L'obiettivo è stato centrato e la lista ha superato il 10 per cento, convincendo i leghisti timidi e quelli delusi, spendendo l'immagine di uomo del fare, preciso e affidabile, che l'ex ministro ha fatto di tutto per costruirsi nei suoi anni al governo di Roma.


Nel bel mezzo del caso Finmeccanica, con i sospetti di presunte tangenti leghiste che rimbalzano tra l'Italia e l'India, il business dell'aviazione evoca brutti fantasmi per il partito lumbard. A Varese però Maroni non ha rinunciato alla candidatura di Sabrina Merletti, (non eletta) erede di una famiglia di imprenditori cresciuti sulle forniture ad Agusta e Aermacchi, le grandi industrie locali targate Finmeccanica. Insomma, si vola alto.

Non solo affari, nella Maroni band c'è spazio anche per la cultura. E allora largo all'intellettuale organico del movimento. Si chiama Stefano Bruno Galli, fa il ricercatore alla facoltà di Scienze politiche di Milano e Maroni lo ha scelto per guidare la sua lista nella metropoli. Galli si presenta come un teorico della "Questione settentrionale", che nasce (dice lui) dalla «violazione della lealtà da parte dello Stato nei confronti del Grande Nord».
La seconda a Milano si chiama Maria Teresa Baldini. A prima vista con la Lombardia non ci azzecca granché, visto che nemmeno un anno fa Baldini si è candidata sindaco a Forte dei Marmi a capo della lista civica "Fuxia people": 115 voti in tutto. Ora però grazie all'exploit della lista sono stati entrambi eletti. Non ce l'ha fatta invece il candidato in prestito Claudio Bertani, architetto, consigliere comunale ad Arcore, il paese brianzolo di Berlusconi.

A Bergamo va forte lo sport. Tra gli eletti nel listino maroniano c'è l'ex sciatrice azzurra di Coppa del Mondo Lara Magoni. Dal ciclismo arriva invece Gianluigi Stanga, con una lunga carriera alle spalle come team manager di squadre e campioni (Gianni Bugno) di primo piano. Nel 2007 l'ex ciclista Jörg Jaksche, testimone chiave dell'accusa al processo spagnolo contro il medico "stregone" Eufemiano Fuentes, tirò in ballo Stanga raccontando che fu il dirigente italiano a iniziarlo al doping. Accuse sempre respinte, anche di recente, dal diretto interessato, pronto al via della sua nuova carriera politica. Stanga non ha conquistato una poltrona ma di sicuro ha portato il suo gruzzoletto di voti alla causa di Maroni. Il quale, da nuovo governatore, ha già pronto un vice targato Pdl. Un berlusconiano doc come Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Popolo della Libertà, potrebbe essere il numero due al Pirellone, oppure il responsabile di un assessorato strategico come quello alla Sanità. Tutto bene, se non fosse che Mantovani si porta dietro un conflitto d'interessi grande come una casa, visto che i suoi affari di famiglia prosperano proprio grazie ai contributi della Regione.
Gli assi nella manica sono la fondazione Mantovani (in memoria della sorella Ezia, Mario è presidente) e la cooperativa Sodalitas, dove siede come presidente del consiglio di amministrazione la moglie Marinella Restelli. Il core business è la progettazione, costruzione e gestione della residenze socio assistenziali, le Rsa per anziani. Pronti-via e già nel 1996 dalla giunta guidata dal compagno di partito Roberto Formigoni arrivano oltre 14 milioni dai fondi sanitari come strutture accreditate per la cura degli anziani: la Regione rimborsa con soldi pubblici una quota della retta giornaliera. Nelle voci a bilancio anche 4 milioni e 300 mila a fondo perduto per costruire "infrastrutture sociali" ad Arconate, paese in provincia di Milano dove Mantovani è sindaco interrottamente dal 2001. A San Vittore Olona il capolavoro: nel 1997 la fondazione acquista dalla parrocchia locale il diritto di superficie per 40 anni, grazie all'imprimatur del Pirellone che certifica con una delibera scritta su misura che il progetto «è finalizzato alla realizzazione di una Rsa per 60 anziani non autosufficienti».
L'affare delle case di riposo si allarga e vengono inaugurate nuove strutture, tutte nel milanese. Nel 2003 la casa famiglia di Affori, periferia nord di Milano, e a pochi chilometri un altro centro a Cormano. E poi l'Hospice di Cologno Monzese con posti letto ad hoc per malati terminali e centro diurno. La cavalcata trionfale non si arresta neppure con le inchieste della magistratura che svelano la corruzione milionaria della sanità lombarda: lo scorso aprile altri 40 posti per Cormano, per il momento in attesa dell'accreditamento. Oggi i posti letto sono oltre 400, un piccolo impero di residenze che ha permesso alla cooperativa Sodalitas di chiudere il bilancio 2011 con un giro d'affari di 18 milioni e utili per 687 mila euro. A conti fatti la Regione ogni anno stacca un assegno da 6 milioni per le due creazioni di Mantovani. Che ora la guidera con Maroni. Quello della "Lombardia in testa", per dirla con lo slogan del successore di Bossi.