sindaco di Roma del 2008. In tutto, 284 mila euro". Denaro, dice Rutelli, che gli spetta di diritto e che può spendere politicamente come vuole. "Una partita di giro documentata, tracciabile, fino all'ultimo centesimo".

Rutelli ha ripetuto la sua versione in più di due ore di conferenza stampa, ha inondato di dichiarazioni le agenzie, è intervenuto nel programma di Lucia Annunziata ("Ho spiegato tutto, dal primo all'ultimo centesimo, i soldi non li ricevo li do, amo i temi dell'ambiente, vuole che quereli anche lei? Ora non mi rompete più le palle", ha chiosato alla conduttrice di "Mezz'ora" che cercava di fargli domande sulla fondazione). "Se avessi detto cose false, sarei una persona disonesta, ma ho detto cose vere. Quanti dovrebbero dimettersi in un Paese dove tanti giornalisti scrivono fregnacce?". Ma sono esatte le cose dette da Rutelli?

Caccia al tesoro. Andiamo con ordine. La notizia principale rivelata da "l'Espresso", i soldi che Lusi ha girato alla fondazione di Rutelli, è un fatto. L'ha ammesso Rutelli in persona. Anche i 150 mila girati dal Cfs all'Api sono un fatto. Il senatore li ha giustificati come "giroconto", ma non ha consegnato nessun documento ai giornalisti che confermasse l'asserita tracciabilità dell'operazione. Ha però detto che la cifra era trasparente, addirittura "già presente nei bilanci". "L'Espresso" ha analizzato il bilancio dell'Api 2010 e le dichiarazioni congiunte alla Camera dei deputati, dove devono risultare tutti i versamento ai partiti superiori ai 50 mila euro con i nomi dei soggetti coinvolti, la data e l'importo del contributo.

"Tutti i finanziamenti risultano nella contabilità dell'Api, tutti", ha ripetuto fino allo stremo Rutelli. Il quale ha aggiunto che l'Api non ha fatto il bilancio nel 2009, dunque i 150 mila "penso che figurino nel bilancio 2010... sono sotto la voce "altri proventi", se lo vada a guardare, lo scoprirà".

"L'Espresso" ha seguito l'invito. Ebbene: dei 150 mila euro che arrivano dalla cassa della fondazione non c'è traccia. Nessuna evidenza del contributo nemmeno nelle dichiarazioni congiunte depositate dall'Api alla Camera.

Partiamo dal bilancio. La voce "altri proventi", intanto, non esiste. Nel conto economico 2010 dell'Alleanza per l'Italia (che vanta proventi per 951.888 euro) ci sono cinque poste in attivo. Oltre ai "proventi da attività editoriali, manifestazioni e altre iniziative" (169 mila 787 euro: qui i contributi da una fondazione non ci possono stare), vengono annotate le entrate delle "quote associative" (253.310 ), i rimborsi elettorali (194.490), le contribuzioni da persone fisiche (47.500 euro) e quelle da persone giuridiche, ben 286 mila 800 euro. Che i 150 mila di Cfs siano in questa posta? Sfogliando il rendiconto si scopre che la voce è costituita quasi per intero dai contributi dei gruppi parlamentari, quello dei deputati (140 mila euro) e quello dei senatori (93 mila 900). Il totale fa 234 mila euro, restano da attribuire i 52.800 euro mancanti. Minutaglie: si tratta, spiega il bilancio, "di una serie di contribuzioni di soggetti diversi inferiori al limite di legge di 50 mila euro". Morale: i 150 mila versati dal Cfs nel dicembre 2009 nel bilancio 2010 dell'Api non ci sono.

Anche la ricerca nelle dichiarazioni congiunte alla Camera risulta vana. Alla Tesoreria di Montecitorio, infatti, l'Api nel 2009 non ha dichiarato nulla. Per il 2010 ci sono solo i 234 mila euro ricevuti dai gruppi parlamentari. Per il 2011 - sorpresa - ci sono invece altre somme ricevute da Cfs: in tutto 127 mila euro relativi a due versamenti per "servizi locativi" (61.194 euro) e per "acquisto e messa a disposizione di servizi per il 5 agosto 2011" (altri 66 mila euro). Solo una dimenticanza? Sta di fatto che la mancata dichiarazione dei 150 mila euro alla Camera rischia di provocare grattacapi seri a Rutelli. La normativa che regola le dichiarazioni congiunte prevede pesanti sanzioni per coloro che non la rispettano: l'omissione dell'obbligo comporta una multa da due a sei volte l'ammontare del contributo non dichiarato, sia per l'erogante (in questo caso Cfs) che per il ricevente (l'Api). Cioè per entrambe le creature predilette dell'ex leader della Margherita.

Poco ambiente, tanti soldi. Passiamo, ora, al Cfs. "L'Espresso" ha visionato tutti i bonifici tra il marzo del 2009 e il luglio del 2011. Non solo. Ha ottenuto anche il bilancio consolidato del Cfs del 2010. Sappiamo che il Centro presieduto da Rutelli ha avuto dalla Margherita oltre un milione di euro in totale. Altri soldi li ha ricevuti dal Comitato Rutelli 2008 (in tutto 284 mila euro, usati poi per l'attività politica dell'Api), altri ancora (150 mila nel 2009) dalla defunta associazione Cento Città, di cui Lusi era tesoriere (a proposito, sarebbe interessante sapere se i vecchi soci di Cento Città - da Ermete Realacci a Massimo Cacciari - fossero a conoscenza dell'esistenza di una cassa ancora attiva e di questa elargizione). Ora, come ha speso la fondazione di Rutelli tutti questi denari? "Ho destinato fondi a un'attivita bella come l'ambiente, un tema che mi appassiona da anni! Non dico che mi dovreste elogiare, però...", ha detto in tv. "Rutelli non ha mai riscosso un centesimo per il suo impegno, al contrario contribuisce economicamente alle attività: nel 2012 ha finora versato un contributo personale di 2.500 euro", hanno chiosato i suoi avvocati. "L'attività del Cfs come vedete dal sito è venuta crescendo negli anni", ha aggiunto ancora il presidente dell'Api in conferenza stampa.

