Il presidente Crocetta l'aveva detto: per mettere ordine a "Riscossione Sicilia" serve un magistrato. Con una delicata opera di seduzione a base di caffè sull'asse Palermo - Roma, in pochi giorni il governatore ha raggiunto il suo obiettivo, portando alla presidenza della società che riscuote i tributi nell'isola Antonio Ingroia, reduce dall'insoddisfacente risultato alle elezioni politiche del suo movimento "Rivoluzione Civile".
Il mandato di Crocetta ad Ingroia è chiaro: bisogna migliorare i risultati economici. E fare luce sulla selva di consulenze e incarichi legali che Riscossione Sicilia ha distribuito a una cerchia ristrettissima di studi professionali. Il contenzioso provocato dai tributi, tra ricorsi, morosità e contestazioni, è monumentale e le cause venivano affidate a professionisti esterni. Tra questi avvocati ingaggiati dalla struttura regionale, Ingroia troverà un personaggio di cui si è occupato nelle vesti di pubblico ministero. Si chiama infatti "Pinelli – Schifani - Dagnino" lo studio legale palermitano ad avere ottenuto negli anni scorsi il maggior numero di pratiche. Secondo alcune stime, Riscossione Sicilia gli avrebbe affidato incarichi con parcelle il cui valore complessivo supera i 2 milioni di euro l'anno.
Lo Schifani che appare nella sigla dello studio professionale non è un omonimo, ma è proprio il senatore Renato Schifani, l'ex presidente del Senato, ora capogruppo del Pdl a Palazzo Madama. Lo stesso su cui ha indagato un pool di pm coordinati proprio da Ingroia. L'ipotesi formulata era quella pesantissima di concorso esterno in associazione mafiosa, come rivelò "l'Espresso" nell'autunno 2010. L'inchiesta contro il parlamentare è stata poi archiviata pochi mesi fa. E adesso il magistrato dovrà sia decidere se confermare lo studio tra i referenti dell'ente di riscossione, sia cercare di stabilire la congruità delle parcelle presentate negli scorsi anni.
Altro bubbone che Ingroia dovrà affrontare è quello relativo alla repentina uscita di scena del Monte dei Paschi di Siena dal pacchetto azionario della società siciliana. Al momento di lasciare, tra il 2011 e l'inizio del 2012, il management senese decise di valutare la propria quota di Riscossione Sicilia quasi 360 milioni di euro. Il valore della azioni venne stimato senza l'ausilio di valutatori esterni e comunicato al socio di maggioranza, la Regione siciliana, come vero e proprio atto d'imperio. Per pagare quella somma, la Regione ha dovuto accendere un mutuo ventennale con un rateo di venti milioni di euro l'anno. Indovinate con quale banca? Con il Monte dei Paschi di Siena, ovviamente. Alla fine dei conti, la società incaricata di riscuotere i tributi ha una perdita di bilancio di oltre 22 milioni di euro l'anno, soldi che finiscono ad appesantire ulteriormente il già asfittico bilancio dell'isola.
Dalla trattativa Stato-mafia alle trattative con i contribuenti morosi, il nuovo incarico di Antonio Ingroia nelle inedite vesti di esattore non sembra dei più agevoli. Di sicuro, consentirà al quasi "ex" pm di continuare la sua attività politica. Non è da escludere che a lungo termine, questo incarico manageriale sia soltanto una tappa di passaggio nel percorso di Ingroia. Forse una tappa di avvicinamento, in attesa di una nuova campagna elettorale, verso quella poltrona nella giunta del governo regionale siciliano che Crocetta, praticamente da sempre, chiede ad Ingroia di accettare.