Qui i casi sono due: o mentono i medici del San Raffaele che hanno in cura Berlusconi, o quelli del tribunale che non gli riconoscono l'impedimento. In ciascuno dei due casi, esistono autorità che devono far chiarezza
Questa volte la linea di confine tra l’accanimento dei magistrati che vogliono processare il Cavalier Berlusconi e la pervicace ostinazione con la quale quest’ultimo non vuole lasciarsi processare non è una questione da legulei, azzeccagarbugli o politici.
Il legittimo impedimento che secondo Mister B. gli avrebbe impedito e continuerebbe ad impedirgli di andare in aula è una
questione medica.
L’Ex Premier è stato colpito – questo almeno sembra potersi scrivere usando l’indicativo – da una infezione agli occhi, il cui nome, sino a ieri sconosciuto ai più, è oggi sulla bocca di tutti: la malattia che tiene Berlusconi lontano dal Tribunale di Milano si chiama uveite.
Questa volta, quindi, che l’impedimento sia legittimo o meno è questione tutta scientifica ed è, francamente, frustrante, offensivo ed intollerabile che, come in passato quando Mister B. diceva di esser troppo istituzionalmente impegnato per andare in Tribunale ci si possa dividere tra quanti si dicono convinti che Berlusconi potrebbe comunque presentarsi davanti ai giudici e quanti, invece, sostengono e condividono l’impedimento.
La risposta è scientifica, univoca, binaria. O è si o è no. O l’uveite che ha colpito l’ex Premier gli impedisce davvero di salire in macchina con un bel paio di occhiali da sole griffati sugli occhi e raggiungere il Tribunale di Milano (n.d.r. qualche centinaio di passi dal San Raffaele) e sedersi davanti ai Giudici ed ascoltare – e non leggere! – quello che hanno da chiedergli o, invece, non glielo impedisce.
In un caso e nell’altro c’è qualche medico che mente e che tradisce il giuramento di Ippocrate e, soprattutto, viola il codice deontologico e quello penale.
Francamente conta poco sapere - ora - se a mentire è il fedelissimo medico di Silvio Berlusconi che, pure, su Twitter
si scalda tanto quando qualcuno gli chiede di fare anche a lui un certificato medico che, complice l’uveite, gli consenta di restare a casa e di non andare a lavoro o, invece, i colleghi che hanno effettuato la “visita fiscale” a Mister B.
Certo, se a mentire fosse il primo, ben si capirebbe perché
tanti malati di uveite, nelle ultime ore, abbiano rivendicato – forse in modo più provocatorio che reale – il diritto a restare a casa anche loro, lontano da scuola, se studenti e dal lavoro, se lavoratori.
Il punto è un altro.
Esiste un Consiglio dell’ordine dei medici che è responsabile, tra l’altro, di garantire che i medici che esercitano nel nostro Paese siano fedeli a Ippocrate ed alla deontologia oltre che alle leggi dello Stato e c’è un Ministro della Salute, ancorché dimissionario, che ben potrebbe – ed anzi dovrebbe – spedire i propri ispettori in un ospedale nel quale si sospetta che un medico garantisca ad un paziente malato ma non malatissimo una sorta di “asilo medico” dorato per porlo al riparo dai Giudici.
Perché nessuno si muove? Perché lascia parlare politici, avvocati e giornalisti di scienza ed avanzare ipotesi senza che nessuno abbia il coraggio di mettere nero su bianco – una volta per tutte – se l’ultimo impedimento di Mister B. è davvero legittimo o non lo è?
Nessuno può nulla contro l’inclinazione degli uomini – politici e non – alla menzogna ma contro le menzogne dei medici, esistono, per fortuna, delle regole che, se rispettate, aiutano ad evitare che altri medici mentano ancora.
Ha del vergognoso che la medicina diventi alibi per sottrarsi alla giustizia o che la giustizia utilizzi la medicina per trasformarsi in ingiustizia.