In realtà, nel 2009 sul sito del Cfs si contano appena tre incontri: due organizzati in sale del Parlamento, uno dedicato a un libro della sconosciuta fondazione Telos. Sapete chi è il presidente di Telos? Giovanni Castellani, il tesoriere del Cfs che organizzava l'incontro, nonché revisore dei conti della Margherita che doveva controllare i bilanci di Lusi. La curatrice del libro, invece, si chiama Chiara Piconi. Rutelli la conosce bene, visto che è nel colleggio dei revisori del Cfs (vedi box a pag 52). Nei dodici mesi del 2010 viene invece organizzato un solo evento pubblico, al Senato (magari per risparmiare sulla sala) dove partecipa anche Emma Bonino. Quell'anno forse si sarebbe potuto fare uno sforzo maggiore per la salvaguardia della natura. La voce in entrata "contributi da altri" segna infatti la bellezza di 473 mila euro, cifra identica alla somma dei versamenti elargiti quell'anno da Lusi. Le altre entrate registrate dal Centro aggiungono poco: 15 mila euro arrivano da una raccolta fondi, altri 34 mila da una "sublocazione" (attenzione a questa voce, la ritroveremo più avanti). Del mezzo milione incassato, però, pochissimo viene investito per l'ambiente. Alla voce "spese" risultano 60 mila euro per i costi della sede, 36 mila euro di "acquisti" vari e meno di 10 mila euro di consulenze. Nient'altro. La musica non cambia nel 2011. Se le spese sono ridotti all'osso e i convegni sono appena tre (e uno di questi, coordinato dal portavoce dell'Api di Roma Luciano Nobili - al tempo "coordinatore del Cfs" - si tiene proprio durante la festa dell'Api), i contributi che arrivano dalla Margherita restano generosi. Alla fine della fiera a marzo 2011 il saldo del conto della fondazione - che dopo l'inchiesta del nostro giornale ha sospeso le attività - è arrivato a superare gli 801 mila euro. Altri 200 mila arriveranno dalla Margherita a luglio 2011: rispetto all'atto della sua costituzione il tesoretto del Cfs (partito con un fondo di 120 mila euro) è cresciuto di circa otto volte.

E l'affitto chi lo paga? Dopo quanto raccontato non è difficile ribadire che il Cfs e l'Api sembrano - per usare un eufemismo - due entità molto, molto vicine. Anche perché le sole uscite importanti dal forziere del Cfs, le cui casse sono rimpinzate quasi per intero dalle erogazioni di Lusi, riguardano versamenti all'Api. Non parliamo solo dei 150 mila euro giustificati da Rutelli come una sorta di giroconto di vecchi contributi elettorali. Ogni mese, a partire dal dicembre 2009, la fondazione paga 5 mila euro ai fratelli Alberto e Domenico Giusti De Marle, proprietari degli uffici dell'Api nel centro storico di Roma, a largo di Fontanella di Borghese. "Chi paga la sede del'Api? Alleanza per l'Italia", ha sussurrato Rutelli in risposta alla domanda di una giornalista. In realtà, i bonifici visionati da "l'Espresso" raccontano un'altra, strana storia. I proprietari della sede dell'Api vengono infatti pagati direttamente dal Cfs. La fondazione, a partire da giugno 2010, ha poi praticamente subaffittato all'Api, che restituisce la pigione alla fondazione di Rutelli. Ecco spiegati i 34 mila euro della voce "sublocazione" dentro il bilancio 2010 del Csf. Ecco perché nelle dichiarazioni congiunte (del 2011) risulta che l'Api ha avuto 61.194 euro. Ma qual è la logica di quest'operazione? L'Api nasce nel novembre 2009 e ha un suo conto corrente ormai da anni. Perché sub-loca dal Cfs? Difficile saperlo. I subaffitti, però, sembrano una mania della famiglia Rutelli: a febbraio e marzo 2011 il Centro per un futuro sostenibile ha fatto due bonifici alla consorte del senatore, Barbara Palombelli, da 1.804 euro. La giustificazione? "Uso locali via Tacito", la strada dove ha sede la fondazione. Gli uffici sono di Federico Rossi di Medelana, proprietario di tutto il palazzo, che ha affittato - così spiegano alla fondazione - alla moglie del leader dell'Api. A sua volta, la Palombelli subaffitta al Cfs che la rimborsa. Un'altra partita di giro.

"Un politico deve essere tracciabile dalla A alla Z", ha detto Rutelli in televisione. Tra partite di giro e finanziamenti border-line, però, la trasparenza non sembra granché centrata, mentre l'amore per l'ambiente è ostentato perlopiù a parole. Per quanto riguarda le accuse a "l'Espresso" di scrivere "falsità", lasciamo al lettore il giudizio finale